Stampa

Disintossicare la nostra discussione

Scritto da Marina Sereni.

Marina SereniA Maurizio Martina, eletto Segretario del Pd nell’Assemblea della scorsa settimana, tocca un compito davvero difficile, dall’esito per nulla scontato. In pochi mesi deve cercare di rianimare il principale partito della sinistra, scosso dalle sconfitte recenti e profondamente diviso al suo interno proprio sulle ragioni che ci hanno portato a perdere così malamente, al termine di un’esperienza di governo che complessivamente pensavamo (e pensiamo) positiva per il Paese.
E’ difficile fare i conti con questo dato di realtà senza cedere alla tentazione di trovare delle comode giustificazioni. Vale innanzitutto per Renzi, nella sua doppia veste di presidente del consiglio e di leader del Pd, e vale per tutti noi, ognuno per la sua piccola o grande parte.
Ma se non ci proviamo ora – subito – il Congresso della prossima primavera si presenterà come una rissa sul passato anziché come una sfida sul futuro. E questo sarebbe esiziale. Non penso si debbano (né che si possano) mettere a tacere le differenze tra di noi, tutt’altro. Penso però che il gruppo dirigente nazionale – e poi quelli sul territorio – abbia la responsabilità di affrontare queste differenze con pacatezza, con argomenti politici e senza trasformare in tifosi i nostri iscritti e militanti. Non è quello che è successo sin qui. Anzi, l’Assemblea di sabato scorso ha mostrato il rischio concreto di una divisione insanabile.
Ascoltarsi, cercare di capire gli uni le ragioni degli altri, essere disponibili a cambiare idea, dentro una discussione anche aspra, è la precondizione per non scavare un fossato incolmabile tra i nostri militanti e per riparlare a molti elettori, compresi quelli che per un motivo o per un altro ci hanno voltato le spalle. In questo senso la contrapposizione renzismo/antirenzismo è una patologia non una risorsa per questo nostro partito, ed è un enorme ostacolo per poter raggiungere coloro che si sono allontanati dalla sinistra e dal Pd in questi ultimi anni. Svelenire la nostra discussione interna – senza annacquare le differenze – credo sia dunque un obiettivo prioritario della fase che si apre ora con il segretario Martina.
Se non si volta pagina rapidamente vedo un pericolo di implosione in un momento in cui invece ci sarebbe grande bisogno di idee, proposte, mobilitazione per essere incisivi dall’opposizione e per preparare un’alternativa alle forze dell’attuale governo. A questo serve anche fare un’analisi politica seria sulla natura sia dei 5S che della Lega, e su ciò che è accaduto nell’elettorato di centrosinistra negli ultimi dieci anni almeno. Ci sono differenze tra le due forze che sostengono e compongono l’attuale governo, ci sono conflitti più o meno latenti tra i ministri, ci sono contraddizioni che esplodono nel momento in cui dalle parole si cerca di passare ai fatti… il tribolato iter del decreto cosiddetto “dignità” è solo l’assaggio di quello che potrà accadere quando dovranno impostare la prossima manovra di bilancio.
A me hanno insegnato tanto tempo fa che è compito dell’opposizione lavorare su queste contraddizioni, trovare di volta in volta i punti su cui incalzare il governo per esaltare i nostri valori e magari anche per ottenere risultati concreti a difesa dei ceti sociali e delle situazioni più meritevoli di attenzione. Questo è un lavoro complicato che va fatto in costante contatto con il territorio e con le realtà sociali a cui vogliamo parlare e che presuppone una sostanziale unità del Pd e dei suoi gruppi parlamentari. Se tra di noi invece prevale la volontà polemica e ci si spinge a fare la caricatura delle posizioni al nostro interno – come vedo fare di nuovo quando leggo che alcuni (chi?) non vorrebbero fare opposizione – allora diventa davvero impossibile farsi capire da chi è fuori dalle istituzioni e magari legge distrattamente qualche titolo di giornale.
Ci riusciremo? Riuscirà il Segretario Martina a creare le condizioni per un congresso che diventi interessante per tutti coloro che non si rassegnano a considerare finita la dialettica tra progressisti e conservatori in Europa e nel mondo? Non possiamo che provarci, con tutta la forza e l’intelligenza che abbiamo. E l’unico modo che abbiamo in realtà è guardare fuori dal Pd, nei movimenti, nelle organizzazioni sociali, nei territori, nelle comunità locali. Più usciamo dalle nostre sedi e ci apriamo all’ascolto dei cittadini (lavoratori, disoccupati, precari, imprenditori, professionisti, giovani, vecchi, donne, uomini…) più abbiamo la possibilità di superare le divisioni del passato e costruire il Pd e il centrosinistra del futuro. L’appuntamento di ottobre a Milano è lo strumento principale per cominciare a scrivere una pagina nuova, in termini di valori e di proposta programmatica. Cominciamo a prepararlo da subito, tutti insieme.

Per seguire l'attività di Marina Sereni: sito web

Pin It