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Il ricordo di mia madre per le nuove generazioni

Written by Rula Jebreal.

Rula Jebreal
Intervista della Stampa.

Quando ha deciso di portare all’Ariston la sua vita?
«Appena mi è stata proposto Sanremo. Leggevo dati sconcertanti sull’emergenza nazionale e internazionale. Sei donne ammazzate in sei giorni. Ero sconvolta, pensavo alle famiglie, ai figli. Parlarne senza uscire in prima persona mi sarebbe parso finto. Ho pensato che Sanremo fosse perfetto per arrivare a un pubblico più vasto e popolare».
Il siero inoculato con lo zucchero ma pronto a fare effetto?
«Come si trattano le donne racconta come va la società. Serve una rivoluzione culturale a livello civico e una continua sensibilizzazione. Quando ho visto lo share che ha segnato il mio monologo ho capito che il pubblico vuole pure questo. Bisogna approfittare di qualsiasi finestra possibile».
Ma la situazione in Italia come la vede? Lei vive anche da noi e ha la situazione sotto controllo.
«Qui ho parte della mia famiglia e mi preoccupa questa deriva violenta. Ma è un problema mondiale che ci ha fatto tornare indietro sui nostri diritti. In Alabama negli States se vieni stuprata non puoi abortire altrimenti vai in galera. Così il nostro corpo è diventato proprietà dello Stato».
E’ ancora tempo di #Me Too secondo lei? Ci sono state spaccature che non hanno giovato.
«Il movimento rimane, le donne protestano in India, Pakistan, Arabia Saudita, e vanno sostenute. L’organizzazione è altra cosa».
A che cosa pensava mentre parlava sul palco?
«Alle donne che proprio in quel momento nel mondo venivano uccise e violate, picchiate e molestate. E che il 70% di queste non denuncia. Per paura di non essere credute. Anche io ho avuto tanta paura. Quello che era capitato a mia madre temevo potesse accadere anche a me o a mia figlia. Ho vissuto mille vergogne, poi ho deciso di sfruttare questa opportunità. Era il momento giusto, con una figlia grande e l’età perfetta per osare. Nonostante fossi chiamata talebana e nonostante mi si volesse contrapporre il contraddittorio, forse di uno stupratore per pari opportunità».
Durante il monologo sua figlia era in prima fila commossa. Ne avete parlato dopo?
«Siamo state fino alle 4 del mattino a parlarne passeggiando per Sanremo, io e lei. Era orgogliosa di quello che ho fatto e mi ha detto che ho parlato non solo alla mia generazione ma anche a quelle a venire».
Il direttore Coletta ha detto che il video messaggio di Roger Waters che lei aveva portato è saltato perché il suo monologo bastava a se stesso. Le è dispiaciuto?
«No, assolutamente».
La scelta di Junior Cally la disturba?
«E’ una scelta artistica e come tale non la commento».