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Più flessibilità ma servono le riforme

Written by David Sassoli.

David Sassoli
Intervista a David Sassoli di Daniele Di Mario - Il Tempo.
Onorevole David Sassoli, la legislatura europea si è aperta con importanti cariche assegnate all'Italia.
«Siamo alla vigilia di una legislatura che si preannuncia importante, con una fortissima presenza italiana nel Pse. Il risultato del Pd, primo partito di centro sinistra d'Europa, ha portato l'Italia a conseguire ruoli mai avuti prima: il Presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici, Pittella, le presidenze delle commissioni Economia e Cultura, strategiche per il nostro Paese».
Basterà per incidere sul governo Ue?
«Il Pd ha enormi responsabilità, essendo la prima delegazione del gruppo dei Socialisti e Democratici e coincidendo il semestre di presidenza italiana con l`avvio della legislatura e con il rinnovo di tutte le istituzioni. Renzi ha improntato questo ruolo su un principio: cercare di cambiare la politica, parlare di obiettivi senza preoccuparsi di occupare posti. La politica del rigore deve essere accompagnata da maggiore flessibilità».
Non sarà facile convincere il Ppe.
«Il mandato a Juncker va portato a termine, perché solo così è possibile democratizzare le istituzioni Ue. Il Ppe ha vinto e il mandato popolare va rispettato. Juncker ha detto chiaramente che vuole aggiungere la crescita al rigore. Ma la flessibilità non può essere un fattore generico: sullo scorporo del cofinanziamento ai progetti europei Juncker dovrà essere chiaro».
Vi aspettate un aiuto dalla rappresentanza italiana del Ppe?
«Il Ppe deve specificare la sua posizione: ora sembra una cooperativa non un partito. Alcuni italiani sono al governo, altri all'opposizione. Ci sono stati troppi scivoloni, come ad esempio quello del Presidente del gruppo popolare, il tedesco Weber».
Cosa si aspetta dal semestre italiano?
«Ci sono tutte le premesse per una presidenza prestigiosa. Ma lo sarà se si riuscirà a far capire che i conti dei Paesi membri devono essere in ordine, ma senza investimenti e crescita non si esce dalla crisi».
Cosa ne penserà la Germania?
«Gli europei sono stati generosi con i tedeschi. Fu De Gasperi a premere perché la Germania entrasse nella Comunità e quarant`anni dopo l`unificazione è stata pagata dai cittadini europei. Juncker ha detto che scriverà la storia della crisi economica del 2009 e degli attacchi speculativi del mondo anglosassone alla zona Euro. La crisi ha fatto venire a galla le debolezze dell`Europa, dalla Bce alla governance monetaria. Bisogna dare più potere alla B ce e più democrazia nel sistema amministrativo».
Serve anche una nuova politica fiscale.
«E’ indispensabile aprire una nuova fase aggiungendo crescita e investimenti al rigore per affrontare politica fiscale comune, debito dei Paesi ed eurobond, flessibilità legata all`uso delle risorse Ue».
Sull'immigrazione?
«Bruxelles dev'essere più vicina ai Paesi che affrontano l'emergenza, perché i confini ormai sono europei. Ma dobbiamo fare di più per trasferire le politiche nazionali sull`immigrazione all'Europa, come avviene per commercio internazionale e pesca Sarà una grande battaglia politica. Sarebbe importante avanzare una candidatura italiana alla guida dell'Agenzia Frontex».
Il Papa ha detto che senza il lavoro l`uomo perde dignità.
«Ha ragione. Per questo bisogna dire basta al rigore, sennò come si crea lavoro? E’ in gioco la dignità delle persone. L'accanimento sulla Grecia ha mortificato la dignità dei greci. Ma su questo Juncker è stato chiaro: basta Troika».
Se non si fanno le riforme in Italia si vota a marzo?
«Se l'Italia giustamente chiede all'Europa flessibilità in cambio di riforme, poi le riforme però dobbiamo farle. E in fretta. Da noi c'è troppa lentezza, il Parlamento deve responsabilizzarsi. Ha ragione Renzi: le riforme vanno fatte subito, perché il processo riformista influisce in Europa. I frondisti non saranno sordi al richiamo alla responsabilità. A marzo non si voterà. Ma servono riforme in tanti settori. Partiamo da Senato e Titolo V per adeguare le necessità del Paese alla democrazia, che è necessaria e va resa più forte. Poi Pa e giustizia civile: tanti investitori stranieri scappano sapendo che per definire un processo bisogna aspettare 7-8 anni».
Ritenterà la corsa al Campidoglio?
«Sono il candidato romano più votato in città alle europee, non sarò mai uno spettatore. Marino ha vissuto un anno pericolosamente, ora serve una ripartenza vera con obiettivi precisi. Serve un'idea di città. Bisogna coinvolgere società, forze produttive, tutti in un progetto per la città. Il rimpasto non ha senso, non serve far alzare uno da una poltrona per farci sedere un altro. Serve una discontinuità vera. Nessuno è indifferente a Roma: se riparte la Capitale riparte l'Italia. Voglio aprire un cantiere su Roma in vista dell'assemblea programmatica convocata in autunno dal segretario romano Cosentino. C'è una lezione da trarre in questo anno: chi non ha idee per Roma non si avvicini a questa città».