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Perché basta un sì

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervista realizzata da Campania Notizie a margine di un'iniziativa sul Referendum a Caserta (video).

Parliamo del Referendum Costituzionale: basta un sì, perché?
Perché questo Paese ha bisogno di essere modernizzato, ha bisogno di istituzioni che funzionino meglio e che costino meno. Il Paese ha bisogno anche di riscrivere il patto tra i cittadini e le istituzioni: è evidente che questo rapporto è in crisi e bisogna cambiare proprio per difendere la democrazia.
Nel titolo del quesito su cui si andrà a votare al referendum c’è tutto.
La Riforma Costituzionale serve a velocizzare il processo legislativo e a dare più stabilità, creando una Camera sola che dà la fiducia al Governo e che garantisce la legislazione. Questa sarà affiancata da un Senato composto da consiglieri regionali che si occuperanno del rapporto tra Stato e territorio.
Il quesito dice anche che si andranno a ridurre i costi della politica e ridurre il numero dei parlamentari.
Tutte queste cose, fino a poco tempo fa, venivano richieste da tutti ed erano nei programmi di tutti. Oggi si possono fare, basta votare sì.
Non votando sì, deve essere chiaro che non si vota per un’altra riforma ma si lascia tutti com’è ora.
Uno dei rilievi che viene mosso dal fronte del no riguarda alcuni articoli poco chiari e lunghissimi presenti nel testo di modifica della Costituzione e la questione dell’elezione dei componenti del nuovo Senato. Non sarebbe stato meglio semplificare anche nella dicitura le modifiche alla nuova Costituzione? E, soprattutto, perché non abolire direttamente il Senato?
Tutto è perfezionabile. L’articolo 70 viene imputato di essere incomprensibile rispetto all’articolo precedente ma sostanzialmente dice che prima le leggi si facevano con il voto concorde delle due Camere sullo stesso testo mentre con la Riforma ci saranno diverse possibilità.
Se guardiamo ai procedimenti d’urgenza, fino ad oggi, quando i Governi hanno avuto necessità di approvare delle norme velocemente, hanno fatto dei decreti legge. Il decreto, però, è uno strumento che, in realtà, era stato pensato ai Costituenti per essere utilizzato poche volte, anche perché si tratta di leggi che vengono immediatamente applicate dopo l’approvazione e il Parlamento si trova semplicemente a ratificarle. Ormai i decreti legge sono diventati gli unici strumenti attraverso cui i Governi sono riusciti a fare riforme e approvare provvedimenti che erano urgenti.
Con la Riforma Costituzionale, invece, mettiamo in campo una serie di altre possibilità, come ad esempio canali preferenziali per alcune leggi proposte dal Governo che il Parlamento dovrà impegnarsi a votare entro 70 giorni, proprio perché ritenute una priorità.
Ci saranno poi leggi che riguardano il rapporto con l’Europa o con le Regioni e i Comuni per cui rientra anche il Senato nel processo legislativo.
Credo che, come nella gran parte dei Paesi europei, avere una Camera che rappresenta le Regioni e i Comuni sia importante per garantire i territori.
Non è vero che non è chiaro come si eleggeranno i senatori. I consiglieri regionali che andranno in Senato saranno votati dai Consigli Regionali, in quanto sono gli organismi che dovranno rappresentare, ma è previsto che ci siano nuovi sistemi elettorali da approvare subito dopo la Riforma che consentiranno ai cittadini di indicare le persone che tra essi potranno andare al Senato.
Video dell’intervista»

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