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Ripartire ripensando il nostro modo di vivere

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli ad un incontro online con il Circolo PD di San Giuliano Milanese.

La task force del Governo ha cominciato a dare le prime indicazioni su come agire nella Fase 2 ma, qualunque cosa si decida, i Comuni hanno bisogno di tempo per adeguarsi alle scelte che verranno fatte. Stiamo andando verso un ammorbidimento del lockdown: in questa fase ripartirà soprattutto la produzione ma bisogna costruire un modo di vivere e di gestire le situazioni adeguato alla convivenza con il virus.
Il virus è ancora pericoloso, ultimamente siamo riusciti a ridurlo ma, se non si mantengono le distanze e non si riorganizza la vita in modo adeguato, il contagio riparte.
In questo momento non ci sono né cure né vaccini.
Nella Fase 2 ci sarà la possibilità di muoversi all’interno della Regione e ci saranno una serie di aperture rispetto alle attività sportive e alla frequentazione dei parchi ma sempre stando dentro ad una logica di distanziamento.
Riapre, però, tutta l’attività produttiva che in grado di garantire ambienti di lavoro sani e sicuri e questo implica il problema di come garantire una mobilità che non pregiudichi le accortezze necessarie per evitare i contagi. Non ci potranno essere, quindi, i mezzi pubblici pieni come li erano prima e bisognerà mettere in campo una serie di iniziative per contingentare le presenze su autobus e metropolitane. Questo, però, implica ripensare anche il resto del sistema della mobilità e anche il modo di lavorare come, ad esempio, mantenere lo smart working ovunque sia possibile.
In prospettiva, dovremo ripensare anche i tempi della città perché, se si vuole evitare la ressa sui mezzi pubblici, è evidente che non ci potranno più essere ore di punta e, quindi, bisognerà diversificare gli orari delle attività di negozi e uffici.
Bisognerà, quindi, ripensare il nostro modo di vivere.
Per le fasi successive bisognerà anche ripensare la capienza di bar, ristoranti, cinema, teatri per garantire il più possibile le distanze e anche su questo tema dovremo discutere molto.
Il Comune di Milano, ad esempio, per i locali sta prevedendo di mettere i tavoli fuori e ampliare gli spazi esterni disponibili.
Un altro problema importante è quello delle scuole chiuse e, quindi, occorre capire come fare per aiutare le famiglie. Probabilmente verrà riproposto il congedo parentale e i bonus per le baby sitter ma bisognerà pensare anche a servizi pubblici che aiutino ad affrontare la situazione.
C’è, poi, una gigantesca questione che riguarda l’economia e il come fronteggiare la crisi: come dare concretezza al principio secondo cui nessuno deve essere lasciato da solo e a ognuno deve essere garantito un reddito sufficiente alla sopravvivenza. Inoltre bisogna sostenere anche le imprese.
Il “decreto Cura Italia” è stato utile perché ha garantito la cassa integrazione alle aziende anche piccole che sono state costrette a fermarsi e il bonus di 600 euro a partite iva e professionisti che non hanno potuto lavorare.
Ci sono stati alcuni ritardi con la cassa integrazione in deroga e altre difficoltà ci sono sul “decreto Liquidità” e sui crediti che devono andare alle imprese e si sta lavorando ad un sistema meno burocratico.
Adesso stiamo lavorando ad un provvedimento che ci indebiterà per altri 55 miliardi di euro e si aggiungeranno anche altre risorse da investire per continuare a garantire i redditi a tutte le persone che non hanno lavorato in questa fase e per rilanciare alcuni settori produttivi, come turismo e cultura fortemente colpiti dalla crisi, o per dare stabilità a Enti Locali e Comuni per consentire che continuino a garantire i servizi, sapendo che le entrate sono crollate dall’inizio della pandemia, perché tutte le attività che davano proventi sono ferme.
Questo è un momento difficile in cui dobbiamo dimostrare che le istituzioni sanno davvero dare risposte concrete ai cittadini; non basta, infatti, annunciarle ma devono essere immediatamente concrete.
Su questo terreno ci giochiamo molto, soprattutto per evitare che da una situazione di crisi grave come quella che stiamo attraversando si sviluppino pericoli per la nostra democrazia.

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