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Il Decreto Milleproroghe

Written by Emilia De Biasi.

Emilia De Biasi
Intervento in Senato durante la discussione sul Decreto Milleproroghe.

Il Milleproroghe è un'occasione per fare il punto sulle politiche pubbliche. Permettetemi di cogliere l'occasione per ringraziare il senatore Collina, il sottosegretario Pizzetti e la Commissione tutta per un lavoro molto complicato, che riguarda anche alcune materie molto vicine alla sanità e che la Commissione sanità ha, pressoché all'unanimità, sottoscritto in un emendamento, come dirò, sull'Istituto superiore di sanità per quel che riguarda la proroga della sperimentazione animale.
Il rammarico è che sul tema dell'innovazione in generale vi sia sempre una difficoltà reale da parte di tutto il Parlamento e credo anche del Governo. Riuscire a puntare sull'innovazione indubbiamente comporta delle scelte che non sempre possono portare all'unanimità, ma del resto, se vogliamo cambiare questo Paese e modernizzarlo, non abbiamo altra scelta se non andare avanti nelle nostre convinzioni per il bene dei cittadini italiani. Veniamo - lo sappiamo tutti molto bene - da politiche pubbliche che sono state protezionistiche, da politiche pubbliche che hanno sprecato, da un debito molto alto ed io credo che i finanziamenti vadano indirizzati proprio su quella parte che può dare il di più, che può dare quella spinta al Paese di cui il Paese ha bisogno.
Vengo al primo punto.
In occasione delle interrogazioni parlamentari si replica dichiarandosi molto soddisfatti, parzialmente soddisfatti o del tutto insoddisfatti. Ebbene, più che parzialmente soddisfatti possiamo dirci in relazione all'emendamento che ha riguardato la proroga della moratoria sulla sperimentazione con uso di animali, di cui tanto si è parlato anche in quest'Aula.
Al riguardo, può darsi che io abbia capito male - e in tal caso mi scuso anticipatamente - ma ho sentito, nell'intervento della senatrice Fucksia, la definizione «deviazioni mentali». Magari mi sbaglio, ma glielo segnalo perché un po' di attenzione anche al linguaggio non guasterebbe.
Stiamo parlando di una questione molto importante, che ha a che fare con il futuro dell'Italia e di tante persone. Non si tratta solo delle persone che fanno ricerca - e guardate che sono persone non incasellabili semplicemente negli interessi costituiti, come qualcuno vorrebbe. Telethon, ad esempio, che è visto da milioni di spettatori e a cui contribuiscono milioni di persone, non si può certamente dire un'organizzazione profit: è un'organizzazione che cerca di finanziare, per quel che possibile, la ricerca su malattie tremende, che bisognerebbe provare ad avere e sapere se in casa c'è qualcuno che le ha avute prima di dire cose che non stanno né in cielo, né in terra. Non intendo polemizzare. Ognuno ha le sue opinioni, ma deve essere molto chiaro che c'è una coerenza nella battaglia. Non vogliamo l'utilizzo nella ricerca di animali, peraltro circoscritti ad alcune specie, in particolare i piccoli topi? Bene, ma allora non vogliamo neanche la derattizzazione. Cerchiamo di essere fino in fondo, una volta tanto, coerenti.
Non è pensabile che si ricorra ad artifici come quello di fare il paragone con i cani che hanno salvato le persone. Non stiamo parlando di questo. Non è possibile che si faccia sperimentazione su alcun cane. È evidente che si è in malafede, mentre dobbiamo parlare del merito della questione.
Quanto agli xenotrapianti, sapete che l'Italia ha una prassi più restrittiva rispetto a quella degli altri Paese. Gli xenotrapianti non sono un problema? Sono un tipo di trapianto che ha consentito a persone, più o meno famose, di sopravvivere perché, ad esempio, si è impiantata una valvola cardiaca. Certo, potrà non interessare, perché forse si preferisce sperimentare sull'uomo. Forse è questo il problema? Dobbiamo tornare a pratiche che vorremmo davvero dimenticare, come la sperimentazione sull'uomo? Non credo.
L'Istituto zooprofilattico sperimentale, che piaccia o non piaccia, è accreditato presso il Ministero della salute e scrive molto chiaramente nella sua relazione che, per quel che riguarda le sostanze psicoattive, l'unica alternativa attualmente disponibile è la sperimentazione del volontario sano oppure di soggetti utilizzatori di sostanze. La relazione termina dicendo che pertanto, alla data odierna, la completa sostituzione del modello animale non è realizzabile in quanto non esistono metodi alternativi in grado di valutare gli effetti comportamentali neurobiologici e psicologici indotti dall'assunzione e somministrazione di una sostanza. Questa è gente che studia. Ripeto: questa è gente che studia e non fa le riunioni con le associazioni animaliste.
In secondo luogo, l'Istituto zooprofilattico sperimentale ha dato il suo parere anche in tema di xenotrapianti, dicendo che al momento non esistono metodi alternativi a tale tipo di sperimentazione. Arrendetevi! Arrendetevi e insieme lavoriamo per cercare metodi alternativi che però, allo stato attuale, non ci sono. I ricercatori sarebbero i primi a essere contenti di metodi alternativi che, purtroppo, oggi non esistono.
Poche ora fa la Commissione europea ha mandato una lettera all'Italia, ricordando l'obbligo di adempiere entro due mesi all'adeguamento alla direttiva europea sulla sperimentazione animale. Arrendetevi, non c'è altra strada. Lavoriamo insieme. Non raccontiamo bugie alle persone, non muoviamo la pancia, teniamo la testa!
Aiutiamo i giovani ricercatori a progredire in questo Paese! Ampliamo le sedi e facciamo in modo che la ricerca venga finanziata e finanziata meglio, in modo anche più trasparente. Facciamo insieme questa battaglia.
La proroga di tre anni non è abbastanza? Io, insieme a chi ha sottoscritto il mio emendamento (maggioranza e opposizione), avrei preferito di gran lunga una proroga di cinque anni perché, come sapete, un bando e una ricerca hanno questa durata. Chi dice che si può fare in poco tempo non sa di cosa sta parlando. Chi dice che è solo l'industria farmaceutica a fare ricerca, dice una bugia clamorosa, perché in questo Paese la ricerca di base è grande. Certo, ci dovrà essere anche una ricerca applicata, ma perché dobbiamo mandare a monte il lavoro prezioso delle nostre università?
Perché mai? In nome di alcune idee che non hanno fondamento nella realtà?
C'è una sfiducia profonda nell'uomo e nelle sue possibilità etiche di migliorare, con la scienza e la ricerca, la vita dei suoi simili e io questo non lo condivido. Per questo motivo, sono felice che l'Europa ci intimi di adeguarci e, allo stesso modo, sono contenta che ci sia una proroga triennale, nella speranza che, in futuro, ci siano meno timidezze su questo punto anche da parte del Governo.
Per carità, come si dice dalle nostre parti, piuttosto che niente è meglio piuttosto, anche se non è di totale soddisfazione, però, dicendo di sì e votando questa fiducia, penso anche ai giovani ricercatori di Pro-Test, che sono andati in piazza; si tratta di ragazzi giovanissimi che vogliono davanti a sé un futuro, che noi non possiamo negare loro per fondamentalismi ideologici che non hanno fondamento nella realtà.
Il secondo punto, sul quale vado a concludere, è un punto di straordinaria soddisfazione. Lo voglio dire, perché è la risposta positiva ad un emendamento sottoscritto dall'intera Commissione sanità. Si tratta di un emendamento molto importante: erano tre anni che provavamo a farlo approvare, in tutte le sedi possibili e immaginabili, ma c'era sempre stato detto di no, questa volta apprezzo e ringrazio nuovamente la Commissione e il Governo per aver espresso un parere positivo. Mi riferisco alla stabilizzazione dei precari dell'Istituto superiore di sanità. Abbiamo 2.500 persone che lavorano all'Istituto superiore di sanità, che allo stato attuale è il punto di riferimento di certezza scientifica che noi abbiamo e che fa capo al Ministero della salute. Di questi 2.500, 530 erano e sono precari, alcuni anche da quindici anni. Tutti noi abbiamo avuto la possibilità di apprezzare il lavoro dell'Istituto superiore di sanità: quando abbiamo un problema, chiamiamo l'Istituto superiore di sanità. Qui abbiamo espresso dei pareri grazie all'aiuto dell'Istituto superiore di sanità, quando c'è stato il caso Stamina, ad esempio, su cui non ho sentito nessuna voce dal mondo animalista di aiuto e di sostegno a questa battaglia di civiltà che abbiamo condotto in quest'Aula, vincendola.
Bene, ora, con questo emendamento, ci sarà la possibilità di fare concorsi, con l'assunzione di 230 persone; gli altri saranno stabilizzati a scaglioni, con i fondi dell'Istituto superiore di sanità (mi sembra anche questa una buona pratica). Ora voi direte: perché l'Istituto superiore, sempre la sanità e non altro? Per il semplice motivo che la legge sulla responsabilità professionale e la sicurezza delle cure, che noi abbiamo votato di recente in Aula, prevede che le linee guida delle società scientifiche vengano accreditate dall'Istituto superiore di sanità, secondo il modello inglese NICE. Ora, noi siamo più poveri e non sto a spiegare quella struttura, comunque, è il loro Istituto superiore di sanità. Di fronte a un compito così importante, è chiaro che noi dobbiamo avere un Istituto stabile nelle sue assunzioni, perché non possiamo affidare una responsabilità così grande a un precariato che va e che viene. In secondo luogo, ci sono i registri; anche ieri abbiamo parlato del registro dei tumori.
Insomma, tutti questi registri, quello delle malattie materne, quello dei tumori e quant'altro, faranno capo all'Istituto superiore di sanità. L'Istituto superiore è quello che ha lavorato sul caso ILVA, ad esempio. Esso ha quindi un'importanza tale che richiede ovviamente una stabilizzazione. Dico questo, e concludo, perché c'è un punto molto importante: la ricerca non è solo una questione di affari, ma è carne e sangue delle persone che lì dentro lavorano, che hanno tenuto duro in questi anni, che hanno occupato l'Istituto - e guardate che un Istituto occupato non lo si era mai visto - e perché? Perché vogliono bene al loro lavoro, vogliono bene al loro Istituto, un Istituto che non era messo tanto bene dal punto di vista dei conti e che è stato risanato. Quindi si sono messi in una condizione importante e favorevole per il cambiamento. Questa è gente che ha famiglia, ma ha preferito magari tirare la cinghia e anche tanto, su un lavoro nobile e intellettuale: nobile come tutti i lavori, ma di carattere intellettuale avanzato. In altri Paesi, avrebbero fatto loro ponti d'oro, mentre qui sono stati con stipendi risicati e per un certo periodo neanche troppo certi. È carne e sangue, perché si preferisce la vocazione alla ricerca piuttosto che i soldi. È un monito importantissimo questo, sono persone di altissimo livello. Una di queste persone, un ricercatore dell'Istituto superiore di sanità in un'intervista ha detto una frase che mi ha colpito tantissimo: «Il bicchiere è mezzo pieno, ci eravamo abituati a vederlo mezzo vuoto».
Bene, riflettiamo! Vuol dire che anche in un provvedimento apparentemente un po' freddo come il milleproroghe - mi perdoni il relatore - ci può essere dentro l'umanità, il cambiamento e la voglia del Paese di ripartire. Lo dico a proposito delle norme sulla sperimentazione animale e lo dico sui ricercatori dell'Istituto superiore di sanità: in Italia si riparte con la ricerca e con la valorizzazione delle capacità dei nostri ricercatori. Il presidente Obama, a suo tempo, ha fatto uscire gli Stati Uniti dalla crisi attraverso la ricerca e la stessa cosa ha fatto la cancelliera Merkel. Mi chiedo perché dobbiamo rimanere dietro questi Paesi, quando potremmo essere i primi! Quando ci mettiamo, siamo i primi del mondo nella ricerca e quando i nostri ricercatori vanno fuori dal nostro Paese, per loro si fanno ponti d'oro. Piuttosto che avere ponti d'oro all'estero, preferisco che i nostri ricercatori stiano con noi, in una pianura qualche volta un po' paludosa, ma che davvero può portare alla prateria dell'innovazione e del benessere per tutti.

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