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Avevo proposto a Regione Lombardia un patto per evitare l'aumento delle rette nelle RSA

Written by Carlo Borghetti.

Carlo BorghettiIntervento di Carlo Borghetti.

Alcune RSA lombarde stanno comunicando alle famiglie aumenti di rette a partire da gennaio. Avevo proposto una soluzione equa a Regione Lombardia per evitarlo. Le RSA si ritrovano in situazioni di gravi crisi di bilancio, dovute al fatto che da inizio pandemia si sono trovate con molti posti letto vuoti, a causa dei maggiori decessi e a causa del blocco degli ingressi stabilito dalle norme nazionali e regionali per contenere i contagi. Questo ha voluto dire, per ogni posto letto vuoto, mancato incasso del relativo contributo regionale (che viene dato giornalmente ad personam) e mancato incasso delle rette degli ospiti.
L’UNEBA, la più grande associazione delle case di riposo della Lombardia, ha stimato un buco complessivo per il 2020 di circa 200 milioni di euro nei bilanci delle RSA lombarde, con situazioni ovviamente differenziate da caso a caso.
Con una legge approvata dal Consiglio regionale a inizio dicembre, Regione Lombardia ha stabilito dei parziali ristori alle RSA rispetto al mancato contributo regionale, ma non tiene conto dei maggiori costi sostenuti a causa della pandemia e del mancato incasso delle rette.
Sul tema sono intervenuto prima in Commissione Sanità e poi in Aula in occasione della discussione della legge presentando diversi emendamenti (tra cui l’istituzione di un vero e proprio “Piano regionale RSA” per contrastare la formazione di focolai Covid e per la riapertura graduale delle visite dei parenti). Una delle mie proposte, bocciata in Aula da Lega, Forza Italia e centrodestra tutto, era di rimborsare alle RSA tutti i maggiori costi sostenuti a causa della pandemìa (DPI, sanificazione, personale…) stabilendo nel contempo il blocco delle rette agli ospiti e alle famiglie per il 2020 il 2021, perché temevo che alcune strutture avrebbero aumentato le rette, come sta infatti già accadendo in alcuni casi: mi sembrava una proposta equa per sostenere le difficoltà di bilancio delle RSA ma senza farlo gravare sulle tasche dei cittadini, che pure sono in nuove difficoltà a causa della pandemìa.
In sede di Bilancio, prima di Natale, ho toccato poi un altro tema fondamentale: le rette praticate agli ospiti delle RSA della Lombardia sono costituite da due componenti, la quota sociale-alberghiera e la quota sanitaria: la quota sociale-alberghiera è il corrispettivo delle prestazioni di natura non prettamente sanitaria (vitto, alloggio, personale socio-educativo…), ed è a carico dell’anziano o dei suoi familiari, o dei Comuni, e viene definita dai gestori delle strutture, non esistendo ad oggi in Lombardia regolamentazione al riguardo, con importi minimi e massimi in costante aumento e ad elevata variabilità territoriale; il fatto è che per la quota sanitaria in Lombardia non viene rispettata la copertura regionale del 50% dei costi prescritta dai LEA nazionali, i livelli essenziali di assistenza, tanto che recenti studi dimostrano che il costo totale medio a giornata di assistenza in RSA in Lombardia è di circa 105 euro con un contributo medio regionale di 41,30 euro, cioè 11,2 euro al giorno in meno rispetto al dovuto (52,50), e quindi ben lontano dal rispetto della sopraccitata copertura del 50%. Gli ospiti si trovano così a pagare con le loro rette anche una parte dell’assistenza sanitaria, che invece dovrebbe essere coperta dal contributo pubblico. Per recuperare almeno in parte questo divario ho quindi presentato un Ordine del giorno che invitava la Regione Lombardia su questa strada. L’Ordine del giorno è stato approvato: vediamo ora che succederà nel corso del 2021. Sono consapevole che si tratta di recuperare nuove risorse, ma si tratta anche di rispettare il dettato costituzionale secondo cui la salute è un diritto universale per la Repubblica, anche per i cittadini che vengono ospitati nelle case di riposo.

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