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Una nuova idea di Europa

Written by Partito Democratico.

PD
Il documento Pd consegnato da Nicola Zingaretti ai sindacati.

Un’Europa della sostenibilità sociale e ambientale: innovazione, conoscenza per la crescita e il lavoro.
Per rilanciare la crescita e l’occupazione servono politiche economiche più espansive imperniate su grandi investimenti comuni. In questi anni ci siamo battuti per superare le politiche di austerità, che hanno frenato l’uscita dalla crisi del 2008 e hanno determinato una riduzione del potenziale produttivo dell’economia, ottenendo l’introduzione della flessibilità. Occorre ora dare vita a un vero governo economico europeo, capace di sostenere il lavoro e lo sviluppo e di correggere gli squilibri sociali e territoriali che minano la crescita e la coesione dell’Europa.
Per questo non servono solo politiche migliori ma bisogna dotare l’Unione e l’eurozona di strumenti e risorse adeguati. Ecco i 6 capitoli delle nostre proposte.
1) Un piano straordinario di investimenti per la crescita, il lavoro l’innovazione e la sostenibilità
L’eredità della crisi, il rallentamento dell’economia italiana ed europea e l’esigenza di aumentarne il potenziale di crescita e di affrontare le sfide della sostenibilità sociale e ambientale richiedono un piano straordinario di investimenti in capitale umano, ricerca, infrastrutture, energie rinnovabili, welfare.
Per questo occorre costruire una sinergia tra il nuovo programma InvestEu, i fondi e i programmi europei per la ricerca, l’innovazione, le infrastrutture e la coesione, le politiche economiche e di bilancio nazionali e le regole che le disciplinano, la Banca Europea per gli Investimenti, la Bce e il Meccanismo Europeo di Stabilità.
In primo luogo, per garantire un adeguato finanziamento dei programmi europei e di InvestEu occorre garantire nel corso del negoziato sul prossimo Quadro Finanziario Multiannuale l’incremento del bilancio dell’Unione Europea al 1,3% del PIL europeo e l’introduzione di risorse proprie (ad esempio attraverso una tassazione delle multinazionali del web), come richiesto dal Parlamento europeo.
In secondo luogo, per rafforzare in modo significativo l’impatto di EFSI-InvestEu e dei fondi europei intorno agli obiettivi del piano di investimenti, occorre sviluppare le seguenti azioni:
– la Bei aumenterà le proprie emissioni con nuovi Eurobond che verranno acquistati dalla Bce;
– il finanziamento da parte degli Stati membri degli investimenti connessi al piano comune europeo verrà scomputato dal calcolo del deficit, nel quadro della prossima revisione del Patto di Stabilità, attraverso l’introduzione della Golden Rule. Inoltre, la procedura sugli squilibri macroeconomici dovrà essere rafforzata e resa più equilibrata e il concetto di posizione di bilancio aggregata dell’area euro dovrà essere valorizzato, in modo da spingere i paesi con un avanzo eccessivo delle partite correnti ad aumentare gli investimenti e la domanda interna. Infine, i criteri di sostenibilità sociale e ambientale dovranno avere un ruolo prominente nel coordinamento delle politiche economiche nel quadro del semestre europeo.
– Il rafforzamento della convergenza economica e di bilancio all’interno dell’euro area deve andare di pari passo con l’emissione di E-bonds da parte del Meccanismo Europeo di Stabilità con l’obiettivo di ridurre il differenziale del costo del servizio del debito tra gli Stati membri, fino ad arrivare gradualmente a una mutualizzazione di una quota del debito da utilizzare per i progetti di investimento comuni.
2) Una funzione di stabilizzazione per l’area euro: l’indennità europea di disoccupazione Vogliamo dare vita a uno specifico bilancio dell’eurozona per perseguire politiche anticicliche sostenendo il lavoro e gli investimenti nei paesi in recessione. In questo senso, consideriamo insufficiente l’attuale proposta emersa dall’eurogruppo di uno strumento per la convergenza e la competitività. Come indicato dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e da numerose istituzioni internazionali, consideriamo essenziale dotare l’area euro di una funzione di stabilizzazione comune, a partire dall’erogazione di una indennità europea di disoccupazione sulla linea della proposta avanzata dai governi italiani del Pd. Questa capacità fiscale dovrà partire con una dotazione pari allo 0,5% del Pil dell’area euro, e gradualmente rafforzarsi di pari passo con lo sviluppo di specifiche risorse proprie di bilancio.
3) Finanza per la crescita.
Proseguendo il lavoro di questi ultimi anni, che ci ha visto impegnati su temi come le regole bancarie e gli Npl a garantire meglio le specificità del sistema economico italiano, dobbiamo completare la rinoma delle regole dei mercati finanziari per evitare crisi e costosi salvataggi pubblici e per favorire gli investimenti nell’economia reale e di lungo termine.
Dobbiamo completare l’Unione bancaria attraverso l’introduzione di una garanzia europea sui depositi, e riformare le regole sulle crisi consentendo misure preventive (la cui legittimità è stata ora riconosciuta anche della Corte di Giustizia Europea) e eliminando il vincolo dell’8% di bail-in per l’uso del Fondo Unico di Risoluzione europeo nel quadro della prossima revisione della direttiva BRRD. L’integrazione del sistema finanziario europeo deve andare di pari passo con la tutela della sua diversità e con lo sviluppo del progetto della finanza sostenibile, che punta a indirizzare gli investimenti verso la sostenibilità ambientale e sociale.
4) Contro il dumping fiscale Occorre contrastare l’evasione, l’elusione e il dumping fiscale. I profitti delle grandi multinazionali, a partire da quelle dell’economia digitale, vanno tassati dove sono effettivamente realizzati e non spostati artificialmente in giurisdizioni a bassa tassazione. In questi anni il nostro impegno su questi temi è stato decisivo per approvare norme importanti come lo scambio automatico di informazioni sugli accordi fiscali tra gli stati e le multinazionali, la direttiva antielusione e quella contro il riciclaggio, la lista nera dei paradisi fiscali, che va attuata seriamente.
E’ ora essenziale adottare misure fondamentali, votate in Parlamento e bloccate in Consiglio, come la rendicontazione fiscale pubblica paese per paese, la base imponibile comune e consolidata per le imprese, e la digital tax, per consentire di tassare gli utili delle grandi imprese nel luogo dove hanno una interazione significativa con gli utenti anche in assenza di una presenza fisica.
In materia fiscale occorre superare la regola del voto all’unanimità in Consiglio passando a quello a maggioranza qualificata, come noi chiediamo da tempo e come proposto dalla Commissione europea.
Infine, per superare il dumping fiscale bisogna introdurre un’aliquota minima effettiva europea del 18% sulle imprese. 5) Un’Europa sociale Il rilancio del modello sociale europeo e il suo adeguamento alle sfide della modernità e centrale per rafforzare la crescita dell’economia e la sostenibilità del modello di sviluppo. Occorre garantire a ogni cittadino europeo una protezione sociale di base, attraverso la concreta applicazione dei principi contenuti nel Pilastro europeo dei diritti sociali adottato a Goteborg nel 2017 grazie alla nostra azione, un documento che include 20 Raccomandazioni su temi sociali quali occupazione, istruzione e formazione, salute dei suoi cittadini, protezione sociale, inclusione e partecipazione attiva nella società.
Le istituzioni, i Paesi UE e le parti sociali hanno preso impegno con una dichiarazione solenne a rispettare gli obiettivi delineati dalle Raccomandazioni del Pilastro, ma ora servono azioni legislative e adeguate risorse, trasformando dunque i principi elencati nel Pilastro in veri e propri diritti, fruibili ed effettivi per tutti. Rilanciamo il nostro progetto di Europa sociale con proposte concrete, tra cui:
● l’adozione di un salario minimo europeo, già proposta dal PSE, quale misura indispensabile di contrasto al fenomeno dei workingpoor; ● insieme al salario minimo occorre introdurre anche efficaci misure universali di contrasto alla povertà per coloro che non lavorano e versano in condizioni di indigenza;
● creazione di un sussidio europeo contro la disoccupazione, che funga da stabilizzatore automatico in tempo di crisi e che serva ad assorbire gli shock;
● misure per garantire parità di salario a parità di lavoro fra uomini e donne e varare un piano europeo per l’equità nelle retribuzioni e per affrontare le eccessive disparità di reddito;
● chiediamo una vera e propria proposta di direttiva quadro sulle condizioni di lavoro dignitose in tutte le forme di occupazione;
● sostegno concreto alle persone con disabilità e delle loro famiglie, così che possano partecipare appieno alla vita civile, politica, economica, sociale e culturale della comunità, proprio come ogni altro cittadino;
● misure ancora più incisive per la lotta al dumping sociale e alla concorrenza sleale, anche interna all’UE, su cui si sono compiuti passi significativi già nella trascorsa legislatura con l’adozione delle modifiche alla Direttiva sul distacco dei lavoratori, le proposte di modifica al Regolamento europeo sul coordinamento dei regimi di sicurezza sociale e sull’istituzione di un Autorità Europea del Lavoro (ELA);
● condizioni chiare e tutele adeguate anche per i lavoratori transfrontalieri, sia tra paesi UE che extra UE;
● una Strategia europea di ampia portata per garantire l’accesso a un’abitazione adeguata a tutti i cittadini europei;
● Disincentivare le “delocalizzazioni opportunistiche” tra Paesi membri dell’Unione.
Un passo più ambizioso e lungimirante sarà collegare tutti gli elementi già disponibili a vari livelli sotto il nuovo “ombrello” simbolico dell’Unione sociale europea che sia il bilanciamento dell’Unione economica e monetaria e che riequilibri la UE verso i valori e i diritti sociali.
Tutte queste proposte potrebbero finalmente fornire una risposta concreta e tangibile alla domanda di protezione che viene dalle nostre società, capace di ridurre i timori e le ansie che rappresentano la principale benzina delle forze nazionaliste e populiste, la prova concreta dei benefici dell’integrazione.
Il Parlamento europeo ha inoltre adottato il nuovo Fondo Sociale Europeo Plus, che diventerà il motore per finanziare i programmi UE in ambito sociale. Una delle nostre priorità sarà quella di dispiegare la Garanzia per i Bambini, la proposta del Gruppo S&D con un bilancio dedicato di 6 miliardi di euro. Spezzare la situazione di svantaggio di oltre 25 milioni di bimbi in Europa attraverso un approccio innovativo nell’affrontare tutti gli aspetti della povertà infantile, assicurando a tutti i bambini
nell’UE a rischio di povertà accesso gratuito ad assistenza sanitaria, istruzione, assistenza per l’infanzia, alloggio ed alimentazione adeguata e che si affiancherà alla Garanzia giovani che abbiamo già avviato nella scorsa legislatura.
Un’altra priorità sarà l’approvazione di una direttiva europea a contrasto della violenza di genere perché questa materia sia normata in ciascuno Stato membro.
Sul piano economico proponiamo:
● Un piano straordinario di investimenti in capitale umano, ricerca, infrastrutture, energie rinnovabili, welfare orientato all’innovazione e alla sostenibilità ambientale e sociale.
● L’emissione, in questo quadro, di nuovi Eurobond da parte della Banca Europea degli investimenti che saranno acquisiti dalla Banca Centrale Europea.
●L’incremento del bilancio dell’Unione Europea al 1,3% del PIL europeo e l’introduzione di risorse proprie (ad esempio attraverso una tassazione delle multinazionali del web) per non pesare ulteriormente sulle finanze nazionali.
● La trasformazione del Patto di Stabilità in Patto di Sostenibilità e crescita, con lo scomputo degli investimenti dal calcolo del deficit a partire da quelli collegati al piano europeo, e con misure per correggere gli avanzi eccessivi delle partite correnti con maggiori investimenti.
● La creazione di uno specifico bilancio dell’Eurozona per politiche anticicliche e di stabilizzazione imperniato su una indennità europea di disoccupazione, come proposto nel Manifesto del Partito del Socialismo Europeo.
● L’emissione di E-bonds da parte del Meccanismo Europeo di Stabilità con l’obiettivo di ridurre il differenziale del costo del servizio del debito tra gli Stati membri, fino ad arrivare gradualmente a una mutualizzazione di una quota del debito da utilizzare per i progetti di investimento comuni nel quadro di un rafforzamento della convergenza economica e di bilancio tra gli stati membri.
● Il completamento dell’Unione bancaria e l’attivazione della garanzia europea sui depositi.
● Contro il dumping fiscale sosteniamo l’introduzione di aliquota minima sui profitti delle imprese, la tassazione nel Paese in cui si generano i profitti e l’introduzione di una vincolante normativa europea anti elusione fiscale.
● La concreta applicazione, sulla base anche di norme europee vincolanti, dei principi contenuti nel Pilastro europeo dei diritti sociali, adottato a Goteborg nel 2017.
6) Per un’Europa Verde, sostenibile per le persone e per il pianeta.
L’obiettivo è la transizione verso un modello di produzione e consumo che crei benessere per tutti e rispetti i limiti del nostro pianeta. Avanziamo la proposta di un patto per lo sviluppo sostenibile che metta al centro del prossimo quadro finanziario pluriennale la transizione ecologica e sociale e la lotta al cambiamento climatico, tenendo insieme ambiente e persone.
La società sostenibile richiederà istituzioni capaci di concepirla, sostenerla ed organizzarla: creare un semestre europeo basato sulla sostenibilità, attraverso nuovi strumenti analitici e una nuova struttura di governo. In questo nuovo semestre, gli stati membri dovranno quindi dimostrare di avere orientato le proprie politiche e i propri investimenti nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile e saranno controllati sui risultati raggiunti in questo senso, non più sul rispetto delle politiche di austerità. La sostenibilità sarà quindi il faro guida per tutte le politiche, europee ed a livello di stati membri.
Oggi l’umanità usa l’equivalente di 1,7 pianeti. Con un consumo globale di risorse materiali aumentato di quattordici volte tra il 1900 e il 2015, e che secondo le proiezioni dovrebbe più che raddoppiare tra il 2015 e il 2050. Serve cambiare radicalmente questo trend nel più breve tempo possibile.
La strada da percorrere è quella di una transizione verso un nuovo modello circolare di utilizzo dell’energia e delle risorse naturali, che mantenga i materiali e il loro valore in circolazione il più a lungo possibile.
L’UE ha capito la difficoltà della sfida che ha davanti a sé. Per questa ragione si è fatta promotrice dell’ambizioso accordo globale sul clima, sottoscritto durante la COP 21 di Parigi nel 2015, così come della definizione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs). Noi continuiamo a pensare che il raggiungimento degli obiettivi degli SDGs debba essere la nostra priorità politica, l´unico modo per coniugare crescita economica, inclusione sociale e protezione dell´ambiente.
Secondo le stime la realizzazione degli SDGs nei settori alimentare, agricolo, energetico, dei materiali, delle città, della salute e del benessere potrebbe aprire opportunità di mercato per oltre 10 000 miliardi di euro.
Durante la legislatura, sotto la spinta decisiva del Gruppo S&D, si sono definiti gli obiettivi del nuovo pacchetto Clima-Energia 2030 ed ha trovato attuazione il Piano d´azione sull´economia circolare. Innalzamento dei target di riciclaggio, riduzione dei conferimenti in discarica, lotta all´inquinamento da plastica dei nostri mari e misure incisive per diminuire lo spreco alimentare sono solo alcune delle misure che grazie al contributo decisivo della delegazione del PD hanno trovato attuazione nella legislazione europea.
Recentemente al Parlamento europeo abbiamo proposto di portare gli obiettivi di riduzione della CO2 al 55% nel 2030 e alla completa decarbonizzazione nel 2050.