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Se si fa leva sulla paura si apre alla dittatura

Written by Giuseppe Guzzetti.

Milano
Articolo di La Stampa.

«Ho fiducia nel futuro della Fondazione Cariplo, meno in quello del Paese. Perché, come ha detto Papa Francesco, se si fa leva sulla paura si apre la strada alla dittatura». Una mattinata alla Scala intitolata «Futuro (per il) prossimo», per raccontare Fondazione Cariplo e per salutare Giuseppe Guzzetti, che lascia dopo 22 anni la presidenza e che, aspettandosi «una fondazione di dopodomani ancora migliore di questa, perché piena di giovani generosi e competenti, due terzi donne e un terzo uomini», ha tracciato un bilancio delle iniziative più recenti.
Nei sei anni dell’ultima gestione, dal 2013 al 2018, la Fondazione ha erogato un miliardo di euro per finanziare 6714 progetti, ripartiti fra arte e cultura, servizi alla persona, ambiente, ricerca scientifica e tecnologica. Sono piani di mecenatismo, di housing sociale, per la formazione dei giovani, per il recupero e il rispetto dell’ambiente: sempre con uno sguardo attento alle comunità. Ma il tema che sta più a cuore a Guzzetti, l’uomo che, ha detto il sindaco Giuseppe Sala, «incarna un modo di far politica molto ambrosiano, con la sua capacità di essere ambizioso nel pensiero e poi di rimanere concreto nelle cose da fare», è quello della povertà infantile («21 mila bambini soltanto a Milano che non hanno abbastanza da mangiare gridano vendetta al Padeterno», lamenta il presidente), delle periferie e delle fragilità urbane, da risolvere «non facendo leva sulla paura ma sulla forza delle comunità», e sottolineando i valori «del privato che pensa al sociale, in collaborazione con gli enti pubblici».
Il presidente della Regione Attilio Fontana ha ricordato fra l’altro gli otto anni, anche quelli «all’insegna della concretezza e della sburocratizzazione», in cui Guzzetti ricoprì proprio quel ruolo che oggi lui assolve. Poi la cerimonia nella sala del Piermarini, alla presenza, tra gli altri, di Romano Prodi e dei vertici di Intesa, con Giovanni Bazoli, Gian Maria Gros-Pietro e Carlo Messina. Il coro di voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala ha cantato Johann Strauss, Rossini, Bizet. Sonia Bergamasco ha letto il passo dei “Promessi sposi” sull’approdo di Renzo oltre l’Adda e sul ruolo della Provvidenza, e il Coro La Nave composto da detenuti del carcere di San Vittore ha intonato un “Va’ pensiero“ molto emozionante, a cui si sono uniti, sul palco, alcuni artisti del coro della Scala e il direttore Bruno Casoni.
Guzzetti ha infine ripreso la parola, lanciando alcuni chiari messaggi, ancora sul tema dell’allarme sociale: «Un quindicenne ci ha insegnato come affrontare i fascisti che fanno leva sulla paura», ha detto. Ancora: «Questo Paese non avrà futuro senza l’Europa. C’è molto da cambiare, però dalla crisi non si esce distruggendo, ma perseguendo l’utopia degli Stati Uniti d’Europa, perché sull’utopia ha marciato il mondo, e l’utopia ci chiedono i giovani». Infine: «Confidiamo per il futuro nelle persone di buona volontà, che però non possono sostituirsi allo Stato. Nelle nostre comunità ci sono germi buoni, anticorpi robusti. Ma bisogna ricordare che quando i corpi intermedi s’infragiliscono va a rischio la democrazia. Tutti abbiamo bisogno di un esame di coscienza».