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Per Genova, per ricominciare

Written by Chiara Braga.

Chiara BragaC’è un filo rosso che lega la tragica vicenda di Genova e le questioni locali che hanno tenuto banco questa settimana: Pedemontana, Tangenziale di Como, Tremezzina. Lo dico con il massimo rispetto per le vittime e per una città duramente colpita che dopo oltre un mese dal crollo del ponte Morandi, con grande dignità, continua a chiedere risposte chiare e certezze per il futuro.
E con la consapevolezza che di fronte ai problemi concreti che vivono le persone, siano esse tragedie come quelle di Genova o disagi minori come quelli di chi abita e si muove sul nostro territorio, serve a poco additare colpevoli se nello stesso tempo non si riescono a indicare soluzioni.
Quello che colpisce e sconcerta in questi giorni è la totale mancanza di responsabilità da parte di chi oggi ha l’onere di governare il nostro Paese. Su Genova assistiamo da giorni ad uno scontro interno alla maggioranza e tra il Governo e le istituzioni locali – Presidente della Regione Liguria e Sindaco di Genova – che paralizza ogni decisione necessaria e urgente per aiutare la città a rialzarsi. Un decreto legge di cui abbiamo solo anticipazioni dai giornali, di cui a quanto pare nemmeno i ministri conoscono il testo ma di cui sappiamo per certo che non avrà al suo interno nessuna risposta chiara su come si procederà alla demolizione e alla ricostruzione del ponte Morandi. Dopo le uscite improvvide di queste settimane di Ministri e vicepremier abbiamo assistito all’irrispettosa sceneggiata del plastico del Ponte nei salotti televisivi, con il Ministro Toninelli capace addirittura di fare ironia social sull’altra questione brandita come una clava in queste settimane, quella della revoca delle concessioni autostradali (altro tema di cui nel Decreto legge pare non esserci nemmeno una parola) mentre ride soddisfatto. Di che cosa ride?
Una guerriglia di potere sul nome del Commissario alla ricostruzione, con le incredibili parole del Presidente del Consiglio Conte battute dalle agenzie solo qualche minuto fa: “Alto, bello, biondo, occhi blu? Vediamo, aspettiamo ancora. Non abbiamo ancora l’identikit preciso del commissario per la ricostruzione del ponte di Genova (…) Non ho ancora fatto un cronoprogramma esatto. Voglio stupirvi”.
E invece a stupirci è l’incapacità, di fronte alla tragedia di Genova, di unire le energie e le migliori esperienze di cui lo Stato dispone, per lavorare concretamente alle misure che Genova chiede con forza: ricostruzione del Ponte, realizzazione di infrastrutture, misure per il Porto e per le imprese in difficoltà, soluzioni alle famiglie sfollate, rafforzamento delle misure sociali e sanitarie. Questa settimana, nell’attesa di conoscere i contenuti reali del decreto legge varato dal Governo, andrò a Genova in rappresentanza del PD in visita istituzionale con le Commissioni Infrastrutture e Trasporti della Camera: sarà una prima occasione per raccogliere in maniera diretta dal territorio le richieste a cui dare risposte con la conversione in legge del decreto, obbligando la maggioranza e il Governo ad abbandonare i panni della propaganda per iniziare a risolvere davvero i problemi.
La stessa cosa che abbiamo chiesto al Governo su questioni che toccano più da vicino il nostro territorio: Pedemontana, Tangenziale di Como, variante della Tremezzina. Sempre l’evanescente Ministro Toninelli audito in Commissione ha fornito risposte preoccupanti su queste infrastrutture strategiche per la mobilità e l’attrattività del territorio comasco e lombardo. Scarsa conoscenza dei temi e un pregiudizio ideologico sulle “grandi opere” che rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti in questi anni per fare passi in avanti su questi progetti. E poco importa che la Lega – al governo a Roma e in Regione – continui a diffondere rassicurazioni: la gratuità del primo lotto, promessa da tutto il centrodestra unito - Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia - alle ultime elezioni regionali, viene negata categoricamente dalle parole del Ministro, così come un impegno finanziario e politico del Governo sul completamento delle Tangenziali di Como e Varese. Sulla Tremezzina la superficialità delle parole del Ministro Toninelli non può cancellare l’impegno di questi anni: i Governi del PD hanno stanziato i 210 milioni per finanziare l’opera (la misura era contenuta nello Sblocca Italia di cui io sono stata relatrice in Parlamento), Regione Lombardia si è impegnata a garantire le altre risorse necessarie, gli amministratori locali – in primo luogo Mauro Guerra come parlamentare e Sindaco di Tremezzina, - hanno accompagnato con la Provincia di Como, ANAS e la Soprintendenza tutti i passaggi necessari a superare le criticità del tracciato e paesaggistiche; oggi abbiamo un progetto condiviso da tutti e le risorse per realizzarlo.
Ci sono meriti e responsabilità diverse, sono come sempre gli atti che parlano; credo sia bene ricordarlo a chi anche in questi giorni pensa che convenga di più dire che tutti sono “grigi”. E tuttavia la cosa più importante è non disperdere il lavoro fatto e far prevalere gli interessi di questo territorio; è l’appello che anche qui faccio a tutti i colleghi parlamentari e agli altri rappresentanti delle istituzioni, delle forze economiche e sociali di Como.
Credo che la strategia della “distrazione di massa” che abbiamo visto sapientemente applicata in questi mesi dalla maggioranza Lega-5S non possa durare in eterno; i nodi e le questioni concrete hanno una potenza alla lunga maggiore dei post e dei tweet, specie di quelli che raccontano una realtà diversa da quella che è (tipo i bagni di folla che sono in realtà una piccola claque organizzata) credendo che i cittadini siano degli allocchi da potere ingannare per sempre.
Ci sono molti modi di fare opposizione e non ho nessuna ricetta miracolosa; credo in sincerità che il PD non abbia ancora trovato la giusta dimensione per contrastare dentro le istituzioni una destra così arrogante e irrispettosa delle regole basilari della democrazia rappresentativa. Penso che dobbiamo sforzarci di trovare in fretta il modo di costruirci dall’opposizione un profilo che risulti convincente per il nostro elettorato, il nostro popolo che nonostante tutti gli errori e difetti continua a sostenerci; ma anche in grado di tornare a parlare con persone, mondi, fasce sociali deluse da noi ma che non si riconoscono in questa Italia rancorosa e impaurita. Io credo che a servizio di questo progetto debba mettersi il PD, non altro; “Che l’inse?” direbbero a Genova, “Si comincia?”. Il 30 settembre saremo in piazza per incominciare, con questo spirito e con questo obiettivo.

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