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Le decisioni sul futuro del nostro ruolo vanno prese in Direzione

Written by Emanuele Fiano.

Emanuele Fiano Condivido il passaggio che farà il PD nella Direzione Nazionale, mi pare evidente che decisioni sul futuro del nostro ruolo debbano passare dallo strumento di decisione collettiva che ci siamo democraticamente dati. Il movimento Cinque Stelle invece ha appena annunciato che il proprio programma verrà votato sulla piattaforma Rosseau.
Non è la stessa cosa, non è una differenza da poco, non è un caso, noi siamo diversi. Abbiamo portato al Presidente Fico un programma; se loro lo approvassero lo sapremmo solo dall’esito di una piattaforma digitale di cui nessuno conosce il dato di trasparenza, di cui nessun organo terzo controlla il funzionamento.
Erano partiti dallo streaming, sono arrivati all’editing.
Lo dico con rispetto di chi nel mio Partito ha posizioni diverse dalla mia, lo dico senza spocchia e senza arroganza, convinto che discutere tra di noi sia il sale della nostra natura, e che chi interpreta il rapporto tra idee diverse nel PD come guerra e come offesa dell’altro o come denigrazione o irrisione, sbagli.
Io sono contrario a fare un governo con i Cinque Stelle. Per motivi politici.
Perché sono contrario?
Perché penso che se va avanti questa ipotesi noi perderemo identità, perché si annacquerà la natura del nostro posizionamento politico, perché avremo fatto prevalere una scelta di funzione politica, il governo del paese, su di una scelta di identità politica; avremo scelto di non chiarirci bene chi siamo oggi, dove ci poniamo oggi, quali siano oggi le idee guida di una di sinistra moderna ed europea. Essere in politica non deve identificarsi unicamente con il governare.
Io penso che se andassimo al governo noi non rifletteremmo più su di noi, penso che l’uscita dalla fase della sconfitta attraverso l’entrata al governo verrebbe interpretata come un abbraccio a chi ha detto che tutto quello che abbiamo fatto è sbagliato, ma lo dico in senso politico, non come rivalsa, non per dire che con quei brutti e cattivi che ci hanno denigrato io non ci vado, lo dico per considerazione di merito. Su di loro e su di noi.
Io vorrei mantenere viva l’idea che stare a sinistra significhi pensare ad un grande disegno di futuro. Riconoscendo i nostri errori ma non abdicando ad una visione di sinistra ristretta a trovare soluzioni giorno per giorno, senza una nuova fase costituente dei nostri valori fondanti e della nostra visione.
Il 75 percento dell’elettorato italiano ha votato contro le politiche dei nostri governi ed ha votato a favore di chi vi si è opposto, non possiamo accettare che l’uscita per il PD dalla sua crisi sia semplicemente la coabitazione tra chi ha sostenuto le riforme sui diritti civili, le riforme costituzionali, il Jobs Act, la Buona scuola, la riforma della giustizia, la riforma del sistema culturale etc e chi le ha considerate il male assoluto dell’Italia.
Così sembrerebbe che il più grande partito della sinistra italiana accetti una soluzione, o anche una mediazione sui problemi interpretata da chi ha fatto del populismo la propria cifra. Facendo governare la pancia. Decidere le piattaforme. Annullando le differenze tra le idee, considerando la democrazia rappresentativa il passato e quella diretta il futuro, la trasparenza dei partiti un optional, l’assetto internazionale una variabile libera, che nel 2017 li fece presentare una mozione contro la NATO e nel 2018 li ha fatto diventare atlantisti.
L’On. Carelli ha appena detto oggi che Buona Scuola e Jobs Act vanno cancellati.
Dove siamo posizionati noi su questi temi? Accettiamo di cancellarli? Io no.
Cosa pensiamo noi di valori come libertà individuale e libertà economica, nazione, sovranità, democrazia rappresentativa, etc etc.? E cosa ne pensano loro?
A me non è chiaro.
So bene che abbiamo presentato al Presidente Fico i nostri 100 punti, aspetto le loro risposte ma suggerisco di non abdicare ad alcuni principi.
E poi non facciamo l’errore di confondere la responsabilità con con il pragmatismo. Di Maio offre “contratti alla tedesca”, ma lui non è la Merkel, i 5S non sono la CDU. Qui non si tratta di dare un governo al Paese, ma di decidere di far andare loro al governo, con noi di scorta, con il loro bagaglio populista.
Conosco la legittima critica di chi paventa il rischio per il paese di un governo dei grillo-leghisti. È una considerazione forte, utile, ma la mia domanda è: noi con i Cinque Stelle riusciremmo a produrre cambiamento nella direzione da noi individuata? Di Maio che produce un programma di governo, neutro come l’acqua distillata, che deve andare bene sia alla Lega che a noi, è attendibile come interlocutore ? Per lui è uguale scrivere un programma con noi e con lui? È plausibile questo in politica?
Sicuramente sbaglio io, ma, a prescindere dal fatto che l’altro forno con la destra non è per niente chiuso, essere interpretati come il partito che alla fine sceglie comunque il governo, magari ci restituirà una funzione, ma non ci restituirà un’anima.

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