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Centrosinistra a Milano

Written by Giuseppe Sala.

Giuseppe Sala
Intervista a Giuseppe Sala di Stefano Rizzato per La Stampa
«Che la gente ci creda o meno, per candidarmi non sono andato a chiedere la benedizione di Renzi. La mia partita sarà totalmente su Milano». Della politica è nuovo, ma Giuseppe Sala lo sa bene: le elezioni per il prossimo sindaco rischiano seriamente di diventare un (altro) referendum sul premier. E allora essere il candidato di Renzi, quello che più piace al presidente del Consiglio, è pericoloso. Anche in vista delle primarie di domenica. Anche se nei sondaggi l’ex commissario di Expo resta il favorito. Perché c’è una novità: giovedì l’attuale sindaco Pisapia - l’uomo del trionfo arancione del 2011 - ha scelto di appoggiare pubblicamente Francesca Balzani.
Sala, lei a Pisapia aveva chiesto di rimanere neutrale. L’endorsement cambia gli equilibri?
«Pisapia ha spostato dei voti, credo parecchi, quando ha iniziato a palesare il suo appoggio a Balzani, che - con rispetto parlando - non era abbastanza conosciuta per correre da sola. Ma l’effetto c’è già stato allora: il fatto che ora l’endorsement sia ufficiale non penso smuova molto».
Di lei Pisapia dice: «Molti nostri elettori non lo voterebbero: questo mette a rischio il successo finale».
«Ed è qui che sono più in disaccordo. La verità è che c’è solo una persona in grado di unire la sinistra a Milano e si chiama Giuliano Pisapia. La Balzani non mi risulta. Bisogna purtroppo rinunciare all’idea di mettere d’accordo tutti. Andiamo a contarci e poi vedremo».
La accusano di voler ricreare su scala locale il renzianissimo partito della Nazione.
«Ma io penso a Milano, e i milanesi sono lontani anni luce da questo tema. Se vinco le primarie farò una lista civica, come Pisapia. Aprirò a Scelta Civica, ma nella coalizione non ci sarà spazio per chi è all’opposizione della giunta attuale».
Ncd fuori, quindi?
«Ncd fuori».
Teme che il voto per il sindaco si trasformi in un referendum su Renzi?
«Certo che lo temo, per questo vorrei tenere il dibattito su Milano. Sollevare il tema del partito della Nazione significa proprio cercare di rendere il voto locale un referendum su Renzi».
Nel centrosinistra milanese tutti giudicano positivi i cinque anni di Pisapia. Lei vuole portare qualche elemento di discontinuità?
«Io penso che Milano meriti più supporto a chi innova, più coraggio, più internazionalità. Non stiamo raccogliendo abbastanza per le qualità che abbiamo. E credo sia il momento anche di metter mano al patrimonio del Comune, immobiliare e di partecipazioni».
Altro?
«Vorrei al mio fianco persone che abbiano voglia di governare fino all’ultimo momento, essere più sicuro che chi sta con me sta con me. Della squadra di Pisapia mi auguro che alcuni assessori possano rimanere. E se passerò le primarie, prima del voto di giugno comunicherò i nomi di almeno metà degli assessori».
Lei è il candidato che più insiste sulla città metropolitana. Che finora è rimasta un oggetto misterioso.
«Oggi la separazione tra Milano e i comuni limitrofi è virtuale. E il grande tema è quello dei trasporti. Se diventassi sindaco mi metterei a lavorare subito per capire come prolungare le metropolitane. Rispetto la Balzani, ma l’idea di mettere mezzi di superficie gratuiti a Milano non mi piace. Non ha senso dare i bus gratis ai cittadini milanesi e non a chi abita 50 metri più in là».
L’altro avversario, Majorino, ha invece proposto il reddito minimo comunale: che ne pensa?
«In linea generale non si può dire che non sono d’accordo. Il punto è che idee come questa richiedono una verifica di fattibilità. Prima di dire di sì, vorrei vedere se ci sono risorse».
E sull’idea di vendere San Siro?
«In questo momento, né Inter né Milan faranno un nuovo stadio. Ho parlato con i vertici di entrambe le società. Quindi a provare a vendere lo stadio credo di sì, su questo sono d’accordo con Majorino, proviamoci».

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