La politica deve garantire alle persone protezione e futuro

Il Coronavirus sta dimostrando che l’uomo non è onnipotente, che non conosciamo tutto, non siamo in grado di controllare tutto, siamo fragili e in difficoltà di fronte a fenomeni di questo tipo.
Ciò che ci spaventa è proprio questo, trovarci di fronte ad un virus dagli effetti non gravi per la stragrande maggioranza della popolazione ma che non conosciamo e che ci impone di cambiare abitudini, di rinunciare alle consuetudini, di fare attenzione a comportamenti che consideriamo normali e famigliari.
Prendere atto che c’è qualcosa che ancora non controlliamo e che ci impone di cambiare spaventa ma può anche essere una occasione per riscoprire cose che non facevano più parte del nostro quotidiano; riscoprire le priorità essenziali, ripensare al valore e all’importanza della scienza.
Il contagio partito dalla Cina si sta estendendo in tutto il mondo. Un mondo reso più piccolo dai sistemi di trasporto e di comunicazione sempre più veloci; più interdipendente, in cui, mentre troppi parlano di muri e di frontiere, oltre alle idee e alle informazioni possono diffondersi liberamente malattie e paure.
In queste settimane ci stiamo affidando alla scienza e dobbiamo affidarci alla scienza.
Alla ricerca che ha isolato il virus, al Sacco come allo Spallanzani, e che speriamo presto possa trovare il vaccino per sconfiggere il virus.
Alle indicazioni su come comportarsi per impedire la diffusione della malattia che per la stragrande maggioranza delle persone è semplicemente un’influenza ma che, se contratta dalle persone più deboli e anziane, diventa grave, al punto da richiedere terapie e degenze che il nostro sistema sanitario può sostenere solo entro certi limiti.
È giusto che la politica e le istituzioni si siano affidate e si affidino alla scienza, sono le persone e gli istituti che studiano queste patologie a doverci dare indicazioni.
Le istituzioni devono mettere in campo tutto ciò che serve per proteggere le persone, per spiegare, per evitare che di fronte ad una situazione di per sé grave il panico e il senso di solitudine producano ulteriori danni alla salute, all’economia e alla stessa convivenza.
La priorità per la politica e le istituzioni, quindi, è quella di dimostrare con i fatti ai cittadini che, senza distinzioni, c’è un impegno comune per sconfiggere l’epidemia e affrontare le conseguenze economiche negative che porta con sé.
È quella unità che dobbiamo garantire e abbiamo garantito con la sola eccezione di chi, per qualche giorno, è apparso più preoccupato di far cadere il Governo che di affrontare la situazione.
Come sempre questa esperienza ci aiuterà a capire meglio come operare in futuro se si ripetessero situazioni analoghe e dovremo anche capire se si sono fatti errori. Oggi, però, ciò che serve è sostenere tutti uno sforzo comune che deve avere due obbiettivi: fermare l’epidemia e salvaguardare la nostra economia.
Sul primo fronte Governo e Regioni hanno preso provvedimenti per sostenere lo sforzo straordinario degli operatori sanitari, mettendo subito altri 2 miliardi per creare posti in più in terapia intensiva e richiamare al lavoro medici e infermieri, e hanno assunto provvedimenti anche molto drastici nelle zone più colpite, dalla quarantena alla chiusura di cinema, musei, palestre fino alla cancellazione di eventi pubblici che possono aiutare la diffusione del virus. Ma, su questo aspetto, la battaglia coinvolge ognuno di noi, ci dà la responsabilità di tenere comportamenti personali prudenti come quelli consigliati: lavare le mani, tenere le distanze dalle altre persone e, per le persone più a rischio, stare in casa il più possibile.
Sul fronte economico, il Governo è intervenuto con un primo decreto per aiutare le famiglie e le imprese della zona rossa, prevedendo la sospensione degli adempimenti fiscali, dei pagamenti di tariffe e mutui e il sostegno economico ai lavoratori autonomi e alle aziende garantendo cassa integrazione e accesso più facile alla liquidità. Inoltre, si sono introdotte norme per aiutare il settore del turismo che, con il 70% di disdette, è in grande difficoltà.
Il secondo decreto ha invece messo in campo molte risorse, scegliendo, in emergenza, di aumentare il deficit per investire oltre tre miliardi per il rilancio di alcuni settori economici e delle esportazioni.
La politica oggi più che mai deve garantire alle persone protezione e futuro, ma questo sarà possibile tanto più quanto sapremo tutti, in una situazione difficile, riscoprire il valore di essere comunità.
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