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Parco della scienza

Written by Associazione Democratici per Milano.

Post ExpoL’elaborazione del lutto è stata veloce. Persa Ema si guarda al più grande Parco della scienza, del sapere e dell’innovazione del Paese. Milano si consola e rilancia. Ieri, a Cascina Triulza, nell’area che per sei mesi ha ospitato Expo, è stato presentato il masterplan di un pezzo di città del futuro. Tre grandi funzioni pubbliche, Human Technopole, il Campus dell’Università Statale con le facoltà scientifiche, l’ospedale Galeazzi, intrecciate con funzioni private in gran parte dedicate alla farmaceutica, alla tecnologia, alla ricerca e attraversate da un parco lineare di un chilometro e mezzo che ricoprirà di verde l’asfalto del Decumano.
Nella cittadella avveniristica il piano terra di tutti gli edifici privati si trasformerà in spazio pubblico e i percorsi all’interno del sito saranno predisposti per mezzi senza guidatore. Sarà il primo quartiere al mondo a guida autonoma.
Ci sono voluti meno di due anni dalla chiusura di Expo per arrivare al masterplan che ridisegna l’intera area. Arexpo, la società a partecipazione pubblica proprietaria dei terreni, ha predisposto un bando di gara per la realizzazione del masterplan e l’attuazione del progetto. A vincere è stata la cordata guidata dagli australiani Lendlease. Per la gestione della concessione di 99 anni verseranno nelle casse di Arexpo 671 milioni di euro che in base all’inflazione presunta diventeranno 2 miliardi nel 2117. Altri 2 miliardi di euro sono gli investimenti che dovrà affrontare il colosso australiano per realizzare le opere a esclusione delle funzioni pubbliche. A investire su Human Technopole è il governo con un finanziamento di un miliardo e mezzo in dieci anni. Il trasferimento del Campus della Statale costerà tra i 350 e i 380 milioni. Il Galeazzi ha acquistato le aree per 25 milioni. «È un progetto che esprime una grande visione per il futuro», dice l’ad di Arexpo, Giuseppe Bonomi.
«È un modello da mostrare al mondo» è il commento del governatore della Lombardia, Roberto Maroni. «Usciamo da questa sindrome dello sconfitto su Ema. Questo progetto è di più», dice il ministro Maurizio Martina.
Il primo colpo d’occhio sul masterplan fa risaltare un’assenza. Non ci sono ambizioni da Torre di Babele. Niente grattacieli. Il secondo si concentra su quella lunga striscia verde che ricopre il decumano e bordeggia i confini del sito: 460 mila metri quadrati di verde, più di 3.000 alberi in aggiunta a quelli esistenti, 4 parchi tematici (quello dello sport, del cibo e della salute, l’orto botanico, il parco attrezzato), 4 chilometri di piste ciclabili, 4.000 metri quadrati di specchi d’acqua in più. «È una città verde - esclama il paesaggista Andrea Kipar -. Un parco da vivere 24 ore su 24». Il Cardo, invece, si trasformerà in un boulevard alberato di 350 metri. L’idea è di realizzare orti didattici, sky farm (coltivazioni verticali, ndr) e giardini sensoriali per gli studenti, ma fruibili da tutti i visitatori. Alla sostenibilità ambientale è dedicato anche il capitolo degli spostamenti all’interno del sito. Percorsi e strade predisposte per le auto senza guidatore. «Le vetture a guida autonoma hanno iniziato a comparire sulle strade delle maggiori metropoli del mondo, con esperimenti da Pittsburgh a Singapore - spiega l’architetto Carlo Ratti, progettista del masterplan -. Credo che anche Milano debba giocare questa partita. Iniziare a portare la self-drivingcar significherà andare a pensare nuovi stili di vita, basati sulla condivisione e su sistemi di trasporto ibridi pubblico e privato».
Altra novità riguarda il common ground con corti pubbliche o semi-aperte, cinque piazze, ma soprattutto la decisione di aprire al pubblico il piano terra non solo degli edifici pubblici, ma anche quelli privati. Le possibilità edificatorie vanno da un minimo di 250 mila a un massimo di 480 mila metri quadrati, a cui si aggiungono 30 mila metri quadri di housing sociale.
Le funzioni? Terziario, residenziale, commerciale, ricettivo, culturale, industriale e intrattenimento. Il più grande centro di ricerca medica e biomedica del Paese occuperà circa 30.000 metri quadri in prossimità dell’Albero della vita. Includerà tre edifici esistenti tra cui Palazzo Italia e due di nuova costruzione che ospiteranno 7 centri di ricerca e 4 strutture scientifiche di supporto.
Sarà a regime entro il 2024 e vi lavoreranno 1.500 ricercatori.
Il nuovo Galeazzi sarà pronto in 3 anni. I primi spazi per i ricercatori dell’Human Technopole arriveranno a fine dicembre.
Per la Statale bisogna aspettare il sì del cda previsto a gennaio. Mentre per le opere private bisognerà attendere l’estate per il via libera del Comune. I lavori partiranno in autunno.
Articolo del Corriere della Sera.

Un parco lineare lungo il decumano, un distretto concepito sulla base della mobilità driverless, e l'integrazione tra funzioni pubbliche e private. Sono queste i punti cardine della proposta di masterplan per l'ex sito di Expo presentata questa mattina nell'auditorium di Cascina Triulza a Milano. Sui terreni di proprietà di Arexpo e concessi in gestione per 99 anni al consorzio guidato dall'austrialiana LendLease sorgerà un parco della scienza, del sapere e dell'innovazione. A Nordsaranno collocate le funzioni pubbliche (le facoltà scientifiche dell'Università Statale, il nuovo ospedale Galeazzi e lo Human Technopole), a sud quelle private. Ma la parola d'ordine è la contaminazione.
"Abbiamo ragionato di usare il decumano come asse della nuova città portando il verde dove prima c'era l'asfalto" ha esordito Carlo Ratti, architetto titolare dello studio che ha realizzato il masterplan parlando del parco lineare di oltre 1,5 chilometri che collegherà tutti gli edifici del nuovo quartiere. "Sarà uno tra i maggiori parchi lineari d'Europa. A questo si aggiunge l'idea del common ground:"il modo in cui si lavora oggi - ha detto ancora Ratti - è diverso rispetto al passato. Oggi possiamo lavorare dappertutto, e quindi il motivo per cui si va al lavoro è legato all'incontrarsi".
Da qui l'idea di dedicare il piano terra di tutti gli edifici, anche quelli privati, che sorgeranno sull'area a funzioni pubbliche, tra negozi, orti, giardini e laboratori. Tra le novità, anche il fatto che l'intero distretto sarà progettato a misura di veicoli senza guidatore, per aumentare l'efficienza del sistema mobilità che oggi "è di circa il 2% perché l'auto si usa solo per un tempo limitato e poi rimane parcheggiata occupando il suolo pubblico", ha sottolineato Ratti per il quale Milano fonde in sé "la città medievale, quella ottocentesca con i grandi viali e quella contemporanea con quartieri come porta nuova e city life". Nella progettazione del nuovo distretto "abbiamo cercato di riprendere i tre punti". Per Andrea Ruckstuhl, amministratore delegato di Lendlease Italia, si tratta di "un progetto che entrerà a pura maturazione in 10-15 anni e che creerà valore nel lungo periodo. Noi portiamo il capitale e l'esperienza, ma tutti i servizi e la progettazione li acquisteremo sul territorio con la logica del chilometro zero".
Articolo del Giorno.

Una città del futuro. Il "primo quartiere al mondo" progettato per auto che si guidano da sole, con il vecchio Decumano che sarà trasformato in un parco lineare lungo un chilometro e mezzo e il piano terra di tutti gli edifici, anche quelli privati, che sarà un "common ground", ovvero uno spazio aperto a tutti, tra piazze e aree pedonali, orti e giardini, negozi, laboratori. Ecco come sarà l'ex area di Expo quando, tra dieci anni, verrà completata la trasformazione del milione di metri quadrati.
Il sito che ha ospitato l'Esposizione universale nel 2015 è destinato a diventare un Parco della scienza del sapere e dell'innovazione, con una locomotiva pubblica rappresentata dal centro di ricerca Human Technopole, il nuovo campus della Statale, l'ospedale Galeazzi. Sul milione di metri quadrati, però, sorgeranno anche i quartier generali di imprese private, residenze, spazi culturali, luoghi sportivi e di aggregazione.
Perché adesso è arrivato anche il disegno complessivo dell'area, il masterplan realizzato dallo studio di design e innovazione Carlo Ratti Associati e dal gruppo australiano di real estate Lendlease, che si è aggiudicato anche il concorso internazionale lanciato da Arexpo per la trasformazione dell'area e per la gestione della parte privata per i prossimi 99 anni.
"Volevamo trasformare il Decumano in qualcosa di nuovo - ha spiegato l'architetto Carlo Ratti - portando il verde dove prima c'era l'asfalto, per renderlo vivo". La parte verde che, assicura l'architetto paesaggista Andreas Kipar che ha curato l'idea, si estenderà per 460mila metri quadrati e sarà un "grande parco tematico" con piazze.del benessere, dei mercati contadini, dello sport e del cibo e della salute.
E adesso i tempi. Per l’amministratore delegato di Arexpo Giuseppe Bonomi, il 2018 servirà per “completare i processi amministrativi”. Il prossimo anno, quindi, sarà dedicato a trasformare l’idea di masterplan in un vero e proprio progetto che poi il Comune dovrà approvare. L’obiettivo di Lendlease è quello di avviare i cantieri nel 2019. Anche se, ha spiegato Andrea Ruckstuhl, responsabile per l'Italia e l’Europa continentale del colosso australiano, “questi sono progetti che entrano a maturazione in 10-15 anni e poi portano valore nel lungo periodo”. La parte pubblica, invece, si muoverà prima: i ricercatori di Human Technopole inizieranno a lavorare a Palazzo Italia dal prossimo gennaio, i lavori del Galeazzi potrebbero partire nella primavera del 2018.
Articolo di Repubblica.