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Il bilancio su lavori pubblici, appalti e regole

Written by Gabriele Rabaiotti.

Gabriele Rabaiotti
Intervista del Corriere della Sera.

Primo: riconsegnare il Lirico alla città entro la fine dell’anno. Secondo: sbloccare l’ultradecennale vicenda di Ponte Lambro grazie a un project financing. Gabriele Rabaiotti ha appena lasciato le deleghe dei Lavori pubblici per prendere quelle del Welfare e traccia un bilancio di tre anni che hanno visto susseguirsi tre diverse versioni del codice degli appalti. Rendendo difficile se non impossibile il rapporto tra le imprese e il pubblico. Con la conseguenza che il privato - vedi Porta Nuova e CityLife - va avanti come una scheggia e il pubblico arranca faticosamente dietro: «Non possiamo lasciare lo sviluppo della città solo in mano ai privati. Dobbiamo riposizionare la città pubblica. Perché i privati hanno i loro interessi legittimi e si dimenticano quasi sempre di realizzare qualcosa. Così si crea una città a due velocità. Noi dobbiamo invertire la rotta».
Assessore Rabaiotti, dove stanno le difficoltà?
«In tre anni abbiamo avuto tre impianti legislativi sugli appalti che dicevano una cosa e l’esatto contrario. Lo Sblocca-cantieri non ha fatto altro che rendere semanticamente evidente che tutto ciò che era stato fatto prima bloccava i cantieri. È un macchinario che non ha ottenuto ciò che voleva. Forse è stato un disincentivo per le imprese che ci marciavano ma non è riuscito a imporre le imprese oneste che si sono allontanate dal pubblico».
La conseguenza?
«Che il libretto di istruzione degli appalti ha reso quasi impossibile il rapporto tra impresa privata e amministrazione, sia nella fase di progettazione, di aggiudicazione e di esecuzione».
Sono regole per combattere la corruzione.
«Non sono per la deregolamentazione, ma per spostare l’attenzione delle regole».
In che modo?
«Meno regole all’inizio del procedimento. Aumentiamo invece i controlli nella fase di esecuzione dei lavori perché se il meccanismo in entrata è troppo complicato le imprese o non partecipano agli appalti pubblici o tentano la furbata. Non bisogna potenziare la fase prescrittive e gli obblighi a monte ma il controllo e il monitoraggio a valle».
Ci fa un esempio?
«Prendiamo Ponte Lambro con il laboratorio di Renzo Piano. L’impresa che stava facendo i lavori fallisce una prima volta dopo aver realizzato il 50 per cento dell’opera. Cerca di salvare il lavoro e si reinventa una scatola nuova, riprende in mano il cantiere e fallisce di nuovo. Siamo al 60 per cento delle opere. Il cantiere è già durato troppi anni, ma se mi rivolgo al secondo arrivato in graduatoria, questo deve entrare alle condizioni con cui si è aggiudicato la gara il primo molti anni fa. Deve accettare il ribasso della prima e il suo listino prezzi. E se nessuno accetta devo rimettere a gara la sola parte non eseguita dopo aver pagato tutto il lavoro già svolto. Ma per far questo prima devo fare una perizia complicata e delicata: quanto vale il lavoro svolto fin lì?».
Caso Lirico.
«Intanto confermo che contiamo di inaugurare il Lirico entro la fine dell’anno. Il cantiere, per motivi indipendenti da chi ci lavorava, si è trovato di fronte a una serie di imprevisti. La massiccia presenza di amianto e il ritrovamento di reperti che abbiamo voluto tutelare. Se il tempo si dilata troppo, anche per ragioni indipendenti, l’impresa che si era aggiudicata la gara con un ribasso del 40 per cento va sott’acqua e se non riesce a riallineare costi e tempi allora scattano i subappalti. Tutto ciò provoca esasperazione e i rapporti si guastano. A rimetterci è il cantiere e la città pubblica».
Tutto più semplice per un privato che vuole costruire?
«Noi siamo orgogliosi ed esultiamo quando guardiamo il nuovo skyline della città, però rischiamo di piangere per i nostri progetti. Dobbiamo invertire la rotta».