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Cortocircuito

Scritto da Edoardo Pivanti.

Edoardo PivantiQueste elezioni ci han consegnato un panorama politico totalmente frastagliato. Fughiamo ogni dubbio: non è colpa del Rosatellum. O meglio, non lo è nella composizione delle Camere.
Se avessimo avuto un sistema all’inglese, sarebbero passate solamente due forze politiche, sostanzialmente equivalenti, con impossibilità di accordi a causa delle (apparenti) divergenze ideologiche. Mattarellum? Basta invertire i numeri di elezione tra proporzionale e maggioritario, e avremmo un risultato analogo. Sistema tedesco? Non applicabile, loro hanno un numero variabile di parlamentari in un sistema monocamerale (4 dicembre…do u remember?).
Ma cerchiamo di calarci di più in quello che è accaduto. Due forze politiche preponderanti e una terza che rosicchia. E sono nell’ordine Centrodestra, Movimento 5 Stelle e Centrosinistra. Breve spiegone delle peculiarità, perchè ce ne sono in tutti e tre gli schieramenti.
• Centrodestra: è l’unico campo dove effettivamente una coalizione esiste. Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi – UDC. È vero, una coalizione strana, che a livello europeo non reggerebbe nemmeno mezzo istante e che oramai si regge per ragioni più storiche che ideologiche. Diciamo una coalizione a 2 vs 2, dove estrema destra e schieramenti popolari coesistono in una sorta di matrimonio forzato dall’interesse di governare ad ogni costo. E internamente i rapporti di forza sono stabiliti con la forza dei numeri. Salvini ha vinto, in barba a Berlusconi. Se la vedano tra loro chi prenderà l’incarico e a quale forza politica. Certo è che tale coalizione è talmente improbabile quanto la possibilità che in Francia i Repubblicani corrano insieme alla Le Pen. Però ciò in Italia avviene senza troppi problemi. E insieme vincono.
• Movimento 5 Stelle: qui dichiaratamente la coalizione non esiste, un solo partito che compone la coalizione stessa. Con un messaggio semplice, dirompente e altamente “appetitoso”. Cavalcando una comunicazione spiccia macina consensi in quelle fasce di popolazione che non hanno tempo di complessità e necessitano risposte (o non risposte) nell’immediato. Democrazia diretta a tutti i costi. E anche questi vincono. Un solo partito che prende il 32% e coincide con tutta la coalizione.
• Centrosinistra: qui la coalizione apparentemente esiste. Apparentemente però, perchè le forze esterne al Partito Democratico non hanno rilevanza politica e dopo il risultato nemmeno parlamentare. In pratica il perno della coalizione quasi coincide con la coalizione stessa. E questa singola forza condiziona i destini dell’intera coalizione. Onere di governo uscente, mai semplice nel nostro paese. Messaggio completo e complesso, poco adatto alla rapidità di risposte richiesta e alla semplicità (argomentativa) delle soluzioni. E qui, a differenza degli altri due, si perde.
Ma tutti e tre questi schieramenti hanno un filo comune, sono nati in un’epoca dove la dialettica politica è tutta maggioritaria, non più proporzionale. Ma il parlamento è governato da una legge proporzionale. Quindi sono forze politiche non adatte ad una dialettica proporzionale, non adatte al dialogo di livello estremamente elevato che un parlamento proporzionale richiede.
E non sto dicendo che tali forze non ne siano in grado come personale politico, è che proprio non sono progettate e pensate per fare ciò.
L’unica forza politica che sta facendo una scelta maggioritaria in linea con la sua natura è il Partito Democratico. Si perde, si sta all’opposizione. Fine del gioco. Non si può richiamare ora alla “responsabilità” dopo che forze politiche altrettanto maggioritarie hanno in aula fatto passare esattamente il messaggio opposto. In questi anni spesso abbiamo assistito al naufragio di leggi perchè proposte da una maggioranza, o leggi portate avanti a colpi di maggioranza (dal 2008 in poi). Si perde, si lavora per rientrare nei giochi nelle elezioni successive.
Invece abbiamo due forze preponderanti, Centrodestra e M5S, che sono sì progettate con una struttura maggioritaria (il Centrodestra è l’unica vera coalizione italiana) ma che hanno ottenuto un risultato che non consente a nessuna delle due di governare solo con i propri numeri. E necessariamente un accordo parlamentare tra queste due forze dovrà esserci. Qui però rischia di crearsi un cortocircuito dialettico notevole: forze politiche che da sempre hanno urlato all’inciucio, al “no accordi” con gli “altri” ora si trovano a dover trattare necessariamente tra loro. Con il rischio, vista la volatilità dell’elettorato, soprattutto dei 5 Stelle, di essere autofagocitati nel messaggio maggioritario da loro stessi creato.
Insomma un bel loop.
E intanto il PD è l’unico partito che ha convocato un organo dirigente (o meglio, che ha ancora degli organi dirigenti) e che prova a darsi un respiro di lungo termine.

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