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Dobbiamo metterci a disposizione del Paese e ascoltare

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento all’incontro nazionale di AreaDem a Cortona (file PDF).

Credo che la discussione di questi giorni sia stata importante.
Ho ascoltato molte cose che condivido, tra cui il percorso indicato nella relazione di Marina Sereni e l’analisi del prof. Magatti e di Piero Fassino sulle ragioni della sconfitta elettorale.
Ho trovato grande sintonia anche rispetto alle agende illustrate da Gentiloni e Martina.
Voglio provare a dire alcune cose perché vorrei che nel prossimo congresso, che spero si faccia presto, si prendano le decisioni giuste, si traggano le conseguenze delle analisi che abbiamo sentito e si metta in positivo una riflessione che abbiamo fatto in questi giorni a Cortona e anche in altre sedi.
Dobbiamo cominciare a dire in positivo cosa non va ma anche cosa dobbiamo fare e penso che questo sia il compito delle piattaforme che verranno presentate al congresso.
La prima questione di cui si è discusso molto in questi giorni riguarda la presenza dell'opposizione e l'opposizione cosa fa. Si è spesso risposto che c'è un problema di comunicazione ma non sono d'accordo. Io penso che il problema sia, invece, cosa comunichiamo, anche in questi mesi come opposizione.
Al di là delle cose importanti che ha fatto Martina in queste ultime settimane, penso che una parte di noi sta comunicando cose sbagliate.
Io non penso che possiamo fare opposizione difendendo le cose che abbiamo fatto quando eravamo al governo. Di fronte a ciò che fa il nuovo governo, oggi spesso rispondiamo che noi abbiamo fatto meglio oppure evidenziamo le contraddizioni con ciò che dicevano prima Lega e M5S.
Non penso che questa sia la strada giusta da seguire, anzi penso che sia una strada difensiva e autoreferenziale. Non dobbiamo discutere di noi.
Io penso che noi abbiamo governato bene, molto meglio di come gli elettori ci hanno riconosciuto però adesso non possiamo pensare di fare opposizione, di fronte ad un governo pericoloso per il Paese, pensando a difendere noi stessi.
Io penso che dobbiamo fare opposizione dicendo che vogliamo difendere e stiamo lavorando per difendere il futuro di questo Paese. Non noi stessi e la nostra esperienza.
Guardate i social network domani mattina e vedrete quanto affrontano le questioni all'ordine del giorno raccontando ciò che abbiamo fatto noi (e che, evidentemente, gli elettori non hanno capito).
Come ha spiegato anche Fassino in questi giorni, c'è stato un evidente cortocircuito quando noi facevamo una narrazione che il Paese non percepiva come reale perché si trovava ancora in condizioni di vita difficili e ora rischiamo di perpetrare questa situazione.
Rischiamo di fare opposizione continuando a dire che si sono sbagliati tutti perché noi abbiamo da difendere i nostri governi.
Io rivendico tutto ciò che abbiamo fatto ma non può essere questa l'opposizione che facciamo.
L'opposizione deve essere sul futuro per guardare al Paese e parlare al Paese.
Un'altra questione riguarda le ragioni profonde di una crisi della sinistra nel mondo. La relazione di Mauro Magatti a Cortona le ha spiegate bene.
Noi abbiamo scelto di guardare alla globalizzazione come un elemento positivo e di accompagnare quei processi, con il sottinteso che quello fosse comunque il migliore dei mondi possibili.
Poi c'è stata la crisi che ci ha svelato il fatto che la globalizzazione produceva contraddizioni e peggiorava le condizioni di vita di un pezzo di mondo che pensava che, invece, la propria condizione non sarebbe mai potuta peggiorare.
Noi non abbiamo capito che in quel momento bisognava mettere in discussione quei processi e bisognava in qualche modo provare a governarli e non accompagnarli soltanto.
Alla fine, la ragione per cui è passata l'idea che noi eravamo i rappresentanti delle élite e gli altri i rappresentanti del popolo è stato per questo motivo. Noi siamo passati per coloro che accompagnavano la globalizzazione e in un momento di difficoltà, per senso di responsabilità, accompagnavamo dei meccanismi per salvaguardare quei processi mentre dall'altra parte c'era chi diceva che quei processi andavano fermati perché penalizzavano le persone.
Io penso che qui ci sia un tema serio che dobbiamo recuperare.
Sulla vicenda di Genova M5S e Lega, di fronte al problema, hanno scelto di trovare il nemico. Ma loro hanno anche detto una cosa chiara e cioè che stavano dalla parte di chi ha subito quel disastro.
Noi, nelle prime ore, abbiamo parlato delle concessioni autostradali (non Martina e Pinotti); abbiamo spiegato che era colpa del Governo perché non era stata fatta la gronda a Genova. Non abbiamo dato l'idea di occuparci delle vittime.
Questi sono errori. Abbiamo sbagliato ciò che abbiamo comunicato.
Ogni volta che comunichiamo dobbiamo dire da che parte stiamo e dobbiamo riuscire a dire sempre che stiamo dalla parte dei più' deboli.
Chiudo questa riflessione parlando di Milano.
Abbiamo iniziato a discutere di alleanze e di come si organizza il campo dei progressisti. In questo penso che l'esperienza di Milano sia un'esperienza a cui guardare.
E' passata positivamente agli onori della cronaca la manifestazione in occasione dell'incontro tra Orban e Salvini.
Ricordo che qualche mese prima al Parco Sempione 10mila persone si erano ritrovate ad un grande pranzo per l'integrazione.
Mi chiedo perché questo non succeda da altre parti.
Penso che questa sia la strada che dobbiamo seguire.
A Milano, in questi anni, con queste giunte e con il lavoro che ha fatto il Pd, siamo riusciti a fare vivere in maniera continuativa un rapporto con tanti mondi (ricerca, volontariato, associazionismo cattolico) e il rapporto è stato fecondo perché abbiamo garantito un protagonismo di tutti. Nessuno si è arrogato il compito di rappresentare altro ma insieme abbiamo costruito un percorso lungo che ha portato a questi appuntamenti, che il Pd ha saputo accompagnare, ascoltando.
Legato a questo, ricordo l'episodio della nave Diciotti. Sono stati giorni difficili. Abbiamo visto tutti che c'era un Paese che non reagiva di fronte a un atto vergognoso e indecente come quello di bloccare le persone su una della Guardia Costiera italiana, che aveva rispettato tutte le regole, per imporre chissà cosa all'Europa.
Dopo quei giorni, vedere che migliaia di persone diversissime tra loro hanno riempito una piazza a Milano non ha risolto il problema ma è stato il segno di una reazione. Di fronte a questo c'è stata una discussione in qualcuno di noi ha cominciato a dire che la manifestazione doveva essere più sull'Europa e meno sull'immigrazione e sono cominciati i distinguo. Quando parliamo di unità, guardiamo anche a queste discussioni.
Noi dobbiamo piantarla di pensare di decidere come va il mondo; il mondo va da sé. Quando ci sono cose positive credo che dobbiamo apprezzarle e non possiamo pensare di costruire il futuro del centrosinistra spiegando agli altri cosa devono fare. Noi dobbiamo metterci a disposizione, ascoltare, costruire con chi condivide con noi ideali, valori e voglia di costruire una comunità. Dobbiamo smetterla di pensare di essere autosufficienti ma metterci a disposizione di questo Paese.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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