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Per una società senza mafie

Written by Franco Mirabelli.

Franco MirabelliIntervento alla Festa PD a Firenze (video).

In questi due anni, con la Commissione Antimafia abbiamo cercato di studiare e di capire meglio cosa sono le mafie al Nord, approfondendo le inchieste in corso. Al Nord si ha prevalentemente la ‘ndrangheta, che è molto forte e non è tanto interessata agli appalti pubblici ma mira a infiltrarsi nell’economia legale, soprattutto in Emilia, Lombardia e Piemonte perché ci sono i soldi. Gli studi che abbiamo fatto sulle mafie smentiscono il modello che tutti avevano in mente dell’uomo che arriva con la valigetta piena di soldi da riciclare nella finanza.
C’è anche questo ma, in prevalenza, la scelta appare quella di usare i metodi mafiosi per riuscire a condizionare l’economia privata. I criminali hanno sfruttato una domanda che, spesso in questi anni di crisi, è arrivata loro direttamente dagli imprenditori in cerca di prestiti o di recupero crediti e che poi si sono trovati condizionati e hanno dovuto cedere il controllo delle imprese che erano parte del mercato legale e così hanno anche condizionato la concorrenza in alcuni settori.
Nella movimentazione terra, ad esempio, la ‘ndrangheta ha il controllo del mercato, anche su aziende insospettabili. Il consiglio di amministrazione della TNT, che è una grande azienda di spedizioni, è stato infiltrato, fino all'intervento della magistratura, in maniera maggioritaria dalla criminalità organizzata.
Ma quella criminalità organizzata è percepita troppo poco perché non spara, non si vede, non è ciò che vediamo nelle fiction e dà anche meno fastidio e, quindi, genera meno la percezione della pericolosità che, invece, è enorme.
La ‘ndrangheta fa i miliardi con il traffico di droga e con questi si infiltra nell’economia. Questo mette in discussione la democrazia, la nostra convivenza civile, la nostra libertà.
Per cui, occorre lavorare per superare la sottovalutazione che c’è al Nord delle mafie.
Chi ha combattuto le mafie, ha spiegato che per contrastarle occorre colpire dove fa più male, cioè i loro patrimoni. La legge sulla confisca nasce da qui e, per molti versi, è efficace.
Ad oggi la nostra legge è stata copiata anche da alcuni altri Paesi e stiamo lavorando per cercare di farla diventare una norma europea.
Confiscare subito i beni a chi è accusato di associazione mafiosa, senza attendere la condanna definitiva, e poi mettere questi immediatamente a disposizione della collettività sono due messaggi forti.
La confisca è un importante strumento per colpire la mafia e allo stesso tempo in grado di lanciare un grande messaggio che è che quei beni vengono tolti all’illegalità e messi a disposizione della società e delle istituzioni.
Oggi, la legge sulla confisca ha mostrato dei difetti. Il più eclatante è che, troppo spesso, i tempi di assegnazione dei beni confiscati sono lunghi e, nel frattempo, i beni subiscono il degrado (a volte è la stessa criminalità organizzata a distruggerli) oppure le istituzioni non hanno gli strumenti per metterli a disposizione della società e questo vale ancora di più per le aziende confiscate.
Quando si confisca un’azienda, magari al Sud, con centinaia di dipendenti (come ad esempio il gruppo dei supermercati legati a Messina Denaro) e non si è in grado di garantire che quella società stia sul mercato, possa lavorare, possa mantenere l’occupazione, si crea un problema. Così come, se un’azienda non è in grado di stare sul mercato, non si è capaci di garantire comunque che quei lavoratori possano avere un’alternativa, si manda un messaggio drammatico, cioè che lo Stato non riesce a garantire quello che la mafia riusciva, cioè il posto di lavoro.
Su questo tema abbiamo lavorato e prodotto un documento contenente una serie di proposte che è stato discusso nei due rami del Parlamento ed è poi stato tradotto in un disegno di legge, attualmente in discussione in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati e che verrà approvato nelle prossime settimane. Quel testo produrrà una svolta perché cambierà radicalmente il ruolo dell’Agenzia dei beni confiscati, oggi non funziona e si deve specializzare di più proprio per dare un supporto per gestire i beni confiscati e, in particolare, le aziende e poi ricostruire tutto il percorso di assegnazione e consentire che ci sia un magistrato che segua il progetto dall’inizio alla fine proprio per garantire che il passaggio dalla malavita alla società civile di quel bene avvenga e dimostri che la mafia si può battere e espropriare e sconfiggere e di tutto ciò possono beneficiare i cittadini.

Video dell’intervento»
Audio dell'intero dibattito»»

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