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Servono più finanziamenti a periferie e polizia urbana

Written by Nicola Zingaretti.

Nicola Zingaretti
Articolo di Repubblica.

Nicola Zingaretti siede sui gradini, ai piedi del palco di Modena. Asciugandosi il sudore, scorre le agenzie che parlano della sparatoria di Napoli, che ha lasciato sul selciato terrore e una bambina in gravi condizioni. E poi c’è un commerciante ucciso a Viterbo. E l’impressione che la sicurezza diventi emergenza, mentre Matteo Salvini, il ministro dell’Interno, invece che andare a Napoli come mezzo Pd gli chiede, calca le piazze elettorali tra selfie e sassate coi centri sociali. «Quel che accade nel Paese, mentre Salvini è latitante, ci dà la fotografia della scelta del ministro: lui non fa gli interessi dell’Italia, fa solo quelli del suo partito» s’arrabbia il segretario Pd.
«La politica sulla sicurezza è diventata da dieci mesi un buco nero. Semplicemente, non c’è. Non esiste. Come non esiste la politica economica, coi 40 miliardi che mancano e il rischio di aumentare Iva e tagliare i servizi. Come non esiste la politica estera, ridotta a un abbraccio con Orban. E come non c’è nemmeno quella sul lavoro». Zingaretti indica una sola cosa fatta dai gialloverdi: «La legge sulla legittima difesa, su cui è intervenuto il capo dello Stato, che è una legge “Ponzio Filato” che di fatto dice ai cittadini: difendetevi da soli».
Poi ne aggiunge una seconda: «Tagliare i fondi ai quartieri delle città che avevano stanziato i nostri governi, per fortuna poi recuperati dopo una battaglia dell’Anci. Un tassello cruciale per combattere il degrado che alimenta il senso di insicurezza nei centri urbani». Tutto mentre Salvini cambia ogni giorno una divisa, senza mai indossare quella di ministro dell’Interno: «Se per cortesia facesse qualche comizio in meno e stesse almeno un’ora al giorno al ministero, forse i cittadini ringrazierebbero».
Tutto bene, ma i democratici d’altra parte cosa farebbero per la sicurezza? Le proposte, quelle che tutti chiedono alla sinistra, Zingaretti prova a buttarle giù. «Occuparsi di sicurezza significa occuparsi di periferie, per il Pd». Parola di amministratore: «Se domani il Pd fosse al governo, io credo bisognerebbe ripristinare il fondo periferie, e investirci ogni anno 2 miliardi di euro, in modo permanente. Soldi che andrebbero in parchi attrezzati, giardini, piazze rifatte, edifici ristrutturati e tante altre belle cose. Con scuole aperte in tutti i quartieri fino alle 18». Sorride. Certo, quella delle scuole aperte da mattina a sera era una delle proposte che Pierluigi Bersani lanciò nel 2013, bloccata allora dalle polemiche dei docenti e dall’incertezza sui fondi, ma «resta vero che la sicurezza si combatte nelle città, e che le città non sono fatte solo di palazzi, ma anche di qualità di vita, tra i palazzi» dice Zingaretti. E pazienza pure se parlare di cultura e sociale colpisce allo stomaco meno diritto della castrazione chimica e della galera per gli spacciatori.
«Queste però sono solo parole. Slogan. Segnalo che il governo ha stanziato quest’anno solo 4,9 milioni per le forze dell’ordine. Quasi nulla. Salvini si fa bello in tutte le questure d’Italia con i poliziotti assunti grazie al piano di assunzioni di 7500 unità finanziato da Renzi e Gentiloni. I nostri governi misero in 4 anni 7 miliardi, compresi investimenti, nuovo contratto, riordino delle carriere, sblocco dei tetti dei salari. Salvini e Di Maio invece hanno spalmato 2,7 miliardi in 10 anni, per gli agenti. Noi abbiamo aumentato di 104 euro gli stipendi medi, la loro ipotesi è di appena 15 euro. Che differenza, eh?».
La verità, continua il governatore del Lazio, che pensa a Torre Maura e al suo pane calpestato perché destinato a qualcun altro «è che la criminalità non si risolve solo con l’ordine pubblico. La criminalità si combatte e si previene rigenerando le aree più difficili. Con un grande investimento nella polizia urbana delle città e nell’intelligence». E non impiegando gli agenti «per blindare i comizi del ministro, mentre c’è il far west in mezza Italia». Serve altro, insomma. Serve altro anche alla sinistra, per diventare “alternativa” e uscire dalle secche del 18%, tanto più ora che il governo traballa. «Ho chiesto che Conte riferisca alle Camere, visto che Salvini dice che il premier “non ha più la sua fiducia”. Questo significa che il governo non ha la maggioranza. Oppure vuol dire che sono buffoni, e che questa è l’ennesima buffonata». Ma se fosse vero, e fosse crisi, allora «io credo che bisognerebbe andare a votare». Il leader Pd lo ripete, anche se l’alternativa al voto fosse un governo tecnico. Ipotesi sempre nell’aria, quando un Paese è in crisi finanziaria, e che più volte ha finito con l’invischiare il Pd in esecutivi poco digeriti dalla base e dal Paese.
Stavolta no, assicura Zingaretti: «Io credo sarebbe meglio tornare dagli italiani ribadisce – sarebbe importante chiedere a loro, con le urne, la ricetta per salvare il Paese. Il Pd sta cercando di costruirla questa ricetta. La nostra lista unitaria alle Europee è solo l’inizio. Per essere pronti, quando sarà il momento».

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