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Ora o mai più: spazio alla ricerca nel Recovery Plan

Written by Patrizia Toia.

Patrizia ToiaArticolo di Patrizia Toia.

Tutti parlano molto degli obiettivi da raggiungere per uscire dalla crisi innescata da questa pandemia, ma pochi parlano di quelle "politiche di supporto" che sono indispensabili per arrivare alle importanti mete: rilancio dell'occupazione e del sistema sanitario nazionale, rivoluzione digitale, lotta al cambiamento climatico e transizione verde, strategie per il turismo e la cultura, qualificazione del capitale umano e resilienza delle nostre economie.
Per questo, secondo me, bisogna ACCENDERE UN FARO sul ruolo che vogliamo dare nei prossimi dieci vent'anni alla ricerca e all'innovazione all'interno dei piani di investimento per un'Italia aggiornata, all'avanguardia e competitiva.
Oggi più che mai sentiamo forte l'appello di tutto il mondo accademico e della ricerca, dalle grandi agenzie ai centri più specializzati, per sottrarre il nostro paese dalla marginalizzazione, evitare la fuga dei nostri studenti e di interi comparti ad alta intensità tecnologica (tra tutti i recenti contributi dei Professori Amaldi, Caporale, Maiani e Quadrio Curzio). Se sapremo sfruttare quest'opportunità, se riusciremo a dare una prospettiva sostenibile e duratura a tutto il comparto della ricerca, da quella di base a quella applicata, da quella di eccellenza a quella tecnologica, allora potremo dire di aver contribuito in modo determinante e lungimirante al rilancio del nostro Paese. Come prima tappa bisogna colmare il divario che ci separa dalla media UE per spesa in ricerca e sviluppo e, una volta consolidato il trend di crescita progressiva di sostegno pubblico al settore, ambire a stanziare le stesse quote di PIL che, al momento, attestano la Germania tra i paesi capofila per investimento in R&I. Il Recovery Fund ci offre per l'appunto l'occasione di ricevere fresh money, soldi freschi, senza dover ricorrere a tagli o riforme a costo zero. Spero dunque che ci siano i margini per stanziare, come chiedono gli scienziati, tra il 5% e il 10% dei circa duecento miliardi che l'Europa metterà a disposizione dell'Italia tra prestiti e sovvenzioni, così da finanziare le principali iniziative su cui il governo sta già riflettendo in sede di elaborazione delle linee guida del Piano Next Generation Italia. Solo così la ricerca potrà veramente essere una leva della ripresa sostenibile, equa e intelligente, che ci renda ancora più protagonisti in Europa, nostro orizzonte di crescita e sviluppo. In parallelo, le prossime settimane saranno cruciali per definire il bilancio pluriennale dell'Unione europea per i prossimo sette anni. Se veramente vogliamo raggiungere quella massa critica necessaria a rendere il nostro continente la regione più innovativa e RESEARCH-FRIENDLY del pianeta, se veramente vogliamo diventare nei prossimi trent'anni il primo continente al mondo ad impatto zero sul clima, se veramente vogliamo entrare nella rivoluzione digitale da protagonisti e non da spettatori, ecco che la risposta è una sola: servono più soldi in R&I, serve – in una parola sola - più Horizon Europe, e naturalmente serve spenderli bene. Questa dev'essere la nostra visione per un'Italia forte, coraggiosa e protagonista, in UE e per un'UE più autonoma e sovrana nel mondo.

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