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Si è interrotto il fluido magico della fiducia

Written by Antonio Cavaliere.

Antonio CavaliereL’ultima volta che ci siamo riuniti per argomentare di politica, mi pare sia stato dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, sembra ieri, invece è l’altro ieri.
Parto da qui per fare le mie quattro considerazioni (ne avrei molte di più da fare).
1. A commento del risultato sul referendum, rappresentanti autorevoli, affermarono che si trattava di una pesante sconfitta politica. Tutti in quella occasione, con argomentazioni diverse, abbiamo fatto i nostri commenti ed abbiamo accennato alla necessità di cambiare. Non mi attardo nel riportare cosa ci proponevamo di cambiare, ma era collegiale la convinzione che trattandosi di sconfitta politica bisognava cambiare politica.
Ci sono state anche altre sconfitte alle elezioni amministrative. Invece siamo rimasti immobili a rimuginare vendette, riscatti, riprese e speranze varie. Questo dimostra semplicemente che il gruppo dirigente non ha svolto il ruolo dirigente, non facendosi carico dell’interesse e della prospettiva del partito mettendo mano ad una modifica strategica della politica del PD, pur lasciando che il buon Gentiloni continuasse la sua positiva azione di governo. Quindi non si è stato in grado di prendere atto che era necessario apportare dei cambiamenti visibili, l’effetto immediato di questa incapacità è stata la perdita della fiducia. La fiducia è quel fluido magico che circolando, collega e tiene uniti popolo e partito in regime di democrazia rappresentativa.
2. La recente sconfitta elettorale affonda radici profonde ed è affiorata già nella non vincita del PD alle elezioni del 2013, quando i provvedimenti del governo Monti con la riforma Fornero, hanno cominciato a strozzare il tubicino che faceva circolare il fluido della fiducia tra il mondo dei lavoratori dipendenti ed il Partito Democratico. Un’altra strozzatura, il tubicino del fluido della fiducia tra mondo del lavoro e PD lo ha subito con il Jobs act. Non sono bastati tutti i provvedimenti successivi per ricreare fiducia in una parte sempre più ampia di popolazione, che ha continuato a subire e a patire le disuguaglianze e l’impoverimento, impoverimento che tocca purtroppo anche chi ha un lavoro.
3. Molta importanza va attribuita all’assetto del partito che, con la questione generazionale, ha mancato l’obiettivo di ammodernare il modo di far politica, in quanto ha forzosamente impoverito il collettivo di competenze e di flessibilità. Il partito liquido è un partito più rigido, sono mancate le capacità di scambio e di elaborazione in senso orizzontale (tra gli iscritti e militanti) e verticale (tra iscritti e gruppo dirigente) nel partito e tra il partito e la società che il partito vuole rappresentare. Le primarie per eleggere il segretario nazionale sono un irrigidimento del sistema, perché non consente uno scambio tra i diversi livelli dell’organizzazione. Il segretario ritiene che, siccome sono eletto dagli elettori (non tutti iscritti), a loro rendo conto. Così non può funzionare per apportare aggiustamenti e perfezionamenti alla linea politica di una società esposta continuamente a modifiche. Infatti le conflittualità interne al partito si sono moltiplicate generando sfiducia interna ed esterna. Le primarie vanno bene per scegliere candidati sindaci, candidati presidenti e candidati deputati.
Quindi anche nel partito è stato strozzato il percorso del fluido magico rappresentato dalla fiducia.
4. Infine, pongo la questione di grande attualità che attiene la posizione del partito nel quadro politico istituzionale. Deve stare sull’Aventino o deve appoggiare un governo.
Non deve fare né l’uno e né l’altra cosa, deve fare il PARTITO POLITICO, partito di centrosinistra che ha partecipato alle elezioni chiedendo voti per attuare un programma di governo e dare un futuro al paese.
Deve esplicitare una sua iniziativa politica, che lo deve rendere protagonista nel panorama politico, deve mettere in campo proposte di riforme che rivolgano attenzione verso il mondo del lavoro e degli strati popolari della società.
Ha fatto molto bene Dario Franceschini nell’intervista al “corriere della sera” a porre il tema della legislatura costituente per realizzare le riforme. Il Pd ha il dovere, verso i suoi elettori e verso il paese di assumere l’iniziativa politica per rivendicare la realizzazione del suo programma. Il PD non può dichiarare che si disinteressa, che va sull’Aventino perché ha subito una perdita di voti. Poi se l’iniziativa e le condizioni politiche contingenti portano a poter realizzare dei punti programmatici si può anche dare un appoggio finalizzato ad un governo. Il PD deve mostrare capacità di iniziativa e di penetrazione nella società e nei suoi problemi (Lavoro, Sud, Immigrazione, Giovani, Sicurezza). Questo è l’unico modo per rimettere in circolazione il fluido magico della fiducia. Area Dem deve essere il principale protagonista per attivare questo processo virtuoso.