Legge di Bilancio 2020: una buona legge per lo sviluppo dell’Italia
Voglio provare a fare un ragionamento politico sulla Legge di Bilancio.
Abbiamo, infatti, abbiamo bisogno di fare un ragionamento che ci porti fuori da una sorta di senso comune che si è formato sulla manovra e sull’azione del Governo rispetto al quale anche il nostro dibattito interno spesso resta un po’ subalterno.
Al nostro interno è passata la narrazione di una Legge di Bilancio inutile che consegnerebbe il Paese al disastro oppure che contiene norme di ordinaria amministrazione.
La realtà, però, non è questa e dobbiamo averne la consapevolezza.
In una parte consistente delle nostre discussioni ha preso corpo l’idea che ci sia poca discontinuità tra i due Governi Conte e, invece, la discontinuità è evidentissima da diversi aspetti. C’è discontinuità dal Governo precedente, ad esempio, quando con questa manovra si tagliano le tasse ai lavoratori dipendenti e non si fa la flat tax (che di fatto avrebbe tagliato le tasse ai ceti più alti).
La discontinuità è evidentissima anche se si guarda al fatto che, nell’anno del Governo giallo-verde, sono stati fatto 9 condoni fiscali ed è stato teorizzato anche nei dibattiti nelle Aule Parlamentari che le tasse sono qualcosa che è sbagliato pagare ed è sbagliato imporre ai cittadini di farlo, mentre oggi stiamo mettendo in campo una serie di misure per combattere l’evasione fiscale, a partire dalla tracciabilità del denaro.
Credo, dunque, che in questo ci sia una grandissima discontinuità che mette in campo due idee diverse di come dev’essere il Paese.
Anche sulla questione della Sanità, con l’abolizione del super-ticket e il mettere a disposizione due miliardi di euro in più per il Servizio Sanitario Nazionale si sta facendo molto che prima non c’era.
Vengono poi stanziate moltissime risorse per raccogliere una domanda che arriva dai ragazzi delle piazze del Fridays For Future ma che è anche una domanda oggettiva perché o cambia il modello di sviluppo e si afferma un’economia che consuma meno e produce meno emissioni e favorisce l’economia circolare oppure viene messo in discussione il futuro del Pianeta.
Con la manovra, inoltre, vengono messe a disposizione risorse per realizzare moltissimi investimenti da qui ai prossimi anni, con l’idea di pensare alla green economy come ad una grande opportunità per il nostro Paese perché la competizione non sarà più tra chi fa pagare meno il costo del lavoro o tra chi produce di più - e quindi basata su uno sviluppo tutto quantitativo - ma sarà tra chi è più capace di innovare, di consumare meno, di mettere in campo politiche economiche che premiano l’innovazione, le aziende, la ricerca e tutto ciò che serve a creare un minor impatto ambientale.
Inoltre, in questa Legge di Bilancio, abbiamo stanziato quasi un miliardo per il Piano Casa e siamo un Paese in cui da tanti anni sulla casa non si faceva nulla. Con la scusa di aver delegato alle Regioni il tema della casa, infatti, lo Stato non si occupa più di costruire le condizioni affinché ci siano risposte alle domande abitative, oggi sempre più diversificate, se non con leggi emergenziali, come è stato come l’ultima fatta appunto sull’emergenza abitativa.
I giovani, una gran parte di lavoratori dipendenti e i più deboli di questa società oggi fanno fatica a trovare casa.
Quando parliamo di welfare e protezione sociale non possiamo fare finta che il tema sia solo il reddito di cittadinanza ma dobbiamo pensare anche al diritto all’abitare.
L’aver stanziato un miliardo di euro nella Legge di Bilancio - e a breve arriverà anche il decreto attuativo per cominciare a realizzare alloggi di edilizia residenziale pubblica, con criteri diversi dal passato, senza consumare suolo, attraverso la rigenerazione urbana e il riuso di strutture che ci sono - è importante e di grande discontinuità anche rispetto a chi ha ragionato dal punto di vista legislativo per un anno su queste questioni pensando solo alla speculazione, facendo consumare suolo e facendo guadagnare le grandi imprese.
Non è vero, quindi, che non c’è discontinuità dal Governo precedente.
Dalle discussioni interne alle nostre chat emerge che nelle nostre teste siamo subalterni all’idea che questo è un Governo diretto da M5S e in cui le nostre idee non ci sono.
Eppure la Legge di Bilancio approvata è lì a dimostrare che non è così.
Al di là della questione del trovare i 23 miliardi per bloccare l’aumento dell’IVA, ci siamo imposti affinché una finanziaria fatta da noi andasse a tagliare le tasse ai lavoratori e lo abbiamo fatto.
Il taglio del cune fiscale era una proposta nostra.
Dov’è allora la subalternità nei confronti di M5S?
Sull’ambiente, inoltre, con l’ultimo “Decreto Clima” siamo riusciti a introdurre la trasformazione del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) in CIPES (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e la Sostenibilità) e anche questa è una proposta nostra.
Abbiamo, cioè, introdotto l’idea che la programmazione economica da sola non basta e abbiamo voluto aggiungere lo Sviluppo Sostenibile perché il tema ambientale deve riguardare tutte le politiche.
Anche il fatto di esserci impuntati affinché questa Legge di Bilancio si facesse senza tagliare la spesa sociale e i fondi ai Comuni è stata una scelta nostra.
Ci sono battaglie che abbiamo fatto noi dentro alla Legge di Bilancio che è stata approvata.
Sicuramente abbiamo potuto fare poco perché le risorse economiche erano limitate ma abbiamo impresso una direzione chiara a questo Governo e che sta dentro alle proposte che faceva il PD e, quindi, non ha senso non riconoscerlo.
Dobbiamo partire dalla valorizzazione delle cose fatte e non dall’idea che è poco.
Oltretutto, nelle condizioni economiche in cui ci trovavamo, penso che abbiamo ottenuto molto.
Inoltre, se non ci fosse stato il PD, questa finanziaria non ci sarebbe stata.
Un’altra netta discontinuità riguarda il rapporto con l’Europa e la credibilità del nostro Paese in Europa.
Abbiamo recuperato la capacità di stare dentro a un’idea di Europa che vuole cambiare ma che sa che lo sviluppo non è possibile senza una politica europea. Lo hanno chiaro anche Stati Uniti, Russia e Cina che, infatti, combattono affinché l’Europa si indebolisca sempre di più per trarne vantaggi.
Dobbiamo, quindi, avere un po’ più di consapevolezza anche dei nostri meriti.
Abbiamo fatto un percorso difficile, con alleati con cui ci siamo combattuti fino al giorno prima, per cui non era scontato arrivare ai risultati ma dire che non c’è discontinuità dal Governo precedente o che nella Legge di Bilancio c’è solo l’agenda di M5S non è vero.
Ci resta comunque molto da fare.
Dall’incontro del PD a Rieti credo che siano uscite alcune linee importanti su cui costruire l’azione di Governo ma anche la costruzione di un nuovo PD.
La prima cosa è quella di guardare sempre ad una domanda di protezione sociale che non è stata percepita come evasa dai nostri precedenti Governi ed è il motivo per cui noi abbiamo perso alle elezioni politiche.
Noi non siamo stati percepiti come capaci di garantire protezione sociale.
Questo oggi deve diventare la nostra priorità.
Il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti sta dentro a questo ragionamento, così come le iniziative in aiuto alla famiglia, quelle sul tema dell’abitare, sulla Sanità e anche le norme che dovremo fare per sostenere le persone non autosufficienti.
Sono tutte norme che vanno in quella direzione.
Non ha, quindi, nessun senso pensare di contrapporre questa scelta alla crescita.
Non si può pensare di dover scegliere tra crescita e protezione sociale.
Abbiamo bisogno di costruire un partito che risponde ad una domanda che c’è nel Paese che è quella di protezione sociale.
Sulla crescita non abbiamo mai fatto passi indietro, anche in questa Legge di Bilancio con il rifinanziamento del programma Industria 4.0.
Contrapporre, come ha fatto qualcuno, protezione e crescita è sbagliato e incomprensibile per un partito di sinistra.
Oggi è giusto dire che il tema da affrontare è quello della protezione sociale perché c’è una domanda forte in tal senso, che alimenta continuamente la destra.
Quella domanda inevasa è la domanda su cui Salvini specula suscitando le paure e dicendo alla gente che non c’è futuro.
Noi dobbiamo ritornare ad assolvere questa funzione per costruire una società in cui tutti si sentano salvaguardati e non si sentano lasciati soli.
Ecco perché questo è il tema principale di cui dobbiamo occuparci.
E per questo penso che sia sbagliato pensare di fare una finanziaria diversa in cui si chiudeva con il reddito di cittadinanza per mettere i soldi altrove oppure si chiudeva con Quota 100 per mettere quelle risorse per diminuire le tasse.
Penso che il reddito di cittadinanza non funziona così com’è ma c’è il tema di come garantire un reddito alle persone che non ce l’hanno e, comunque, quelle risorse andrebbero finalizzate a coprire questo capitolo di aiuto alle persone che hanno bisogno e non altrove.
Anche la questione delle pensioni è molto seria ma non possiamo porcela solo in termini del quando si mandano in pensione le persone.
Oggi, infatti, nel sistema pensionistico c’è un grandissimo GAP: non saremo in grado di garantire una pensione decente per sopravvivere a chi oggi ha 40 anni e sta lavorando a fasi alterne, cambiando spesso lavoro e tipologia contrattuale. Con il sistema contributivo, innanzitutto non sappiamo neanche quando quelle persone potranno andare in pensione.
L’idea della “pensione di cittadinanza” sta dentro al ragionamento di come garantire a tutti una pensione non inferiore a un minimo che possa consentire una vita dignitosa.
Oggi non siamo in grado di garantirlo e questo è un problema serio.
Questi sono i temi che abbiamo di fronte e credo che vadano sviluppati con un po’ meno tattica e semplificazione e con la consapevolezza che abbiamo le energie, le risorse e le intelligenze per raccogliere le domande che vengono dalla società.
Penso, quindi, che dobbiamo essere orgogliosi di questa finanziaria e di quello che stiamo facendo in una situazione molto difficile per l’Italia perché già oggi con questa Legge di Bilancio abbiamo messo il Paese nelle condizioni di avere una speranza di crescita e di ripartenza che prima non c’era.
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