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Sulla guerra a Gaza

Written by Emanuele Fiano.

Emanuele Fiano Su una cosa non ho dubbi. Nessuno, nessuno, potrà mai sanare il dolore delle madri palestinesi dei ragazzi uccisi ieri da un bombardamento israeliano sulla spiaggia di Gaza, così è a loro e ai padri che rivolgo il mio cordoglio sincero e profondo per la morte dei figli. Altrettanto conosco il lutto di chi ha perso figli in Israele per responsabilità del terrorismo e dei missili di Hamas ed anche a loro va il mio cordoglio profondo. Conosco anche il pericolo globale rappresentato dall'avanzare dei fondamentalisti dell'Isis e dell'idea del califfato islamico. Ma il cordoglio e la paura non bastano. Serve la politica, e chi come me è di sinistra, e continua a pensare che la politica debba essere la soluzione dei problemi e non l'origine, non ha il diritto di piangere e fermarsi. Non si deve mai smettere di lavorare perché si fermino le armi e riprenda il dialogo. Come si fa?
Incominciamo dal raccontarci correttamente la realtà, separiamo le scelte della dirigenza di Hamas dai diritti per me inalienabili del popolo palestinese, chi ha nel cuore, come me, il dramma dei civili morti nei bombardamenti su Gaza, dica anche che Hamas ha come obiettivo la distruzione di Israele, inscritta nello statuto, e nessuna volontà di una pace definitiva e che nascondere le rampe dei missili in mezzo alla popolazione civile è un atto di per se criminale. Altrettanto io non ho paura di dire che se da un lato difendo il diritto di Israele di difendersi dai missili di Hamas che cadono sulle città israeliane, dall'altro non ho dubbi che mai la forza militare potrà essere la soluzione, e che il prezzo umano ed etico dei morti civili di Gaza è tremendo, non accettabile. E che siccome solo due stati per due popoli è la soluzione, solo la restituzione dei territori occupati all'autorità palestinese in un quadro di accordo complessivo, che salvaguardi i due diritti e la sicurezza di entrambe sarà la soluzione e che continuare a costruire colonie è inaccettabile. Per questo a chi con me provoca definendomi nazista o amico dei nazisti o a chi provoca dicendomi che gli arabi o gli islamici sono popoli che saranno sempre antisemiti, rispondo che la mia speranza e la mia volontà saranno sempre più forti del loro estremismo.