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Quello che resta da fare per le donne in Lombardia

Written by Sara Valmaggi.

Sara ValmaggiE’ stata inaugurata a palazzo Pirelli la mostra fotografica “Donne elettriche” curata da Marina Cosi e dal coordinamento lombardo dell’associazione Gi.U.Li.A, (Giornaliste unite libere e autonome) e patrocinata dal Consiglio regionale. La mostra racconta in scatti di diversi autori l’energia, la forza e l’ironia delle donne, di una nuova consapevolezza e della volontà di essere protagoniste nel mondo. Un desiderio di protagonismo che però ancora oggi anche in Lombardia non è del tutto realizzato, questo, nonostante lo statuto regionale sancisca a chiare lettere il principio di democrazia paritaria. Per l’affermazione delle donne c’è ancora molto da fare e Regione Lombardia deve finalmente adoperarsi per sanare il cronico deficit di rappresentanza femminile.
Innanzitutto per aumentare il numero delle elette in Consiglio, (ancora oggi sono 16 su 80) deve essere approvata la legge che introduce l’obbligo della doppia preferenza di genere nella composizione delle liste, come già accade per le elezioni europee e comunali. Questo adeguandosi alla normativa nazionale in materia approvata il 3 febbraio scorso. Necessario, inoltre, facendo riferimento alla legge Golfo-Mosca del 2011, che stabilisce che nei cda delle società quotate e pubbliche almeno un quinto dei componenti siano donne, approvare due progetti di legge, presentati dalle minoranze e fino ad oggi ignorati, sulla pari rappresentanza nelle società partecipate.
Infine, Regione Lombardia deve rafforzare il proprio impegno nel contrasto alla violenza sulle donne. Dopo l’approvazione del Piano antiviolenza va riconvocato il tavolo antiviolenza, non riunito da mesi Per il 2016, inoltre, sarebbe essenziale un incremento delle risorse rispetto al 2015. La Regione, invece, ad oggi, non va in questa direzione. Le risorse a disposizione sono passate da un milione di euro del 2015 a 670 mila euro. Lo stesso ragionamento vale per il sostegno alle pari opportunità e la conciliazione. Per entrambe le voci di bilancio le risorse quest’anno sono state ridotte rispetto al 2015. Non vorremmo, inoltre, che queste risorse perdessero la loro precisa collocazione finanziaria e finissero nel calderone indistinto del fantomatico reddito d’autonomia.