Print

Lotta alle mafie: le cose fatte e quelle da fare

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento al tavolo dedicato alla lotta alle mafie alla Leopolda (video).

Oggi le mafie sono cambiate e si sono estese. Al Nord ci sono tentativi molto aggressivi da parte delle mafie di penetrare nell’economia legale, come testimoniano anche molte inchieste, e lo fanno sfruttando qualunque possibile traffico, dalle false fatturazioni fino al gioco d’azzardo, ai compro oro, fino ad allestire vere e proprie banche, utili nella fase della crisi economica a prestare soldi agli imprenditori.
Le mafie, inoltre, al Nord hanno dimostrato di poter contare su una disponibilità da parte degli imprenditori a rivolgersi a loro per avere una mano e hanno trovato un terreno in cui c’è un clima di omertà e di accettazione, soprattutto nell’economia, per cui si parte dal principio che l’importante è ricevere l’aiuto che si desidera senza volersi curare di chi è a fornirlo e delle conseguenze degli atti dei soggetti prescelti.
Questo, dunque, il quadro della situazione in cui ci siamo trovati a lavorare. Tuttavia, nell’arco di questa legislatura, le associazioni che si occupano di lotta alla mafia ci hanno detto che abbiamo fatto 24 provvedimenti efficaci per il contrasto all’illegalità. Tra questi ci sono la modifica dell’articolo 416 ter del Codice Penale, che punisce il reato di voto di scambio politico-mafioso inteso come voti in cambio di favori e non più solo di denaro, la legge anticorruzione, l’istituzione dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione, la reintroduzione del reato di falso in bilancio, la riforma del Codice Antimafia che migliora il funzionamento delle normative sui beni confiscati, gli eco-reati…
Nei calendari parlamentari ci sono in previsione anche altre leggi e speriamo di riuscire a portare all’approvazione definitiva entro questa legislatura la legge sulla protezione dei testimoni di giustizia.
Le leggi su cui abbiamo lavorato sul fronte della legalità sono state tutte costruite insieme alle associazioni, alla magistratura, alle forze dell’ordine e ai soggetti coinvolti in questo settore. Abbiamo, quindi, fatto un lavoro serio che a mio avviso il PD dovrebbe valorizzare di più.
Spesso, quando si parla di legalità, tutto sembra ridursi a ragionamenti strani e a polemiche surreali come si vede sui social network mentre invece sarebbe utile valorizzare le tante cose positive che abbiamo messo in campo e che sono state riconosciute come valide da parte di tutti.
Ci sarebbero, poi, da valorizzare anche alcuni episodi concreti: ad esempio, non era scontato che lo Stato andasse a San Luca ad arrestare dei boss della ‘ndrangheta a casa loro, come invece è avvenuto di recente.
Venendo alle proposte, ci sono sicuramente alcune riflessioni da fare almeno su tre terreni.
Il primo tema che andrebbe affrontato riguarda l’educazione alla legalità affinché si cerchi di ragionare e costruire un senso comune rispetto alla pericolosità delle mafie.
Soprattutto al Nord, le mafie non sparano, non si fano vedere, sono molto radicate ma abbiamo maggiormente una preoccupazione diffusa rispetto ai piccoli reati che spesso si scarica sui profughi, così che molti si occupano di questo ma non si ha la percezione di quanto sia pericolosa la criminalità organizzata che sta penetrando in maniera significativa nel tessuto legale dell’economia (come ha mostrato anche la recente inchiesta Aemilia). Questo, dunque, è un tema su cui credo che bisognerebbe creare una consapevolezza maggiore e diffusa vista la pericolosità delle mafie, soprattutto interfacciandosi con le scuole e anche con le organizzazioni di impresa. Abbiamo, infatti, bisogno che gli imprenditori sappiano a cosa vanno incontro e che andare a cercare l’aiuto della criminalità organizzata spesso implica il perdere l’azienda e, comunque, vuol dire entrare in un circuito di illegalità.
La seconda questione da affrontare, a mio avviso, è che si debba riflettere su una legislazione che affronti il tema del reato di associazione mafiosa. Il contesto e le situazioni oggi sono molto cambiate rispetto al periodo in cui fu istituito quel reato: ci sono sempre una serie di affiliati, ci sono gli appartenenti alle organizzazioni mafiose ma credo che occorra cominciare a creare le condizioni affinché l’imprenditore, il commerciante o il professionista che collabora con la criminalità organizzata, anche senza farne parte, venga in qualche modo sanzionato. Potrebbe essere un reato di partecipazione esterna all’associazione mafiosa. Il reato originario andrebbe, quindi, ripensato alla luce di quanto avviene oggi.
La terza questione è di assoluta attualità, anche in seguito alle vicende delle elezioni siciliane, e riguarda il rapporto tra mafie e politica.
Con la modifica dell’articolo 416 ter del Codice Penale per punire il voto in cambio di favori si è fatto un lavoro importante, però, una riflessione in più, anche dal punto di vista normativo, sulle liste elettorali credo che vada affrontata. C’è sicuramente un problema di responsabilità da parte dei partiti ma sul come controllare le liste elettorali per evitare che si verifichino infiltrazioni da parte della criminalità organizzata occorre intervenire. Non è solo un problema di codice etico di autoregolamentazione ma di attivare dei meccanismi in cui, ad esempio, si debbano presentare pubblicamente le liste una settimana prima dell’ufficializzazione in modo che si possano fare tutte le verifiche necessarie sui candidati e far emergere eventuali problemi.
Questo perché c’è sicuramente un tema politico, cioè di responsabilità di chi fa le liste, dei partiti, della selezione delle classi dirigenti, però credo che ci sia anche un problema riguardante l’assenza di una normativa che informi i cittadini su chi si va a votare e non deve essere delegata all’antimafia.
Nelle ultime elezioni siciliane, c’è stato un candidato poi eletto che è stato arrestato immediatamente dopo le urne e che era già da tempo in attesa di una sentenza e di questo sarebbe stato meglio informare i cittadini prima delle elezioni.
Su questo tema, quindi, credo che ci debba essere una riflessione.
Il problema non è dare il marchio di “impresentabili” ad alcuni ma la responsabilità dei partiti e il modo in cui si certificano le liste prima che vadano nelle mani degli elettori.
Video dell'intervento»

Intervento di sintesi della discussione svolta al tavolo dedicato alla lotta alle mafie alla Leopolda (video).
Le associazioni che si occupano di lotta alla mafia riconoscono che in questa legislatura, con i nostri governi e la nostra maggioranza, sono state approvate 24 norme importantissime contro la criminalità organizzata e contro la corruzione. Tra queste, ci sono la riforma dell’articolo 416 ter del Codice Penale, che finalmente punisce il reato di voto di scambio inteso come voti in cambio di favori e non più solo di soldi; la legge anticorruzione con cui si sono aumentate le pene per i corrotti e si è reintrodotto il reato di falso in bilancio; gli eco-reati; fino ad arrivare alla riforma del Codice Antimafia, che principalmente introduce norme importanti per utilizzare al meglio i tanti beni confiscati alle mafie in questo Paese.
Abbiamo, quindi, fatto tantissimo. Manca ancora da fare la legge per la protezione dei testimoni di giustizia, che speriamo di riuscire ad approvare prima della fine della legislatura, dato che manca soltanto il voto in Aula al Senato.
Ci sarà poi da fare anche altro perché va tenuto conto che le mafie si stanno radicando soprattutto al Nord e nell’economia legale e abbiamo bisogno di creare anticorpi più forti e di dare strumenti anche alle associazioni imprenditoriali per difendere il tessuto sano dell’economia dalle infiltrazioni mafiose.
Video dell'intervento»

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook