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Milanesi per Renzi

Scritto da Milanesi per Renzi.

Milano
Il documento dei milanesi a sostegno di Renzi

Tradizione e innovazione del riformismo milanese con Matteo Renzi segretario
Il congresso è uno straordinario strumento di partecipazione e democrazia che regola la vita del Partito Democratico.
È l’occasione per confrontarsi ad ogni livello sulla vita del partito, sulle priorità della sua azione, sulla democrazia interna e le sue regole, per definire comportamenti condivisi che regolino il rapporto tra maggioranza e minoranza. È un contributo importante per adattare il concetto di cittadinanza nell’epoca della democrazia del pubblico, della politica diventata oggetto di intrattenimento televisivo e di conversazioni dominate da atteggiamenti negativi.
Il congresso è la strada per consolidare e allargare il consenso a un centrosinistra forte e innovativo, che vuole coniugare idealità, tradizione e pragmatismo e che vuole confermare la scelta che ne determinò la nascita: affrontare i problemi del nostro tempo dalla prospettiva del governo, non fermandosi alla denuncia e alla testimonianza.
A Milano metropolitana in questi anni abbiamo trovato una strada per costruire, a tutti i livelli, un Partito nuovo, aperto e innovativo, in grado di affrontare le sfide della contemporaneità, sia in economia, sia sui diritti civili: questo avviene non senza fatica in un contesto di grandi trasformazioni dove nuovi valori, nuove esigenze, nuovi modi di vivere il nostro tempo convivono con ciò che permane dal passato.
Milano è da sempre un crogiolo di innovazione e inclusione, produzione di ricchezza e solidarietà.
Milano metropolitana è una realtà diffusa “abitata” da oltre 4 milioni di persone, che rappresenta l’11,6% del PIL nazionale e quasi l’8% della forza lavoro totale. Una delle poche città europee a poter vantare una dinamica demografica in aumento nei prossimi anni, peraltro concentrata sulle fasce di età più giovani (25-35 anni).
Nell’area metropolitana milanese, con un’azione coordinata di diversi comuni e non solo del capoluogo, si è dato vita a una esperienza amministrativa all’insegna di tre obiettivi: sostenibilità sociale e ambientale, crescita economica e sviluppo delle conoscenze.
Milano metropolitana ha saputo dotarsi di nuove linee urbane di trasporto sostenibile, fare rete tra atenei di eccellenza, rilanciare la competitività imprenditoriale e artigianale puntando ai settori della moda e del design e può aspirare ad essere un grande distretto della ricerca medico scientifica. Tutte le amministrazioni locali dell’area metropolitana sono anche protagoniste di una stagione di investimenti senza precedenti nelle zone più periferiche grazie ai fondi assegnati dal Governo per oltre 40 milioni di euro, con un approccio integrato che unisce sicurezza, sviluppo economico, tutela del territorio, servizi alle famiglie e a chi è più debole, politiche dell’abitare, edilizia scolastica, mobilità sostenibile, cultura e qualità della vita.
Azioni che vedono spesso protagonisti Sindaci e Amministratori locali del PD, capaci e competenti, che con il loro quotidiano e concreto operato contribuiscono a dare fattive risposte ai bisogni di persone, famiglie, imprese e comunità, oltre che al radicamento del partito sul territorio.
Milano ha ospitato circa 20.000 bambini migranti, ha raddoppiato, rispetto alle amministrazioni di centrodestra, i posti letto per i senza dimora e ha implementato un sistema di finanziamento pubblico, e in parte di privato sociale, per servizi a favore di persone in situazioni di povertà.
Per i Comuni dell’area milanese sperimentare forme evolute di inclusione in un rapporto di stimolo reciproco tra pubblico e privato è una peculiarità storica. È parte di una consolidata tradizione riformatrice realizzare forme di confronto e collaborazione con i corpi intermedi e le rappresentanze sindacali, sia dei lavoratori sia delle altre categorie produttive. È parte della cultura milanese considerare sviluppo dell’economia, attenzione alla qualità delle risorse umane e solidarietà come componenti essenziali di un progresso diffuso per tutti i cittadini. Ed è parte di questa cultura viversi come componente essenziale dell’economia e delle tradizioni europee.
E questa è una consapevolezza profonda della cultura politica dei democratici milanesi. Apertura, accoglienza, curiosità e rispetto sono i valori delle persone che compongono il PD milanese. Queste persone si sentono milanesi, italiane, europee, cittadine e cittadini dei quartieri e delle proprie città, prima ancora che attiviste e attivisti di un partito; insieme formano una comunità intergenerazionale, con storie e culture differenti, unita dalla volontà di rendere migliore e più giusto il proprio territorio. In questi anni è emersa la capacità del PD milanese di essere interprete, erede e continuatore della migliore tradizione del riformismo ambrosiano: pragmatismo, correttezza amministrativa e umanità. Il PD ambisce a rimanere fedele a quella eredità e a considerare il governo come verifica della propria azione.
Questo impegno genuinamente “ambrosiano” ha potuto affermarsi anche grazie alla fase politica apertasi con la segreteria di partito di Matteo Renzi.
L’Italia ha vissuto in questi anni la più intensa stagione riformatrice degli ultimi decenni con importanti misure quali la reintroduzione del reato di falso in bilancio, l’abolizione del Patto di Stabilità, il jobs act, l’introduzione del reato di danno ambientale, il pacchetto anti-corruzione, l'inasprimento delle pene e la task force guidata da Cantone. E poi le leggi per le coppie di fatto eterosessuali e omosessuali e per il dopo di noi, oltre che l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza.
Non si deve scordare poi la creazione del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione, passo importante nel contrasto alle crescenti diseguaglianze, che vanno combattute recuperando il terreno perduto sul versante della crescita, anziché su quello della fiscalità e della spesa pubblica.
Occorre comunque fare una lettura approfondita riguardo la gestione partecipativa e comunicativa di alcune importanti riforme, in modo da raccogliere anche preoccupazioni e critiche costruttive che si sono ascoltate in questi anni. Crediamo si debba andare avanti su questa strada perché questa stagione politica ha prodotto riforme importanti e ha destinato alla lotta alle povertà e alle politiche d’inclusione sociale fondi consistenti, molti dei quali già arrivati sui territori, altri che ancora devono dispiegare i loro effetti.
E crediamo vada ricordata l’importanza data all'Europa come valore guida e come condizione per il rilancio economico di tutto il continente. In questi anni, l'Italia ha assunto un ruolo più attivo nella costruzione di un'Unione maggiormente coesa e lungimirante, capace di superare le politiche di austerità.
Il modello Milano: la militanza come volontariato politico
In questa lunga fase di crisi delle organizzazioni politiche tradizionali, l'esperienza di Milano può fornire un modello di impegno nella sperimentazione di pratiche di partecipazione e mobilitazione, tra innovazione e tradizione.
Uno dei punti di forza del modello Milano è la comunità di volontariato politico che si è creata intorno a valori, identità, partecipazione, obiettivi dichiarati e condivisi e nelle pratiche messe in campo, che hanno favorito un rapporto intergenerazionale virtuoso capace cioè di unire le buone pratiche della tradizione organizzativa socialcomunista e cattolica, con elementi di innovazione di linguaggio, comunicazione e tecnologia.
Nascono così la manifestazione contro le devastazioni fatte dai black bloc il giorno dell'inaugurazione di Expo 2015, la gestione delle manifestazioni del 25 Aprile a sostegno della presenza della Brigata Ebraica, la Festa de l’Unità Nazionale, le primarie di Milano del 2016, la straordinaria mobilitazione durante la campagna elettorale di Beppe Sala e molti altri momenti in cui la comunità dei volontari del PD ha guidato esperienze trasversali di civismo.
Queste iniziative hanno permesso al PD di tener testa alla destra populista e restituire alla politica un ruolo da protagonista nella vita di Milano.
È un percorso, durato tre anni, che ha formato un nuovo gruppo dirigente fatto di collaboratori a tempo pieno e volontari, che ha permesso l'elaborazione di una strategia discussa negli organismi direttivi e l'individuazione di obiettivi condivisi in modo plurale dentro il PD. È questo che ha permesso la realizzazione di un'importante mole di attività, sperimentazioni, relazioni, contenuti e lavoro.
Non stupisce perciò che il PD sia stato il più convinto promotore di Expo 2015, successo mondiale di pubblico e interesse. Expo 2015 è stata l’occasione per mostrare la capacità acquisita da Milano di gestire eventi complessi e proporsi come punto di riferimento internazionale. L’eredità, in termini economici e non, di questo evento sarà centrale nello sviluppo della nostra città metropolitana.
Il 4 dicembre e la sconfitta del referendum
Quanto è accaduto il 4 dicembre insegna che intorno alle riforme, da quelle istituzionali alla scuola e alla PA, va costruito un ampio e solido consenso popolare. Ma non ci dice in alcun modo che dobbiamo rinunciare a proporre le riforme necessarie per rimuovere tutti i diversi tipi di ostacoli alla ripresa economica. Andranno trovati tempi e modalità appropriate per costruire un ampio consenso attorno ad adeguamenti istituzionali che siano condivisi dalla maggioranza dei cittadini italiani.
Chi vota e chi aderisce al PD, dal 2014 parte importante del PSE, deve sapere che il nostro partito è, in Italia, il più grande spazio democratico in cui è possibile discutere e confrontarsi su come riformare il Paese; deve sapere che vogliamo farlo di più e meglio; deve sapere che non accettiamo in nessun modo di difendere le posizioni di rendita parassitaria, la conservazione dello status quo e di tutto quello che condanna l’Italia a un futuro di lenta crescita, di disoccupazione o mala occupazione giovanile, di costose lungaggini burocratiche.
Nel nostro tempo, lo sviluppo della complessità sociale, l’aumento della velocità delle decisioni da assumere in un mondo globalizzato e l’accelerazione dei flussi informativi indotto dalle tecnologie della comunicazione e delle reti sociali, impongono una riconsiderazione del ruolo della leadership politica.
Anche per questo siamo a favore di quella che è stata definita una “democrazia decidente” in cui l’esigenza di decisioni efficaci e rapide sia inserita in un corretto sistema di contrappesi, ma non venga aprioristicamente negata per il timore di derive autoritarie. Per questo siamo favorevoli a che sia garantita una direzione politica univoca alla guida del partito e del governo (o dell’opposizione), affinché non si sviluppi una diarchia paralizzante tra i due ruoli.
Il cambiamento che chiede il Paese
La necessità del cambiamento non nasce da una visione “partigiana” ma da esigenze collegate alla vita quotidiana delle persone:
È nell’interesse di tutti che si creino nuove opportunità di lavoro e di realizzazione individuale, in particolare per i giovani e per le donne, che si affermino politiche che accrescano la competitività del sistema economico a tutti i livelli e che vengano premiati il merito e la capacità di fare impresa.
È nell’interesse di tutti costruire una macchina amministrativa corretta ed efficace, dotata di sempre maggiore autonomia organizzativa, amica dei cittadini, che produca maggiore qualità dei servizi a costi inferiori e che sia stimolo e non ostacolo alla ripresa economica.
È nell’interesse di tutti un’Italia forte, componente essenziale di un’Europa rinnovata, che abbia cuore e anima. E Milano si vive sempre più come una metropoli europea che ha la responsabilità di essere protagonista del rilancio dell’Europa politica.
È nell’interesse di tutti che si consolidino i passi avanti fatti proprio sul terreno delle parità di genere. In questi anni, si sono poste le basi per un progressivo superamento di molte storiche ingiustizie. Anche per riaffermare questo principio, la segreteria nazionale e locale, nonché la squadra di Governo, sono state composte con equilibri in precedenza mai realizzati; e – localmente – ci piace ricordare come, a rappresentare il Partito Democratico nel Consiglio comunale di Milano e nel Consiglio metropolitano milanese, si sia utilizzato il criterio della parità di genere, come anche nella maggior parte delle giunte dei comuni dell’area metropolitana. Siamo consapevoli, però, che questo sia solo il primo passo per diffondere e condividere fuori e dentro il partito politiche e azioni di sostegno alle pari opportunità' in tutti i campi.
Un partito davvero nuovo fatto di militanti e “primaristi”
L’idea di partito che si sta affermando a Milano, seppure non senza difficoltà, deve trovare nei prossimi anni maggiore sostegno a livello nazionale. Per costruire il più ampio e diffuso consenso a sostegno del programma riformista del PD, il rapporto tra il livello nazionale e i territori deve essere reso più efficace attraverso il coinvolgimento di tutti i livelli organizzativi del partito nel processo di elaborazione programmatica e nell’assunzione degli indirizzi politici qualificanti.
Facendo tesoro del lavoro di questi anni, riteniamo essenziale che si affermi uno stile di direzione del Partito a livello centrale più collegiale e capace di rappresentare la complessità delle esperienze locali.
In questo senso condividiamo il segnale di novità di Matteo Renzi che, annunciando il ticket con Maurizio Martina, ha detto: “Non sarò solo. Non sarà il Congresso dell’uomo solo al comando”.
Non vediamo contraddizione tra una maggiore capacità di azione dal centro e una maggiore autonomia delle realtà territoriali. Occorre anzi valorizzare la formazione e la promozione di nuovi dirigenti sulla base della loro capacità di emergere a livello locale. Va confermata l’adozione di modalità di selezione competitiva delle leadership a ogni livello. E la competizione deve essere vissuta come un fatto fisiologico positivo, e non patologico. Come un metodo che migliora e non paralizza la capacità di produrre innovazione, apertura e partecipazione.
Crediamo / Chiediamo maggiore coinvolgimento delle federazioni e dei circoli, nonché degli elettori delle primarie (vera “base” del partito), in momenti di approfondimento e di consolidamento della cultura politica riformista a livello nazionale.
Crediamo / Chiediamo che, facendo tesoro dell’esperienza degli ultimi 4 anni, si definiscano con precisione ruoli, compiti e organizzazione del partito come strumento di cambiamento del Paese.
Crediamo / Chiediamo che si sperimenti un modello di partito capace, anche attraverso un ruolo preciso degli eletti nelle istituzioni, di raccogliere la domanda di coinvolgimento e partecipazione diffusa nella società, senza cedere a inconcludenti ipotesi di democrazia diretta.
Il Partito Democratico nacque dall’idea (rilanciata al Lingotto da Walter Veltroni ma discussa da anni e concretizzatasi nell’esperienza dell’Ulivo) di tenere insieme i valori del riformismo di ispirazione cattolica, liberale e socialista. E a Milano, con la candidatura di Giuliano Pisapia prima e di Beppe Sala dopo, abbiamo sperimentato la validità di un Partito Democratico che vince perché sa aprirsi e sollecita la collaborazione sia con altri partiti di centrosinistra che con esperienze civiche esterne ai partiti, diventando così tramite di tutti coloro vogliono incidere nella vita pubblica e nelle istituzioni.
Questo percorso avviato con e grazie a lui, questo lavoro di apertura, innovazione, coraggio e promozione di politiche di Governo, a livello nazionale e locale, non può che realizzarsi con Matteo Renzi segretario.

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