Le interdittive, i protocolli di legalità, il contraddittorio
Ringrazio il Presidente della III Sezione del Consiglio di Stato, Franco Frattini, per la relazione molto puntuale che ha fatto in audizione in Commissione Parlamentare Antimafia e che porta a riflettere su alcune questioni.
Mi pare che nella relazione ci sia una considerazione di fondo secondo cui gli strumenti messi a disposizione dalla riforma del Codice Antimafia, come il controllo giudiziario o altro, e le esperienze concrete che si sono fatte nella gestione di alcune grandi opere, a partire dall’Expo, hanno prodotto una situazione in cui è più facile definire quali sono i confini entro cui è doveroso stabilire l’interdittiva e renderla meno aleatoria, così come gli strumenti per consentire di applicare questi principi (ricordo che, in Expo, quasi 90 interdittive sono state fatte ex post, andando a controllare i cantieri, verificando la proprietà dei mezzi ecc.).
Vorrei capire, quindi, se condividevamo questo giudizio.
Un’altra questione che mi pare utile approfondire è se ci sono dei dati su quanti sono i ricorsi che arrivano fino al Consiglio di Stato, sia a partire dalla pronuncia dell’interdittiva sia a partire dalla presa di posizione del TAR perché potrebbero essere utili anche per capire anche che atteggiamento hanno le imprese, soprattutto quelle più a rischio, nei confronti di questo percorso.
Allo stesso modo sarebbero interessanti dati sul rapporto tra i casi che vengono segnalati al Consiglio di Stato e di cui il Consiglio di Stato si occupa e il tipo di provvedimento che ne esce.
Un’altra questione riguarda, poi, i Protocolli di legalità.
Il tema era già emerso durante la discussione dell’ultima Legge Finanziaria: in alcune Regioni, segnalano che sono le Regioni stesse e molti Enti che fanno appalti pubblici a stabilire l’aver firmato il Protocollo di Legalità come una condizione per partecipare all’appalto. Inoltre, i Protocolli di legalità sono resi obbligatori per aziende che hanno fatturati molto alti.
Il rischio è che il Protocollo di legalità diventi uno strumento per escludere dai contratti pubblici una parte di aziende che magari vorrebbero firmare ma non possono farlo. Su questo punto, quindi, c’è un tema da affrontare.
Un altro tema riguarda il Contraddittorio preventivo, che per come è stato presentato, implica il dover affrontare il fatto che le Prefetture riescono a svolgere il lavoro di definizione delle interdittive o di verifica delle certificazioni antimafia con fatica, in presenza di una mole di lavoro che diventa sempre più grande e che, seppur necessaria, oggettivamente rischia di non essere fatta bene se si aggiunge anche il Contraddittorio preventivo. Il Contraddittorio preventivo ci può essere ma deve andare insieme ad una riforma organizzativa che ancora non c’è.
Video dell'intervento e delle risposte»
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