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Dire no a Mattarella è dire no all’Italia

Scritto da Paolo Gentiloni.

Paolo Gentiloni "Dire no a Mattarella sarebbe dire no al Paese: è molto pericoloso". Lo sottolinea il premier Paolo Gentiloni, ospite a Che tempo che fa su Rai1. "Sono perplesso di fronte a questi altolà preventivi alle proposte del presidente della Repubblica. Penso che tutte le forze politiche, di fronte a una proposta del presidente, dovrebbero fermarsi un attimo a riflettere", nota Gentiloni, riferendosi alle dichiarazioni odierne di Luigi Di Maio, che ospite a Mezz'ora in più su Rai3 ha escluso la possibilità di un appoggio dei Cinque Stelle a un governo del presidente. "Inviterei tutti a una grandissima pazienza", è il consiglio del premier.
Anche perché - prosegue - "a riportare fuori strada l'Italia ci vuole un attimo".
"I fondamentali sono a posto e non faccio profezie di sventura. Ma a riportare fuori strada l'Italia ci si mette un attimo: in pochi mesi ci si può portare a una crisi molto pericolosa. Attenzione alle scelte che si fanno in economia e politica estera". La prospettiva di un governo M5S-Lega, per Gentiloni, "è certamente è un'operazione legittima ma a livello europeo sarebbe considerata un'incognita abbastanza singolare per un grande Paese come l'Italia".
Dal Pd ci sarà una risposta positiva a qualsiasi scelta del Colle. "La proposta che farà il presidente la prenderemo in considerazione positivamente in ogni modo. Nel Pd Mattarella troverà un interlocutore positivo", assicura Gentiloni. "Penso che noi non dobbiamo mettere paletti e pregiudiziali" sulle decisioni che il presidente della Repubblica potrebbe prendere, "e dico a tutti: lasciamo al presidente margini di manovra perché l'Italia ha bisogno di una soluzione a questa crisi".
Auspicando che il governo Gentiloni, in caso di mancato accordo M5S-Lega, resti fino alle urne, "non so se Di Maio mi abbia fatto un favore o meno, perché il governo senza avere un rapporto di fiducia col Parlamento" sarebbe "un problema", osserva il premier.
Restare a Palazzo Chigi? "Preferirei di no" - risponde il premier, scivolando in un errore letterario (attribuisce a Oscar Wilde "Bartleby lo scrivano" di Herman Melville, errore subito 'immortalato' dagli utenti di Twitter) - ma per me quello che decide il presidente della Repubblica mi troverà sempre pronto a rispondere. Io lo considero un dovere. È stato un grandissimo privilegio e opportunità. Se il presidente fa una richiesta a una personalità o a una forza politica, è un errore dire di no a prescindere".
Quanto al Pd, per Gentiloni il "gran rifiuto" alle proposte dei Cinque Stelle di formare un governo "non era indispensabile". Il 'tocca a loro' - secondo Gentiloni - non va per "un partito come il Pd, che è per definizione un partito di sinistra di governo e deve dare il suo contributo, non è che per definizione si colloca all'opposizione". Certo, "non era realistico che il Pd appoggiasse un governo guidato da Di Maio o da un altro esponente M5S, ma si poteva discutere perché questo avrebbe messo a nudo le contraddizioni al loro interno". Gentiloni invita i compagni di partito a "dare una mano a Martina per l'unità". "Il dibattito nel Pd è iniziato e dobbiamo ringraziare Martina che ha la responsabilità. Io un po' di tempo glielo darei, gli darei una mano. Ho visto varie proposte, da Beppe Sala a Carlo Calenda, hanno chiesto organismi che possono dare una mano a Martina. Credo si stia impegnando per mantenere unito il Pd e ritrovare le sue ragioni".
"Il Pd ha preso due sberle, la cosa più allarmante è che non ci siamo chiesti perché", rimprovera Gentiloni. "Quando la sconfitta è così bruciante, come è stato a marzo, e certamente non è colpa solo di Renzi, forse un po' più di tempo per capire ragioni sarebbe stato utile. E adesso lo facciamo, certo, ma in mezzo alle montagne russe".
A Fazio che gli chiede se abbia già prenotato le vacanze estive, Gentiloni risponde: "Ancora no, ma non per ragioni politiche, sono attese da molto tempo e mi devo organizzare e vedere bene dove andare. E speriamo che si possano fare vacanze, vorrebbe dire che non si torna a votare fra 4 mesi". A conclusione, il premier risponde con una frecciata anche a Salvini, che ieri su Twitter aveva invocato "un medico per Gentiloni" in riferimento alle sue osservazioni sulla necessità del nostro Paese di un'immigrazione "con flusso regolare". "Non so se c'è da chiamare un medico, ma certo non per me!", afferma, tornando a parlare di flussi migratori che, sottolinea, "noi abbiamo messi sotto controllo, con il lavoro del mio governo e di Minniti".

Fonte: Huffington Post.
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