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Si scopre Macron dopo aver inseguito Lega-M5S

Written by Giorgio Napolitano.

Giorgio Napolitano
Intervista a Giorgio Napolitano del Corriere della Sera.

Presidente Napolitano: dopo il voto in Austria e Olanda, che ha visto la bocciatura dei populisti, la vittoria di Macron in Francia imprime una svolta definitiva all’anno elettorale europeo. Infatti si scopre che le paure predicate dai movimenti populisti possono essere sconfitte senza minare con ambigui scetticismi il sogno europeista. Anzi, rilanciandolo.
«Sì, la vittoria di Macron significa che le mistificazioni e i catastrofismi predicati dai movimenti populisti possono essere sconfitti senza far loro concessioni con posizioni ambigue nei confronti di una coerente e combattiva scelta europeista.
Ma non pochi in Italia lo scoprono solo adesso, dopo aver cercato di far concorrenza a Lega e M5S con polemiche fuori misura nei confronti dell’Unione Europea e delle sue istituzioni. E anche sulla stampa quotidiana ci sono state voci, nel corso della campagna elettorale in Francia, molto esitanti nel cogliere il valore del candidato in corsa verso la vittoria e piuttosto indulgenti verso le posizioni più negative e radicali nei confronti dell’Europa».
Da Parigi, però, arrivano anche altre indicazioni: un francese su quattro non è andato alle urne, mentre si registra un record di schede bianche. Indizi di un Paese comunque spaccato, in cui non sarà facile ricostruire una base comune di fiducia?
«Che dopo una competizione elettorale aspra, un grande Paese democratico risulti spaccato politicamente è naturale. Certo, profonde e gravi divisioni, ideali e sociali, sono emerse in Francia come in Inghilterra e in altri Paesi. I compiti di riconciliazione e di riforma espressi da Macron nel momento della vittoria, sono, come lui stesso ha detto, immensi. Ma la carica di speranza e di fiducia che il voto francese ha espresso motiva il sollievo e il compiacimento di questo momento, dopo che tante falsità, posizioni distruttive e promesse nazionalistiche e demagogiche si erano rovesciate contro l’Europa».
C’è un ulteriore segnale, tutto da decifrare, che giunge dalla Francia: la fine del precedente sistema bipolare fondato su repubblicani e socialisti. Come interpreta questa «vittoria di un uomo solo», leader di un partito appena nato?
«Quella di Macron non è stata la vittoria di un uomo solo. È stata la vittoria in Francia dello spirito repubblicano e di un comune fondamento europeo. Sono stati premiati valori essenziali scarsamente difesi, contro il populismo anti-élite, anche dalla sinistra: la formazione culturale e tecnica, la competenza, l’apertura a energie giovani e a visioni riformiste non ancorate a vecchi schemi. Macron ha rappresentato questo: non è vero che non si sapeva da dove venisse. Il vecchio bipolarismo mostra chiaramente la corda. I partiti storici sono a un bivio, tra il rinnovarsi e il deperire. Comunque con Macron hanno vinto anche tanti militanti ed elettori socialisti francesi, e da ciò può scaturire una forte spinta rinnovatrice anche nel grande partito socialista in crisi».
L’Ue ha guadagnato un po’ di tempo per riformarsi. Ma come dovrebbe cambiare l’Unione? Su quali urgenze dovrebbero impegnarsi le istituzioni di Bruxelles?
«Con il voto di domenica l’Ue ha guadagnato non solo tempo ma forza per rinnovarsi, anche se nessuno ha mai pensato che bastasse la vittoria di Macron per uscire dalla crisi del processo di integrazione. Sul come l’Ue dovrebbe rinnovarsi aveva già detto molto lo stesso Emmanuel Macron a Roma il 20 giugno 2016, in un dibattito pubblico sotto l’egida dell’Ispi e del tutto ignorato da politici ed opinionisti italiani. Egli aveva fatto un discorso molto severo sulle promesse non mantenute dall’Europa o poi “fragilizzatesi”. E non aveva, guardando avanti, genericamente detto di voler “cambiare l’Europa”, ma di voler rivitalizzare il grande progetto europeo e la costruzione che vi era seguita, prendendo esempio dai padri fondatori: una visione condivisa, dei progetti concreti (per l’industria, per una “regolamentazione unica” dello sviluppo digitale, e poi ancora per la sicurezza e per una comune politica migratoria e di gestione delle frontiere .....)».
Ora c’è da aspettarsi un rilancio dell’asse franco-tedesco. L’Italia, considerata ancora tra i Paesi a rischio per il contenzioso economico-finanziario, potrebbe essere esclusa dal negoziato sui progetti di correzione dell’Ue. Che cosa dovremmo fare contro questo pericolo di marginalità?
«Un rilancio dell’asse franco-tedesco è certamente prevedibile. Ma non c’è alcuna ragione perché, dopo la vittoria di Macron, l’Italia — di cui egli ha ben valorizzato il ruolo — venga esclusa dal negoziato su progetti di correzione di determinate regole dell’Ue. Conosciamo i punti deboli che presentiamo come partner fondamentale dell’Unione, l’importante è che ci prepariamo, in particolare con la Francia di oggi, a concordare i contenuti e i toni del negoziato. Come il governo Gentiloni si sta impegnando a fare».