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Milano capitale mondiale dell’alimentazione

Written by Livia Pomodoro.

Livia Pomodoro
Intervista a Livia Pomodoro pubblicata da Expo Magazine.
Presidente del Milan Center for Food Law and Policy, ha come obiettivo quello di sviluppare una delle eredità dell’Esposizione Universale milanese. Attraverso una rete di esperti, il centro si occupa di raccogliere e monitorare le migliori pratiche a difesa del diritto al cibo per tutti.
“Expo rappresenta una piattaforma per il futuro, e il Milan Center dovrà creare un ponte anche con il prossimo Expo di Dubai”. Livia Pomodoro racconta la sua idea sul Milan Center e sul ruolo delle donne, “che attraverso Women for Expo avranno la capacità di agire fino in fondo a difesa dei propri diritti”.
State per fare un accordo con l’Università della California per proseguire nella creazione di una rete internazionale di esperti. Ci può spiegare meglio questa collaborazione?
Il Milan Center for Food Law and Policy nasce come un’iniziativa volta a lasciare una legacy immateriale che valga nel tempo, fondata sulle idee e soprattutto sul diritto, e che possa dare lustro alla città di Milano e all’Italia. Noi siamo in contatto con moltissime università, comprese quelle milanesi e altre straniere, che come noi stanno lavorando sul diritto al cibo. In particolare l’Università della California di Los Angeles (UCLA) sta collaborando con noi sugli Urban Center. Con la professoressa Kessler e il professor Roberts è già iniziata la collaborazione e stiamo formalizzando gli accordi per continuare a lavorare insieme e anche con altre università straniere. Noi sotto l’aspetto del diritto per tutti al cibo e il diritto alla sopravvivenza lavoreremo per costruire una piattaforma di regole comuni. Inoltre utilizzeremo anche il materiale fornito da Feeding Knowledge e dallo stesso comune di Milano.
Qual è il rapporto del Milan Center con le agenzie delle Nazioni Unite FAO e WFP, nonché con istituti di ricerca come l’IFPRI di Washington? In che contesto si inserisce il centro da lei presieduto?
Noi siamo in contatto con tutte queste agenzie, e stiamo cercando di formalizzare il lavoro comune che riguarda anche il programma al termine dell’Esposizione Universale. Cercheremo di raccogliere tutte le esperienze che in questo periodo hanno germinato e dato i primi frutti qui in Expo Milano 2015. Collaboriamo con le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di alimentazione e anche con l’IDLO (International Development Law Organization), e con loro organizzeremo un evento il primo ottobre per promuovere un’ attività di studio. Siamo anche in costante contatto con la signora Hilal Elver, Special Rapporteur di Ban Ki-moon per il diritto al cibo, e con le Nazioni Unite stiamo costruendo il nostro lavoro in riferimento ai nuovi Millennium Development Goals che verranno discussi a settembre, dove noi saremo presenti.
L’obiettivo di rimanere come legacy immateriale dopo Expo Milano 2015, può essere vista anche in una prospettiva che arriva fino a Dubai 2020? Volete creare una connessione tra questo Esposizione Universale e la prossima?
Questa sarà la prima Esposizione Universale che dovrà necessariamente continuare dopo il 2015. Il nostro impegno sarà con Astana 2017 per l’Esposizione Internazionale sull’energia, e con Dubai 2020, dove dovremo capire come essere presenti non solo nell’Esposizione ma nella costruzione della stessa. La prossima Expo sarà indirizzata alla tecnologia e all'innovazione, ma questi di per se sono soltanto strumenti che possono essere utilizzati a difesa del Pianeta.
Lei fa parte delle ambasciatrici di Women for Expo. Un’alleanza fra donne può produrre un valore aggiunto su temi come la malnutrizione e il diritto al cibo?
Un’alleanza tra donne può essere molto importante, ma bisogna fare un passo indietro. Questa speranza di portare avanti una legacy per il diritto al cibo, significa soprattutto ritrovare insieme delle regole, capaci di proporre un sistema armonico e universale che serva a Nutrire il Pianeta. In questo schema, le donne sono fondamentali, perché non sono solo le “schiave invisibili” dell’agricoltura, come le definisco io, ma sono capaci di costruire una propria autonomia. Le donne fino a oggi non hanno avuto possibilità di agire fino in fondo a difesa dei propri diritti.