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Costruiamo insieme un nuovo Pd

Written by Nicola Zingaretti.

Nicola Zingaretti
Le mie risposte al settimanale “L’Espresso”.

Ho letto con attenzione le domande che mi sono state rivolte. Dal Partito Democratico si pretendono idee chiare e scelte di campo. Ne sono felice. Il confronto aperto sulle idee è la cura rigeneratrice per il Pd: l’unica strada per uscire dall’eterna discussione su colpe ed errori, e collocarci invece nel cuore della società, tra le persone, cogliendo la sostanza dei problemi, le speranze e le aspettative. Il nostro ruolo è proprio questo: creare un’agenda alternativa a quella fallimentare di Salvini e Di Maio. Dobbiamo dare protezione e speranza all’Italia che soffre, sostegno e fiducia all’Italia che cresce.
Questo è l’obiettivo del “Piano per l’Italia” a cui stiamo lavorando, che contiene già alcune importanti scelte di campo, anche rispetto alle questioni poste dal vostro giornale. Poiché le domande sono davvero numerose, cercherò di affrontare le 6 questioni principali che mi sembra emergano.
1.Lavoro e giustizia sociale. II primo fronte è la creazione di lavoro. La politica economica del governo gialloverde si è rivelata fallimentare. Per rilanciare lo sviluppo servono investimenti: quelli pubblici, a partire da quelli per l’ambiente, l’adattamento al cambiamento climatico, le infrastrutture. Quelli privati, rafforzando gli strumenti previsti dal programma Impresa 4.0 e gli incentivi per la riqualificazione energetica e sismica degli edifici.
Il secondo fronte sono i salari medi degli italiani, scandalosamente bassi. È necessaria una legge sulla giusta retribuzione. Non bastano i 9 euro lordi per tutti proposti dai 5 Stelle. La via maestra è il rafforzamento della contrattazione collettiva nazionale, estendendo a tutti il valore legale dei contratti collettivi firmati dai sindacati e dalle associazioni imprenditoriali più rappresentative e demandando alle parti sociali l’eventuale fissazione di un livello minimo per i settori non coperti dalla contrattazione collettiva. Sul versante dei lavoratori autonomi, bisogna accelerare l’attuazione delle norme sull’equo compenso, a partire dai rapporti con la PA. Per favorire un incremento delle retribuzioni medie nette, subito un piano di riduzione delle tasse. Il governo propone la flat tax: parti uguali tra diseguali. Noi invece vogliamo meno tasse per chi lavora, soprattutto per gli stipendi più bassi, con la più drastica riduzione del cuneo fiscale mai vista m Italia.
Terzo punto, i diritti del lavoro. Il nostro obiettivo è un codice dei contratti semplificato, che estenda tutele e garanzie al di là delle forme contrattuali, che pure vanno disboscate. Sia il Jobs Act che il Decreto dignità vanno rivisti, correggendo ciò che non ha funzionato e guardando al futuro. Serve uno Statuto dei nuovi lavori e dei lavoratori. Le disuguaglianze in Italia sono tornate a crescere a ritmi prima sconosciuti. Un lettore centra il nocciolo della questione che è stato il cuore della nostra proposta politica congressuale: è tempo di proporre una nuova agenda per redistribuire reddito e ricchezza.
Noi insistiamo su tre obiettivi. Primo: politiche fiscali redistributive nel rispetto del principio costituzionale di progressività, che alleggeriscano il carico sui redditi medio-bassi e sulle famiglie con figli e familiari non auto- sufficienti e chiedano un maggiore contributo ai redditi più elevati, attraverso la riduzione delle agevolazioni fiscali di cui beneficiano. L’esatto contrario della Flat tax. Anche la lotta all’evasione fiscale è uno strumento di redistribuzione del reddito e della ricchezza. Le parole chiave per abbatterla sono due: stop ai condoni e digitalizzazione accelerata di tutte le transazioni economiche.
Secondo: le politiche contro la povertà e l’esclusione sociale. Il reddito di cittadinanza è uno strumento con gravi limiti: penalizza le famiglie con figli a carico (quelle dove si concentra maggiormente la povertà!), scoraggia l’offerta di lavoro regolare, taglia fuori i Comuni e il terzo settore, discrimina gli stranieri e i senza fissa dimora. Una misura che va radicalmente ridisegnata.
Terzo punto: politiche “predistributive” , per prevenire i fattori che generano le disuguaglianze. I giovani sono le prime vittime delle disparità e devono essere i primi destinatari di queste politiche. L’Italia ha bisogno di un grande investimento sulle nuove generazioni, nell’ordine di un punto di Pii, circa 18 miliardi di euro.
2) Una rivoluzione green per l’Italia. Mi ha colpito la domanda di un lettore, che chiede cosa sceglierei tra chiudere una fabbrica che inquina o salvare i lavoratori. Il cuore della nostra proposta sulla rivoluzione green è proprio qui. La tecnologia oggi consente un’altemativa tra chiudere i cancelli e inquinare. Dobbiamo avviare un processo di rigenerazione della nostra economia, che va supportato con un fortissimo investimento da parte del settore pubblico. Nel Lazio abbiamo rilanciato un sito industriale in crisi come l’ex Ideal Standard di Roccasecca mettendo m campo, con Mise e Saxa Gres, 30 milioni di euro: grazie a questo investimento pubblico-privato quella fabbrica ha riaperto, produce sampietrini riutilizzando scarti di lavorazione, e ha salvato tutti i 279 operai. Questo dimostra che la svolta green non è solo una scelta obbligatoria per salvare il pianeta, mala più grande opportunità che abbiamo davanti a noi per creare sviluppo e nuovo lavoro. Noi vogliamo creare un fondo per lo sviluppo verde da 50 miliardi, per creare 800.000 posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Energie rinnovabili, riqualificazione energetica e sismica degli edifici, incentivi per l’economia circolare, mobilità sostenibile. I soldi sono già stati stanziati: nel bilancio dello Stato ci sono 126 miliardi per gli investimenti pubblici fino al 2033. Ma sono dispersi in mille rivoli. Per quanto riguarda i combustibili fossili, prevediamo il dimezzamento delle emissioni di gas serra entro il 2030 e l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. I danni causati dall’uso dei combustibili fossili non possono rimanere gratuiti, ma vanno fiscalmente penalizzati per poter giungere ad economie a zero emissioni nette. Oggi l’Italia spende 18 miliardi di euro per sussidi dannosi per l’ambiente. Vanno ridotti, prevedendo adeguate compensazioni per le categorie sociali più vulnerabili. Sarebbe bene, inoltre, prevedere in Europa un prelievo fiscale sul contenuto di carbonio delle importazioni extraeuropee, in modo da incoraggiare anche le altre grandi economie mondiali a mettersi sulla strada della decarbonizzazione.
3) Le riforme civili Su questo fronte serve un’ampia discussione, poiché si tratta di temi ad elevata complessità, con orientamenti diversi. Ma non c’è dubbio che il Pd deve contribuire ad allargare la sfera dei diritti civili. Partiamo quindi con la garanzia dei tanti diritti che oggi esistono purtroppo solo sulla carta. Per esempio, sui bandi riservati ai ginecologi non posso che essere d’accordo con la proposta contenuta nella domanda di Alessandro Gilioli: come presidente della Regione Lazio sono stato il primo in Italia a introdurre una novità, all’Ospedale San Camillo, con bandi in cui si esplicita la funzione che si è chiamati a svolgere. Dobbiamo salvaguardare il diritto all’obiezione di coscienza, ma anche l’applicazione di una legge dello Stato, la 194, nella sua interezza. Per quanto riguarda la legalizzazione della cannabis, è fondamentale garantire due esigenze: salvaguardare la salute delle persone e combattere le organizzazioni criminali. Una cosa è certa: l’attuale regime su entrambi i fronti non sta funzionando. Aumentano i consumi e cresce il volume di affari della criminalità. Ecco perché auspico che ci sia su questo tema una discussione aperta e senza pregiudizi. Anche se personalmente ho espresso la mia contrarietà alla legalizzazione, soprattutto legata al rischio di un aumento esponenziale dei consumi da parte dei giovani. Sull’ergastolo, la Corte Europea dei Diritti Umani è stata chiarissima. L’Italia deve difendere la dignità umana, compiere uno scatto di civiltà e scommettere sulla rieducazione dei condannati, come sancisce la nostra Costituzione. “Rinchiudere un essere umano e buttare la chiave” non è umano e non funziona.
4) Sanità, pubblica e per tutti. Siamo in piena emergenza. Mentre le stime sui prossimi anni ci dicono che verranno a mancare ben 45.000 medici in 5 anni, il governo per provare a evitare l’aumento dell’Iva paventa nuovi tagli alla sanità. Sarebbe un vero e proprio attacco al sistema universalistico della sanità italiana, che il Pd difenderà con tutte le sue forze. Sì alla lotta agli sprechi, sì alla razionalizzazione e alla riorganizzazione della sanità. Ma non possiamo permetterci un centesimo in meno. Servono anzi nuovi investimenti sulla più grande infrastruttura pubblica del Paese e sul più importante strumento di eguaglianza sociale. Per questo ho proposto Quota10: 10 miliardi di investimenti in più nei prossimi 3 anni. E in particolare 50 milioni subito sulle scuole di formazione per i giovani medici laureati, un piano straordinario per assumere 10 mila operatori e un grande piano nazionale sulla sanità territoriale, per far fronte al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione.
5) La sfida della scuola e della conoscenza. La qualità dell’istruzione rappresenta l’elemento fondante per creare un modello di sviluppo che permetta ai cittadini di vivere la globalizzazione e l’innovazione come un’opportunità e non come una minaccia. Vogliamo lanciare un grande piano di potenziamento della scuola. L’istruzione pubblica deve essere l’architrave di un’ampia operazione di crescita, ma anche di equità e giustizia. La nostra idea è azzerare i costi dell’istruzione per tutte le famiglie italiane con redditi medio/bassi. Per questi genitori, dall’asilo nido all’Università, azzeriamo totalmente il costo dell’istruzione affinché non rappresenti in alcun modo un ostacolo per la realizzazione e l’emancipazione dei loro figli. Il provvedimento interesserebbe 7 milioni di famiglie con figli a carico e Isee minore di 25mila euro e prevede asili nido gratuiti, libri di testo gratuiti per gli studenti delle scuole medie e superiori, azzeramento delle rette universitarie. Vogliamo introdurre un assegno unico per le famiglie con figli a carico e attribuire una “dote” per i neo maggiorenni provenienti dalle famiglie meno abbienti aiutandoli a finanziare i propri progetti formativi o lavorativi.
6) Un nuovo modello di convivenza e integrazione. La sinistra deve promuovere una grande discussione pubblica su quale modello di convivenza e di integrazione della presenza straniera l’Italia intende perseguire. La politica del governo Lega-5 Stelle è disastrosa: calpesta diritti fondamentali, smantella il sistema di accoglienza, isola l’Italia in Europa e peggiora la capacità di governo del fenomeno migratorio. Dobbiamo indicare una strada diversa, verso un nuovo patto europeo sull’asilo per equilibrare gli sforzi tra i Paesi più esposti alla pressione migratoria. La Ue deve riconoscere che chi accede in Italia per chiedere asilo e protezione entra in Europa. Sul piano legislativo serve una nuova Legge Quadro sull’immigrazione che superi la Legge Bossi Fini. Una legge che deve essere pienamente integrata nel quadro normativo dell’Unione Europea e basata su tre pilastri fondamentali;
a) l’apertura dei canali di ingresso legali: occorre una programmazione dei flussi migratori con quote annuali, permessi di soggiorno temporanei per ricerca lavoro, reintroduzione della chiamata diretta dall’estero con il cosiddetto meccanismo dello sponsor;
b) l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, uno strumento che ha intasato tribunali e carceri e che poco ha prodotto nel contrasto all’immigrazione irregolare. Al contrario, bisogna incentivare i rimpatri volontari assistiti, come altri paesi europei stanno facendo da anni, e dare più efficacia ai provvedimenti di rimpatrio coatto per via amministrativa;
c) le politiche per l’Integrazione, con un Piano Nazionale per la Coesione e l’Integrazione che dia un quadro organico alle politiche per la scuola, la tutela della salute, l’apprendimento dell’italiano, le politiche per la casa e quelle per la mediazione culturale. Il Pd deve tornare a battersi per l’approvazione di una nuova legge sulla cittadinanza basata sullo ius soli e ius culturae, per rivedere il procedimento di naturalizzazione, per riconoscere pienamente e tutelare la libertà religiosa, in un quadro di rigoroso rispetto della laicità dello Stato in un regime di pluralismo confessionale e culturale.
Quindi puntiamo lo sguardo in avanti. Abbiamo già presentato il primo tassello del nuovo “Piano per l’Italia”, fondato su tre grandi pilastri: lavoro, sostenibilità, conoscenza. Non vogliamo scrivere da soli il programma, prima un grande dibattito per il Paese sul futuro e su l’alternativa. A settembre su questi e su nuovi temi coinvolgeremo ancora le persone in tutte le città, i sindacati, le associazioni di categoria, le forze dell’associazionismo, del volontariato. È il momento che tutti coloro che vogliono dare un contributo si facciano avanti.

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