La Sinistra è a terra

Giocare anche il secondo tempo. Diciamolo: l’impresa di suo, non ama la concorrenza, anche quella del Capitale umano, indispensabile per innovare. Ma, è fragile la rappresentanza politica (2°), concepita alla vecchia e meritoria maniera: tutelare e proteggere deboli ed esclusi. E attendere che lo siano. Con il profluvio che sappiamo di ragioni e racconti, tutti veri e difensivi, negativi. La loro speranza? Che vada io al potere, a governare. Sappiamo che non è così, e che i lavoratori hanno più bisogno di promozione che di protezione (copyright Marco Bentivogli), più di partecipazione che di distribuzione; e l’impresa più di risorse collaborative che di manodopera tipo merce. Così, alla Sinistra sono mancati (in positivo): l’emancipazione del lavoro (responsabile, utile allo sviluppo delle forze produttive); il conflitto (di merito, costruttivo); la società (dialogica e fondata su reti e autonomie). Ha mitizzato (sterilizzato) l’uguaglianza e pensa ancora che la Democrazia debba sfociare in qualche forma di comunitarismo o Socialismo. Il filosofo Franco Volpi ebbe a dire il contrario: dalle idee socialiste protettive (e quindi centraliste) alla Democrazia radicata, aperta, plurale.
Con Galli Della Loggia penso che, se non è la Politica a impostare il futuro, sgomitiamo, arranchiamo e ci facciamo male. Così, la Sinistra ha più responsabilità dell’impresa e dei sindacati. E gli altri Partiti? C’è un problema. Il sistema dei Partiti (3°) non è in regola e non è all’altezza della Politica che serve. I Partiti decidono e s’immischiano nella PA, senza il “concorrere con metodo democratico” previsto dall’art. 49 della Costituzione: vita interna, obbligo di bilancio, contendibilità vera, responsabilità amministrativa. Finiscono per fare i tram delle carriere. Non ci siamo. Caricano di rischi il Paese e non ne rispondono. È contrario al D.lgs. 231/01. Devono fare il DVR (Documento di valutazione dei rischi). Con un’aggravante: l’organizzazione interna è spesso inconsistente. Finite le narrazioni (prospettive definite a tavolino), dove e come attingono alle competenze per governare?
Infine, rispetto alle scelte di Governo, il problema è di decisioni e progetti, certo non di risorse (4°). I soldi per fare le cose ci sono e un po’ si perdono in rivoli di spreco e (dicunt) corruzione. Non penso a Sicilia e dintorni e nemmeno alle burocrazie ministeriali. Non mi permetto. Con Sabino Cassese, dico che possiamo tagliare i rami bassi della PA. Milano ha uno sproposito di 134 Comuni (uno ogni tre chilometri in linea d’aria!) e dice di non poter realizzare la Città Metropolitana perché non ha risorse.
Sala proponga a Fontana un progetto visionario che renda la Lombardia leader in Europa: infrastrutture innovative per il trasporto di merci e persone, il riassetto idrogeologico e la vivibilità ambientale; per gestire e rendere belli e sostenibili i rischi in cui siamo. Così non va. E le risorse?
Proponga di aggregare i Municipi, a partire da Milano: da 134 a 20 / 30; per vedere bene i problemi, lavorare in gruppo e trasparenza (senza licenziare), rilanciare l’utilità e il ruolo della PA e risparmiare un miliardo l’anno (Politecnico). Si guardi attorno: a questo miliardo se ne aggiungeranno molti altri. Non vada a Roma con il cappello in mano. Lanci un Crowdfunding (investi su Milano e la Lombardia). Che segnale ai cittadini e ai mercati!