Print

Le persone, il lavoro, i Comuni e l'Europa

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli.

Stiamo attraversando una fase delicata dal punto di vista sanitario e dal punto di vista economico e abbiamo bisogno di valorizzare meglio le azioni messe in campo per far fronte a questa situazione.
Le opposizione hanno messo in atto una permanente e irresponsabile campagna elettorale fatta di una serie di fake news, per questo è importante capire quali sono le questioni su cui c’è bisogno di chiarimenti.
Abbiamo assistito a bugie di ogni tipo che agitano le persone invece che aiutare ad affrontare i problemi.
Un esempio di come vengono strumentalizzate le questioni lo abbiamo potuto vedere la con la proposta di Delrio del “contributo di solidarietà”, che oltretutto per come è uscita ha dato anche qualche problema all’interno della maggioranza di Governo.
Il PD non ha detto di voler aumentare le tasse ma, visto che il Paese è in difficoltà, Delrio e Melilli hanno proposto che chi ha redditi superiori agli 80mila euro possa aiutare a sostenere lo sforzo dell’Italia nei prossimi due anni con un contributo di solidarietà. Siccome i soldi non ci sono e non si possono neanche stampare come dice Bagnai ma abbiamo bisogno di garantire risorse per aiutare le famiglie e non sarà sufficiente fare investimenti a debito, si è proposto che chi oggi può contribuire a questo sforzo può essere oggetto di una richiesta.
A mio avviso si tratta di una cosa normale ma è stata immediatamente trasformata dalle opposizioni in “le mani nelle tasche degli italiani”, “l’aumento delle tasse” ecc.
Ieri in Senato è stato votato il “Decreto Cura Italia”: è il primo decreto che è stato fatto e ne ha ricompreso altri come quello sulla Giustizia o quello sulla Sanità.
Nella sostanza si tratta del Decreto che garantisce un reddito per questo mese di stop a chi non ha avuto entrate perché ha visto il proprio lavoro bloccato.
È, quindi, un decreto importante che mette in campo 25 miliardi, che è una cifra superiore a quella di cui abbiamo discusso complessivamente nella Legge di Bilancio a dicembre (comprese le clausole di salvaguardia).
Di questi 25 miliardi, 3 miliardi vengono stanziati per dare alle Regioni la possibilità di intervenire sul sistema sanitario per aiutare nello sforzo che si sta facendo per curare le persone, mentre gli altri 22 miliardi vengono dati per garantire cassa integrazione ordinaria e straordinaria, cassa integrazione in deroga anche per le aziende più piccole con pochi dipendenti, per garantire a lavoratori autonomi, professionisti e partite iva un reddito di 600 euro per questo mese e lavoriamo per portarlo a 800 euro con il prossimo decreto per coprire il mese di aprile.
È, quindi, uno sforzo molto significativo.
All’interno del Decreto sono previste anche molte altre cose, per cui abbiamo esaurito le risorse disponibili.
Oggi, inoltre, c’è già un altro decreto - il “Decreto Liquidità” - con cui si creano le garanzie per le imprese: si stanziano complessivamente 400 miliardi, di cui 200 per garantire i crediti alle piccole e medie imprese e 200 per sostenere le esportazioni, sempre in termini di liquidità e finanziamenti da dare alle aziende, garantiti al 100% dallo Stato fino a 25mila euro e poi garantiti comunque dallo Stato all’80%.
È, quindi, un provvedimento molto importante perché, alla ripresa, consentirà alle imprese di poter investire e avere accesso al credito.
Quando ci fu la crisi, nel 2008, nessuno fece norme di questo tipo e la nostra economia venne affossata dal fatto che le imprese non trovavano più alcuna possibilità di liquidità e non avevano più nessun accesso al credito. Se si fosse presa una misura come questa, probabilmente, la Storia del Paese sarebbe stata diversa.
È un grande intervento, quindi, molto importante per le imprese.
È poi in cantiere un altro decreto, che sarà varato a fine aprile e dovrà rifinanziare il sostegno alle persone che non hanno lavorato ma dovrà mettere in campo anche una serie di altre norme. In particolare, penso che ci siano due cose importanti: innanzitutto occorrerà affrontare una serie di altre questioni sociali che il Decreto Cura Italia non ha avuto modo di fare, come ad esempio il tema della casa e, quindi, garantire che chi ha perso il reddito non perda la casa. Questo significa rifinanziare i fondi sostegno affitto, incentivare accordi con la proprietà, sostenere i proprietari che non danno lo sfratto a chi è in difficoltà.
Un’altra questione importante che andrà affrontata riguarda gli Enti Locali.
Abbiamo, infatti, bisogno di mettere in campo molte risorse per gli Enti Locali perché in questa fase stanno perdendo tantissime entrate, soprattutto quelli più colpiti dalla pandemia. Per il Comune di Milano abbiamo approvato un mio Ordine del Giorno al Decreto Cura Italia ma servirà intervenire ancora. Oggi, il Comune di Milano non ha più i proventi di SEA perché gli aeroporti sono chiusi, non ha più gli introiti derivati dai biglietti di ATM, non ha più le entrate delle tasse di soggiorno perché gli alberghi sono chiusi e i turisti non ci sono.
Se vogliamo che i Comuni continuino a garantire i servizi - e devono poterlo fare in un momento difficile come questo - bisogna aiutarli economicamente e con delle altre norme.
Alcune norme sono già state fatte, come ad esempio la possibilità di ricontrattare i mutui con la Cassa Depositi e Prestiti a condizioni più agevoli di quelli precedenti e, quindi, dando la possibilità di risparmiare dei soldi ma servirà anche altro per fare in modo che i Comuni recuperino risorse e possano garantire i servizi.
In sintesi, in questo momento, di fronte a questa crisi, abbiamo scelto come priorità l’affrontare l’emergenza sanitaria, anche facendo scelte difficili e imponendo comportamenti inediti. La stragrande maggioranza del Paese ha risposto bene e ha compreso lo sforzo che stiamo chiedendo e i risultati si stanno cominciando a vedere.
L’altra questione prioritaria è quella di non lasciare sole le persone: proteggere le persone.
Il famoso e contestato DPCM con cui si sono stanziati 400 milioni di euro da distribuire ai Comuni per dare i pasti a chi non poteva più permettersi neanche di mangiare è stato molto importante perché è stato il segno che ci occupiamo di tutti. Chi delira che tutto si può risolvere mettendo 1.000 euro nei conti correnti degli italiani con un click, non tiene conto che c’è una parte di cittadini che non ha il conto corrente e che deve comunque mangiare e con quelle risorse ci siamo occupati di loro.
Molte cose andranno perfezionate, però il principio di fondo è quello di proteggere le persone e non lasciare nessuno da solo nella crisi.
È un impegno enorme: ci sono, infatti, un’infinità di categorie e figure professionali, problemi diversi che vanno affrontati e ovviamente, avendo dovuto fare degli interventi generalizzati, probabilmente c’è il rischio che sia stato lasciato fuori qualcuno in questo primo mese che sarà poi da recuperare. Nel prossimo decreto si faranno interventi più mirati, sapendo quali sono le conseguenze che hanno subito le diverse categorie o le diverse figure professionali o le diverse imprese e su quello si potrà calcolare meglio qual è lo sforzo che bisogna fare.
Poi bisognerà ancora sostenere le aziende, continuare a garantire liquidità.
Inoltre, bisogna continuare a fare la battaglia in Europa perché l’Europa capisca e assuma fino in fondo le conseguenze di una pandemia che ha colpito tutto il Continente e non solo l’Italia e dimostri di essere un soggetto che è in grado di affrontare queste questioni.
In Europa si è ottenuto un risultato importante, nel senso che finalmente si sono smosse delle cose.
Non è un risultato definitivo: ci deve essere ancora il Consiglio Europeo.
Non è un risultato del tutto soddisfacente ma ci sono due questioni che sono state acquisite: 100 miliardi per SURE, cioè per intervenire sulla cassa integrazione e sulla disoccupazione, 200 miliardi di finanziamenti dalla Banca Centrale Europea per garantire i prestiti alle imprese.
C’è poi l’ipotesi di utilizzare il MES - cioè il Fondo Salva Stati - fino al 2% del PIL per spese che direttamente o indirettamente riguardano l’emergenza sanitaria ma non so se il nostro Paese sarà in grado di attivarlo, anche per via delle visioni differenti all’interno della maggioranza di Governo.
Su questo punto, inoltre, c’è discussione nel Paese perché ormai il MES è diventato una questione ideologica.
La cosa che ci sta più a cuore, però, è la creazione di un Fondo di investimenti che affronti la crisi e che sia finanziato con eurobond. Questa è ancora una questione aperta, nel senso che si è deciso di attivare un Fondo da 500 miliardi ma le modalità con cui verrà attivato non sono ancora definite e si definiranno nel prossimo Consiglio Europeo.
In ogni caso, abbiamo ottenuto un risultato insperato perché l’Europa tutta si è assunta la responsabilità di affrontare la crisi. Se l’Europa non lo avesse fatto, avrebbe potuto chiudere. La fiducia dei cittadini nell’Unione Europea, infatti, è già bassa e, se anche su questa vicenda non avessimo ottenuto dei risultati, sarebbe stato un fatto molto negativo che avrebbe ulteriormente diminuito la credibilità dell’Europa.
Fino ad ora gli italiani sembrano apprezzare il lavoro fatto dal Governo e si rendono conto della difficoltà in cui ci troviamo ma non sarà una passeggiata. Man mano che la pandemia allenterà la morsa, avremo a che fare con i problemi economici e, più avremo difficoltà, più troverà spazio chi vuole soffiare sul fuoco della rabbia e del sovranismo.
Adesso c’è un obiettivo prioritario da ottenere: tutte le iniziative che abbiamo messo in campo e i soldi investiti devono arrivare in tasca alle persone al più presto e su questo bisogna lavorare.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook