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Chi ha portato il Paese fuori dalla crisi è il PD

Written by Matteo Renzi.

PietrarsaDice Italia, con meno tasse per imprese e famiglie, e ha nel cuore l’Europa che deve mettere in soffitta il fiscal compact. Attacca chi ha attacca i cittadini, perché gli unici interessi cui teniamo “sono quelli dei risparmiatori di questo Paese”. Rivendica con orgoglio i successi del Pd, ma è consapevole che serve una coalizione e che più voti prenderà il Pd e meno spazio ci sarà per le ‘larghe intese’. Matteo Renzi, nel discorso che ha chiuso a Pietrarsa la Conferenza programmatica nazionale del PD, esprime con lucidità e passione il suo pensiero per quell’Italia da ‘costruire insieme’. [Video dell'intervento]
La parola che fa iniziare tutto è “viaggio“. “Qualcuno dice che siamo affezionati alle stazioni -sorride Renzi, alludendo a quanta parte ha nella vita vita politica Pd il treno, la ferrovia, le stazioni: gli incontri fiorentini alla stazione Leopolda, il lungo viaggio in corso del Treno Pd e questa conferenza, ospitata nel museo ferroviario di Pietrarsa.
“Abbiamo scelto la stazione -spiega- perché ci educa al viaggio. O c’è il viaggio o non c’è futuro; o c’è la capacità di mettersi in discussione e ripartire o non c’è la politica”. Se avessimo davanti una fotografia di Renzi che parla a Pietrarsa, potremmo trovare, per usare Roland Barhtes, il punctum di questa immagine proprio nel “viaggio”. Il senso del presente in cammino, la responsabilità dell’oggi e del domani, la fiducia nella politica come strumento che costruisce il presente delle generazioni venture.
Il viaggio, anche quello del Treno Pd che lo sta portando in tante città piccole e grandi d’Italia, ci fa vedere la bellezza, perché, osserva Renzi presentando sul maxi-schermo una immagine di uno strardinario tramonto napoletano, “è la nostra identità, è l’elemento che salva e rilancia il nostro territorio”, ma lo racconta senza retorica, e non solo riferendosi alla bellezza ambientale o artistica (e menziona il riscatto di luoghi come Bagnoli, Nisida) ma anche di un’altra bellezza: “prendersi cura del territorio significa anche prendersi cura della bellezza umana”, spiega citando il caso di un ragazzo recluso proprio nel carcere minorile di Nisida, che è stato “salvato dalla moglie della vittima ed è tornato ad una vita umana.
Ecco la differenza tra chi dice: ‘prendeteli e buttate la chiave’ e noi”.
Bellezza è anche l’impegno politico, a ogni livello, dal volontariato alle feste de l’Unità alle responsabilità di governo. Anzi, politica è la parola che include o meglio prevede anche tutte le altre e Renzi rivendica anche in questa occasione il modo pulito, disinteressato, trasparente con cui lavora il Pd. È per questo che fa ancora più male sapere che la politica è troppo spesso inquinata dalle fake news, le notizie false, infamanti, costruite e fatte circolare ad arte per colpire, offendere, annientare.
“Il tema delle fake news – non va sottovalutato. Abbiamo ricevuto un rapporto preoccupante. Ci sono 57 siti che diffondono fake news in quantità industriale. Tutte le elezioni dei Paesi occidentali sono state condizionate dall’utilizzo di fake news. E siccome tra poco si vota, il tema non va sottovalutato”.
Le fake news sono la malattia della democrazia e non c’è dubbio che l’obbiettivo di questa ben orchestrata campagna di fakes è proprio il PD.
Renzi, allora, rivendica con forza e passione una stagione di successi che, senza dubbio, prevalgono sugli errori.
E’ il momento più forte del democratic pride: “Rivendicare i risultati – enuncia a voce alta Renzi – è un nostro dovere. Se questo paese è ripartito, non è ripartito per caso. Nel 2014 c’è chi voleva portare l’Italia fuori dall’euro e chi, invece, questo Paese lo ha portato fuori dalla crisi, e ha un nome e cognome: Partito Democratico, non altri”. E lo ripete per tre volte: “Partito Democratico, non altri. Partito Democratico, non altri. Partito Democratico, non altri".
“Dirselo – spiega il segretario- non è arroganza: è consapevolezza di quello che abbiamo fatto e progetto per quello che dobbiamo fare. E a quelli che tutti i giorni hanno da lamentarsi di quello che ha fatto il Partito Democratico, io dico ‘sì, cambiamo ciò che va cambiato, ma partiamo dall’orgoglio di ciò che siamo’, perché se non ci rendessimo conto di come eravamo e di come stiamo oggi, non saremmo seri verso la politica”.
Insieme a politica l’altra parola che accompagna il viaggio è Europa. Riprendendo i concetti fondamentali del Manifesto della conferenza programmatica, Renzi lega il nostro destino di comunità nazionale ai destini dell’Europa, ma un’Europa ben diversa da quella vissuta negli ultimi anni. Prima di tutto, c’è bisogno di una nuova visione: “L’Europa non ha futuro senza dimensione politica. Sì che vogliamo più Europa -ribadisce- ma non l’Europa della burocrazia soltanto. C’è una frizione e una tensione costante in Europa. Porre questi temi non è da populisti ma da quelli che vogliono sconfiggere i populisti altrimenti vincono gli altri”.
Nella prossima legislatura, ha aggiunto, bisogna avviare l’operazione back to Maastricht: “O l’Italia sceglie di superare i vincoli che derivano dal fiscal compact con un’operazione che tiene insieme il debito e il deficit, oppure non si va da nessuna parte. Libera tra i 30 e i 50 miliardi di euro”.
Il fiscal compact, secondo Renzi, va chiuso in un pacchetto e messo da parte, “rappresenta una cultura che ha fatto solo danni. Il punto vero è che serve un ‘political compact’ all’Europa. Ecco perché siamo quelli che chiedono l’elezione diretta del presidente della commissione. Vogliamo più Europa, ma non l’Europa della tecnocrazia soltanto. Vogliono obbligarci a credere a una tecnocrazia senz’anima. Ma c’è una diversità profonda tra le politiche che possiamo fare noi e quelle che possono fare gli altri”.
M5s dà la colpa a “quelli di prima” anche dove governa ormai da tempo, come a Roma e Torino: la disamina del segretario Pd fa sorridere la platea, ma è un sorridere amaro, di chi ha comunque a cuore le sorti del Paese.
“A Roma sono 500 giorni che governa Virginia Raggi, eppure la colpa è sempre di quelli di prima. A Torino è sempre colpa di Fassino: la multa che non hanno pagato è stata colpa di Fassino? Hanno fatto un falso in bilancio: è colpa di Fassino”
Dai 5Stelle a Forza Italia e Lega: “Berlusconi -accusa Renzi- non può dire di voler abbassare le tasse, perché lo abbiamo fatto noi, la Lega quando scende giù a valle diventa Lega ladrona”, riferendosi alla condanna per truffa allo Stato sui rimborsi elettorali con la Lega che deve restituire 48 milioni.
Parlare di banche e di vitalizi non è inseguire il populismo ma fare politica, che è l’unica risposta possibile alla demagogia. Afferma il segretario Pd: “Quando sento dire che certe prese di posizioni nostre sono ispirate dal populismo, lasciate che vi dica che l’unica alternativa al populismo è la politica. E ve lo dico partendo dalle banche e dai vitalizi. Non entro nelle dinamiche di questa settimana, siamo il Pd. Abbiamo discusso, le istituzioni hanno deciso. Noi abbiamo accolto con un abbraccio il presidente Gentiloni”.
I populisti possono dir quel che vogliono, ma “l’unica cosa che abbiamo salvato sono stati i conti correnti dei cittadini. Insistere nel dirlo è per me un elemento di libertà personale, un fatto personale di forza, non abbiamo scheletri nell’armadio.
Opinionisti e commentatori sembrano ignorare che per vent’anni c’è stato un conflitto di interessi e intrecci nella vigilanza bancaria. Io rivendico il diritto della signora che sta alle cucine della festa dell’Unità di non sentirsi chiamare amica delle banche. Non è populismo, è politica. Lo stesso vale per i vitalizi, è Grillo che sta inseguendo Richetti”.
E aggiunge a proposito della proposta Richetti di abolire i vitalizi: “Sono certo che il Senato la voterà senza modifiche perché ne va la dignità del Pd. Non dobbiamo giocare con il catenaccio, altrimenti il gol lo prendiamo”.
“Io penso che dobbiamo avere due parole chiave: abbassare le tasse sul lavoro. Metti i soldi in tasca paghi le tasse, metti i soldi in azienda e crei lavoro, allora paghi meno tasse. E poi ridurre le tasse alla famiglie”: la ricetta Pd non è quella assistenziale del reddito di cittadinanza e il segretario dedica ampio spazio a questo tema.
"Il jobs act ha funzionato -illustra Renzi- creando 970 mila posti di lavoro perché c’erano incentivi per chi assume. La soluzione non è il reddito di cittadinanza per tutti ma sono i nuovi posti di lavoro, 970 mila posti di lavoro. Dobbiamo creare posti di lavoro per tutti, oppure non siamo un partito di sinistra“.
Chiosa Renzi: “Se a un cinquantenne che ha perso il posto di lavoro dai un altra possibilità, rendi il Paese più tranquillo. Ridurre le tasse a chi crea posti di lavoro, ridurli alle famiglie, che hanno un secondo figlio e si avvicinano al livello di povertà deve essere l’obbiettivo della prossima legislatura”. E tra le proposte che lancia ci sono i mille euro all’anno per figlio, cioè 80 euro al mese per ogni figlio sotto i 18 anni. Come si finanzia? “Con l’operazione back to Maastricht”, con la messa in soffitta del fiscal compact che, appunto, libererà enormi risorse.
“La legge elettorale che il Parlamento ha approvato impone le coalizioni. Io condivido il discorso di Gentiloni: il Pd deve essere il perno del prossimo governo”. Renzi afferma con chiarezza che “Io i veti non li metto nei confronti di nessuno, superando gli insulti. Non si vive di rancore. Siamo in una totale trasparente disponibilità. Per le prossime elezioni sono più importanti i voti dei veti. Non possiamo permetterci di chiudere a un’alleanza al centro. E non possiamo chiudere a sinistra”.
Anzi a chi paventa già ora le ‘larghe coalizioni’, il segretario lancia un monito: “Su questo chiariamoci: più voti prenderà il PD, meno saranno probabili le larghe intese, meno voti prenderà il PD e più saranno probabili le larghe intese. Cerchiamo di giocare pulito”. Come dire che tutti debbono lavorare per la stessa causa e gli stessi obbiettivi.
Anche perché, ironizza Renzi, “credo che senza il Pd non ci sia la rivoluzione socialista, ma Salvini o Di Maio. Se c’è la volontà di discutere di contenuti, ci siamo. Non rinunciamo alle nostre idee”.
L’intervento si chiude con gli applausi, ma anche con quelle parole che danno il senso del Pd come partito del Paese: “Siamo una squadra: il problema non è chi di noi sarà al governo, ma se ci saremo noi o ci saranno gli altri".

Fonte: Partito Democratico