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Crescita digitale e riforma costituzionale

Written by Rosy Cinefra.

Rosy CinefraSiamo di fronte ad una rivoluzione digitale caratterizzata dalla possibilità per un utente di accedere ad elevate capacità computazionali ed interfacce e ad una miriade di dati presenti sul web e nel cloud, tramite dispositivi diversi, soprattutto mobili. Una trasformazione digitale che non può non avere enormi impatti sulle imprese, sulla pubblica amministrazione, sulla politica, e sui cittadini.
In Italia così come in Europa siamo indietro in termini di rapidità nell’implementare le nuove tecnologie digitali, ci troviamo di fronte a situazioni di legacy e a normative che non consentono alle imprese ed alla stessa amministrazione un veloce adattamento per il pieno sfruttamento del potenziale dell’innovazione e delle nuove tecnologie immesse sul mercato.
Non si può negare che alcuni importanti progetti digitali sono già partiti: ad esempio, il progetto SPID (Sistema Pubblico per la gestione dell'Identità Digitale di cittadini e imprese), progetto strategico per il passaggio dallo sportello fisico a quello digitale, che sicuramente darà una spinta alla digitalizzazione e migliorerà la customer experience dell’utente – utente che non sarà più costretto ad avere innumerevoli password per accedere ai servizi delle diverse pubbliche amministrazioni in Italia - ed il regolamento europeo eIDAS, consentirà il riconoscimento di SPID, negli altri Paesi EU determinando una maggiore integrazione a livello europeo in tema di identità digitale.
Ciò nonostante i progetti digitali ancora da realizzare sono molti ed è essenziale quindi avere bene in mente un percorso di crescita che metta ordine nel caos esistente e consenta di produrre normativa e processi abilitanti la trasformazione digitale in termini rapidi. Un percorso di crescita che non può prescindere: 1) dall’utilizzo di metodologie agili (agile) per i processi decisionali e nella gestione operativa e di attuazione dei progetti; 2) dalla focalizzazione sul cittadino e sull’impresa (l’utente) sull’esperienza e percezione che tale utente ha del servizio (la cosiddetta customer experience del cittadino/impresa/utente) e misurazione della stessa; 3) dall’efficienza operativa, riduzione dei costi, eliminazione degli sprechi e delle sovrapposizioni; 4) dall’investimento per diffondere la consapevolezza che il nostro Paese e l’EU hanno necessità di risorse specializzate in materie STEM perché e lì che ci saranno maggiori opportunità di lavoro, ed infine 5) dalla giusta attenzione al tema della sicurezza e della protezione dei dati (anche nota come cybersecurity) la quale gioca anch’essa un ruolo importantissimo percezione che i cosiddetti millennials (i giovani nati tra gli anni 80 e 2000) hanno, anche in relazione all’efficienza della politica, in quanto l’“ambiente digitale” è l’ambiente dove passano la maggior parte del loro tempo e dove si vogliono sentire sicuri (non per altro, questo tema è anche previsto nei programmi di entrambi i candidati alla presidenza americana).
Solo così il nostro Paese potrà essere in grado di vincere la sfida digitale trasformandola in opportunità per tutti cittadini, imprese, Pubblica Amministrazione e anche la stessa politica. Infatti, l’innovazione ed il cambiamento in ambito digitale sono continui e dirompenti, ad esempio in tema di identità digitale si pensi al fatto che molte aziende già lavorano a progetti per utilizzare i selfie come sistemi di autenticazione multifattoriale un’opportunità per una esperienza digitale dell’utente ancora più semplice (che potrebbe essere utilizzata anche per SPID); oppure in ambito di servizi di pagamento, alle possibilità che introduce la Direttiva sui Servizi di Pagamento 2 (PSD2) aprendo il mercato a nuovi servizi di pagamento e a nuovi attori, incrementando la concorrenza e la tutela dei consumatori, e la cui portata in termini di innovazione sarà enorme se l’attuazione della normativa europea in Italia sarà coraggiosa e volta ad ottimizzare le opportunità di business.
La trasformazione digitale è un obiettivo ambizioso ma necessario ed anche per questo obiettivo abbiamo bisogno della riforma costituzionale.
Difatti, serve un Parlamento agile, che sia in grado di rispondere prontamente con normativa adeguata e non ridondante alle sfide digitali globali rendendole locali. E non è tutto. La trasformazione digitale e i progetti che riusciremo a realizzare e i tempi con cui li realizzeremo saranno determinanti per la competitività del nostro Paese in questo mondo globalizzato. Quindi, tale trasformazione è un progetto di rilevanza nazionale ed è essenziale che venga coordinato a livello centrale anche se coesistono piani regionali e alcune risorse economiche sono assegnate a quest’ultimo livello; tuttavia, nel caso in cui i piani regionali e le relative risorse economiche stanziate non seguono un disegno unitario, volto ad evitare gli sprechi o investimenti ridondanti, deve essere prevista la possibilità che si possa intervenire - così come prevede la riforma costituzionale - a tutela dell’interesse nazionale e di una strategia unitaria che consenta di attuare un piano di crescita digitale essenziale per il futuro del Paese, dei cittadini e delle imprese.