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Globalizzazione: le risposte da dare

Written by Patrizia Toia.

Patrizia ToiaIl G7 di Taormina si è concluso lasciando l'amaro in bocca soprattutto per la defezione degli Usa su importanti impegni internazionali, anche se dobbiamo, con orgoglio, riconoscere che il nostro Paese è stato un ottimo "padrone di casa".
Sul fronte commerciale questo G7 ha visto ammorbidirsi le posizioni americane, convergendo verso quelle europee, con l'impegno a "combattere il protezionismo", insieme a quello di "mantenere aperti i nostri mercati", opponendosi "tutte le pratiche scorrette del commercio".

I retromarcia sono invece arrivati sul tema cambiamento climatico e in parte anche sul tema immigrazione, dove i leader "riaffermano il diritto sovrano degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i loro confini e a stabilire politiche nel loro interesse nazionale e per la sicurezza nazionale".
Da ultimo, sul tema Russia nella dichiarazione finale, si è ribadito, insieme alla richiesta a Mosca e a Teheran di "fare di tutto per usare la loro influenza in modo da porre termine a questa tragedia", la promessa di "liberare dall'Isis i territori conquistati, in particolare Mosul e Raqqa".
Sul fronte europeo continua il percorso di riflessione che l'Ue sta facendo, coinvolgendo tutti i cittadini e le forze sociali e produttive.
Dopo il Libro bianco sul futuro dell'Europa e quello sul Sociale, la Commissione ha pubblicato la scorsa settimana il documento di riflessione sulla gestione della globalizzazione che segue una risoluzione di febbraio del Parlamento europeo sul futuro dell'Europa.
La globalizzazione è un fenomeno che non possiamo più negare, né da cui possiamo tornare indietro. Quello che può fare la differenza sono le risposte che mettiamo in campo rispetto a questo fenomeno, provando a correggerne le storture, cogliendone i vantaggi senza lasciare indietro nessuno.
Repubblica ha pubblica un interessante articolo che vi allego, anticipando l'uscita del libro bianco e confrontando la risposta di Trump (protezionismo e chiusura) con quella dell'Europa che vuole una globalizzazione sostenibile, che crei benessere per tutti attraverso un commercio libero, ma equo.
Non possiamo nascondere che la globalizzazione, che ha portato grandi benefici all'UE, non garantisce però che i vantaggi siano automatici né equamente ripartiti. Per questo occorrono regole chiare e rigorose, improntate alla difesa dei principi di equità e alla garanzia del rispetto della salute, dei diritti umani e delle transazioni commerciali.
Il documento di riflessione pubblicato oggi apre un dibattito su come l'UE può gestire la globalizzazione e rispondere alle opportunità che questa offre e alle sfide che pone.
• Sul fronte esterno, il documento è incentrato sulla necessità di dare forma ad un ordine mondiale realmente sostenibile, basato su norme condivise e un programma comune. L'UE ha sempre difeso norme mondiali "multilaterali" forti ed efficaci e dovrebbe continuare a svilupparle secondo modalità che consentano di affrontare le nuove sfide e di garantire l'effettiva applicazione. Ad esempio, l'UE potrebbe spingere per nuove norme per creare condizioni di parità, combattendo comportamenti deleteri e scorretti, quali l'evasione fiscale, il dumping sociale o le sovvenzioni statali. Strumenti di difesa commerciale efficaci e un tribunale multilaterale per gli investimenti potrebbero anch'essi aiutare l'UE a intervenire con determinazione nei confronti dei paesi o delle imprese che praticano la concorrenza sleale.
• Sul fronte interno, il documento propone strumenti per proteggere e dare forza ai cittadini mediante politiche sociali robuste e fornendo loro il necessario sostegno in termini di istruzione e formazione lungo tutto l'arco della vita. Politiche fiscali progressive, investimenti nell'innovazione e forti politiche di protezione sociale potrebbero contribuire a ridistribuire la ricchezza in modo più equo. Nel frattempo, l'uso dei fondi strutturali dell'UE, per assistere le regioni vulnerabili, e il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (cfr. scheda sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione), per aiutare i lavoratori in esubero a trovare un altro posto di lavoro, possono contribuire a ridurre gli effetti negativi.
Circa un terzo del nostro reddito europeo viene prodotto grazie agli scambi commerciali con il resto del mondo. Con la crescita dei mercati esteri sono cresciute anche le esportazioni europee consentendo di sostenere i posti di lavoro.
Ma la globalizzazione è anche fonte di preoccupazioni per la possibile crescita delle disuguaglianze, la perdita di alcuni posti di lavoro, l'ingiustizia sociale o il rischio avvertito di una minore tutela dell'ambiente, della salute e della vita privata. Molte persone vedono la globalizzazione come una minaccia della loro identità, delle loro tradizioni e del loro modo di vivere.
L'Europa deve riconoscere e rispondere a queste preoccupazioni, sapendo che, come dimostrano i dati concreti che potrete leggere nel documento di riflessione, una globalizzazione gestita bene può avere effetti positivi.
La risposta che l'Europa deve assicurare è una migliore distribuzione dei benefici della globalizzazione, lavorando di concerto con gli Stati membri e le regioni, con i partner internazionali e le altre parti interessate. L'Europa può e deve essere all'altezza di questa grande sfida: quella di gestire la globalizzazione promuovendo i suoi standard e valori, proteggendo i cittadini europei dalle pratiche sleali e rendendo le nostre economie più competitive.
Qui trovate il testo del libro bianco»  e qui la discussione avvenuta in Plenaria, a Strasburgo, la scorsa settimana»  
Come gruppo S&D prepareremo una risposta che tenga insieme questo tema importantissimo e quello del futuro più politico dell'Europa e anche per questo sono a chiedervi spunti, idee e pensieri per confrontarci.

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