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Il compito del PD in Parlamento e nel Paese

Written by Chiara Braga.

Chiara BragaForse nei prossimi giorni l’Italia avrà un nuovo Governo. Lega e Movimento 5 Stelle si stanno esercitando ormai da giorni nella scrittura di un “contratto” di governo, dopo aver tenuto in stallo il Paese per oltre due mesi ed aver dato ampiamente prova di immaturità istituzionale, oltre che di sostanziale disinteresse alle esigenze reali e concrete dei cittadini che pure vorrebbero rappresentare. Dopo molti tira e molla pare stia per nascere un Governo “giallo-verde”, con la benevola accondiscendenza di Berlusconi e di cui ancora non si conosce la composizione. Devo dire che è abbastanza surreale l’affannosa ricerca in queste ore di un nome “terzo” da proporre per la carica di Presidente del Consiglio, dopo anni di feroce opposizione e di campagna elettorale contro premier “non eletti dagli italiani”.
Per fortuna la composizione dell’esecutivo passerà, come sempre, dal vaglio del Presidente della Repubblica, una garanzia fondamentale per evitare il rischio di una pericolosa deriva antieuropeista ed irresponsabile nelle scelte future, soprattutto sul fronte della politica estera ed economica. Non mi sono mai augurata la formazione di un Governo di questo tipo, pur riconoscendo ovviamente la nettezza dell’esito elettorale; l’ho sempre considerato un danno per l’Italia e credo anche per l’Europa, specie in un momento così critico per la tenuta e il rilancio del progetto europeo. Forse, come sostengono alcuni nel nostro Partito, questo era davvero l’unico sbocco possibile dal post elezioni; io non ne sono convinta, nemmeno ora, ma se anche così fosse, indipendentemente dal comportamento del PD in queste ultime settimane, considero un male e un pericolo per l’Italia la formazione di un Governo nel quale la golden-share è affidata ad una forza di estrema destra come la Lega, pur se votata “soltanto” dal 17% degli italiani. Significa riconoscere a quella destra un peso e un ruolo di egemonia nel panorama politico italiano che va molto oltre gli orientamenti dagli elettori; una forza che certamente si salderà con le posizioni simili presenti in una (larga) parte del Movimento grillino e che condizionerà in negativo molte scelte dei prossimi anni, proprio in quegli ambiti nei quali invece, in questi anni di governi di centrosinistra, si era aperta una strada coraggiosa di riforme e di conquiste importanti: diritti, giustizia, ambiente, solo per citarne alcuni.
In queste ore in cui i protagonisti di questo ipotetico “governo del cambiamento” dicono di essere intenti a “scrivere la storia” e una parte dei loro oppositori prefigurano rovinosi fallimenti in tempi rapidi, io continuo ad essere molto più preoccupata di come si gestiranno nell’immediato questioni rilevantissime come la vicenda dell’Ilva, caso emblematico di quanto la realtà sia infinitamente più complessa e controversa degli slogan e dei tweet di ordinanza.
Sull’Ilva, in questi anni, Movimento 5 Stelle e Lega hanno avuto sempre posizioni divergenti: l’uno era per la chiusura immediata dell’attività, l’altra a sostegno totale delle ragioni della produzione industriale e della quasi irrilevanza della questione ambientale.
Da sempre sono tra coloro che ritengono indispensabile coniugare in forma nuova lavoro e ambiente e salute. All’Ilva e a Taranto la possibilità di un sostanziale miglioramento ambientale e delle condizioni di salute dei cittadini passa esclusivamente dalla continuità produttiva; è la storia del nostro Paese, delle decine di grandi siti industriali dismessi oggi abbandonati e nei quali non ci sono le risorse necessarie nemmeno per le più urgenti operazioni di bonifica e di risanamento ambientale, ad indicarci la sola strada percorribile. Oggi probabilmente sarà semplice per Salvini e Di Maio trovare un apparente accordo, tra posizioni pur così diverse, da infilare nel “contratto per il governo del cambiamento”, ma quando saranno posti di fronte a scelte concrete, alla realtà di lavoratori, famiglie e persone che rischiano di perdere il lavoro e che nello stesso tempo pagano sulla loro pelle gli effetti drammatici dell’inquinamento ambientale, ad investitori e istituzioni pubbliche non sempre sufficientemente responsabili, nemmeno noi, che faremo un’opposizione senza sconti, potremo augurarci semplicemente che “vadano a sbattere”.
In fondo la differenza tra noi e le forze politiche che abbiamo sempre contrastato e che dovremo continuare a contrastare con forza in Parlamento, sta proprio qui.
Anche se non sarà più responsabilità nostra farci carico di proporre soluzioni spesso difficili e impopolari a questioni complesse (sull’Ilva al Ministro Calenda, e al Governo, va tutto l’apprezzamento e il sostegno per come si è cercato di gestire una vertenza così complicata, in condizioni, anche politiche, per nulla facili) una forza come il PD non può limitarsi a criticare e a demolire. Un’opposizione inflessibile e utile come quella che dovremo fare, ha bisogno di basi solide, di proposte e di idee alternative. Ha bisogno di mantenere e in qualche caso ricostruire da capo un rapporto con la società; ha il compito non di dar voce agli scontenti di turno ma di mettere insieme bisogni e punti di vista che non trovano più o non trovano ancora rappresentanza, di contribuire a migliorare e a cambiare le proposte di chi avrà la responsabilità del governo. Vedremo quale sarà il quadro che avremo davanti da qui a qualche giorno, ma sono convinta che questo dovrà essere il compito di cui il PD dovrà farsi carico nei prossimi mesi, in Parlamento e non solo.
Per far questo non sarà indifferente il percorso che sceglieremo di seguire per ripartire dopo la bruciante sconfitta del 4 marzo e dopo queste ultime settimane, così laceranti per il nostro partito. Sabato 19 maggio ci sarà l’Assemblea nazionale, che deciderà se eleggere in quella sede il nuovo Segretario o indire immediatamente il Congresso. Personalmente penso che al nostro Partito serva un Congresso, vero e utile, non una conta sulle persone o sugli schieramenti interni. Non intendo affatto sminuire i passaggi congressuali del recente passato, ma oggi siamo di fronte ad uno scenario che è completamente diverso da solo un anno e mezzo fa e forse ci servono strumenti e metodi nuovi, persino per comprenderlo fino in fondo. Dobbiamo sciogliere nodi e questioni che non riguardano solo noi, ma anche il nostro rapporto con la società, con le altre forze politiche della sinistra e con tutte quelle alternative alle destre, dentro e fuori dai confini nazionali. Abbiamo bisogno di un tempo ragionevole e di profondità nel nostro lavoro, dell’impegno e della generosità di tutti, a partire dalle figure più autorevoli che hanno avuto e continuano ad avere un ruolo e un peso nella nostra comunità politica. L’Assemblea di sabato segnerà un passaggio fondamentale di questo cammino; mi auguro davvero possa aiutarci a ripartire con il piede giusto e nella direzione che serve a noi, alla sinistra e all’Italia.

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