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Voglio un'Italia in cui si parli di Families day

Written by Emilia De Biasi.

Emilia De Biasi
Articolo pubblicato da Lettera43.
Chiariamolo subito: di chiunque siano le responsabilità, inscatolare le statue per la visita di Rouhani è stato un errore.
Ognuno ha la sua cultura, e l'Italia ne ha tanta, e la bellezza dell'arte non può mai essere offensiva, a meno che si accetti il registro dell'Isis, e non è il nostro caso.
Eccesso di zelo? Ignoranza? Relativismo di terza categoria? Non importa, l'importante è ammettere la sciocchezza e non farla mai più.
Mi pare che sia un periodo pieno di eterogenesi dei fini: per raggiungere un risultato ne facciamo talmente tante che alla fine si raggiunge il risultato opposto.
LE UNIONI CIVILI SONO PER TUTTI. Prendiamo le unioni civili. Ho sottoscritto il disegno di legge cosiddetto Cirinnà, dal nome della prima presentatrice, e lo voterò, qualunque testo emerga dall'Aula, come abbiamo deciso all'unanimità nel Gruppo Pd al Senato.
Leggo continuamente di diritti civili per le coppie omosessuali. Ma non c'è scritto nel disegno di legge.
Le unioni civili sono per tutti, e non solo per una parte della società. Sono anche per chi non intende sposarsi per i motivi più diversi e vuole che siano riconosciuti alcuni elementari diritti legati alla convivenza, come per esempio poter assistere il proprio partner in ospedale, e accedere alle informazioni che lo riguardano, giusto per dirne una. Troppo semplice, troppo banale? A quanto pare sì, visto che la curvatura informativa è tutta sui diritti per le coppie omosessuali, le quali, volendo vedere, avrebbero visto realizzato un loro specifico diritto solo se si fosse riconosciuto il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Così non è stato, e dunque parliamo di diritti per tutti. Il rischio di una discussione alterata è quello di farla diventare ideologica, e alla fine di non farne niente.
SULLE ADOZIONI SERVIVA UN PROVVEDIMENTO A PARTE. Secondo problema, le adozioni. Sarebbe stato meglio che il tema non fosse presente nel disegno di legge, e che si potesse discuterne in un provvedimento quadro sulle adozioni. Così non è stato, e oggi siamo a discutere di stepchild adoption, cioè la possibilità di adottare il figlio del proprio partner, a cui si contrappongono emendamenti che parlano di affido rafforzato, con la possibilità di adozione al diciottesimo anno d'età del figlio.
Insomma, in entrambi i casi, parliamo di un diritto minore rispetto all'adozione.
Non solo: le soluzioni portano con sé l'incubo della maternità surrogata, per i comuni mortali utero in affitto. Eh sì, perché se parliamo di persone dello stesso sesso, si dice, il rischio che la coppia composta da due maschi paghi una donna per procreare diventa realistico.
E allora giù con emendamenti che sanzionano la pratica dell'utero in affitto. Peccato che la maternità surrogata, o utero in affitto è già vietata in Italia dalla Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, articolo 12 comma 6.
UN DIVIETO GIÀ ESISTENTE. Che senso ha dunque scrivere in una nuova legge che è vietato violare una legge in vigore? Per quale oscuro motivo, se non per atavico pregiudizio, si inserisce un divieto già esistente?
E ancora: perché si vuole togliere il divieto dalla legge propria per argomento e inserirlo, impropriamente a mio avviso, nella legge sulle unioni civili?
Non ci siamo. Peraltro in Commissione Sanità al Senato è in discussione proprio la riforma della Legge 40, con un testo a mia prima firma, alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale, che ricordo vanno ottemperate.
Ci sarà dunque la possibilità di discutere di maternità surrogata in una sede legislativa adeguata. Sono contraria all'utero in affitto, lo trovo umiliante per la dignità femminile, il corpo delle donne non è un contenitore: esiste una relazione simbiotica fra madre e nascituro.
IL BAMBINO NON È UNA MERCE. La maternità non può diventare un mercato, il bambino non é una merce. Ma proprio perché sono contraria alla maternità surrogata sono ugualmente contraria al suo utilizzo come clava per non fare la legge sulle unioni civili.
Non è ammesso nessun benaltrismo di sinistra memoria che tenga, e non si dica, se vi saranno cambiamenti, che è meglio nessuna legge che una cattiva legge. La legge sulle unioni civili è attesa da moltissime coppie di orientamenti sessuali differenti. La famiglia non è una sola, è un vincolo di affetto e ha le forme più diverse.
Se si accettasse questo si potrebbe parlare di families day, di giorno delle famiglie, e non di un solo tipo di famiglia.
Anche perché viene da chiedersi se in quella tipologia unica ci stanno anche le botte, la violenza domestica, gli incesti della fantastica unica famiglia italiana.
SERVE UN APPROCCIO LAICO. Spero in un approccio laico alla discussione in Aula, e vorrei tanto che non si creasse la solita contrapposizione fra laici e cattolici, entrambe in appropriazione indebita dell'esclusiva.
Il bene supremo della Laicità dello Stato pretende libertà di pensiero e di scelta quando approda nelle istituzioni, nelle quali sarebbe bene che religioni e ideologie facessero un passo indietro. Fare le leggi significa anche ammettere la mediazione alta, come fu per la Legge 194 sull'interruzione di gravidanza.
In quell'occasione le donne della Democrazia Cristiana, contrarie alla legge, si astennero per consentirne l'approvazione.
Altri tempi, certo. Ma perché non sperare, perché non lavorare fino alla fine per portare l'Italia in Europa anche per le unioni civili?
Beh, siete ancora lì? Forza! C'è tanto da fare per tutti, anche per voi.

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