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Lettera ai Candidati al Congresso del PD

Scritto da Luigi Zanda.

Luigi Zanda
Lettera ai Candidati al Congresso del PD.

Scrivo con una forte preoccupazione per il futuro dell'Italia e dell'Europa e per la responsabilità che, soprattutto in un momento di così gravi incertezze, pesa sul Partito Democratico, oggi unico soggetto politico con la forza parlamentare necessaria a garantire la stabilità del Paese e la tenuta della società italiana. Il prossimo 7 maggio uno di voi, Michele Emiliano, Andrea Orlando, Matteo Renzi, Carlotta Salerno sulla base del risultato delle primarie, sarà proclamato segretario nazionale del PD.
Da quel momento sulle sue spalle ricadrà una gigantesca responsabilità rispetto al futuro dell'Italia cui oggi dobbiamo saper guardare con fiducia, ma anche riconoscendo limpidamente la criticità delle prospettive economiche e sociali, aggravate da un'instabilità politica dovuta all'assenza di una vera legge elettorale e alla prospettiva di un ritorno al proporzionale.
In questo quadro, avendo condiviso con le senatrici e i senatori del PD la difficile sfida di garantire la stabilità in un Senato molto avaro nei numeri di maggioranza, sento di dovervi chiedere di trovare, tra di voi, al più presto, un'intesa che vi impegni a mantenere la campagna elettorale delle primarie su un livello alto di confronto di idee e programmi, senza mai scadere nella reciproca delegittimazione o, peggio, nella denigrazione. In una parola, senza forzature solo mediatiche.
Aggiungo, per non apparire fuori dalla realtà quotidiana, che il rispetto per la giustizia si dimostra sostenendola con buone leggi e aiutandola, come possibile, nella ricerca della verità. Certo non utilizzando politicamente inchieste in corso, delle quali non si conoscono ancora gli esiti.
Siamo nello stesso partito, insieme abbiamo sostenuto le ragioni della sua integrità ed unità, insieme dobbiamo garantirne le prospettive future e il ruolo nel troppo frantumato sistema politico italiano.
Negli anni passati le nostre primarie hanno saputo risvegliare nei militanti del partito e nei suoi elettori, quell'orgoglio politico che ha fatto grande il PD. Se, con il nostro concorso, non sapessimo conservare ed accrescere le nostre forze, sarebbero le stesse primarie a perdere senso.
Non sto suggerendo una tregua della competizione per la segreteria del partito. Sto prospettandovi di più: è necessario che nasca tra voi un patto che vincoli la campagna delle primarie oltre che alle regole del nostro Statuto, anche a uno stile condiviso, equilibrato, riflessivo, ricco dei contenuti che hanno fatto del PD un grande partito di centrosinistra.
Il PD non è un partito politico qualsiasi. Per la sua storia, per le origini ideali e culturali delle sue componenti, per la passione civile dei suoi militanti, deve avere l'ambizione di continuare ad essere l'architrave politica del nostro Paese. Una campagna congressuale reciprocamente rispettosa, porta con sé un corollario. Che ciascuno di voi si impegni, se eletto, a garantire nella vita interna del partito il più alto livello di pluralismo e di confronto, a tutelare le posizioni dei candidati sconfitti, a promuovere una forte valorizzazione del lavoro delle sezioni, dei circoli, degli organi cittadini e regionali. E dichiari preventivamente di riconoscere, se sconfitto, il risultato elettorale e le prerogative del candidato eletto.
Parlo a me stesso, sapendo che il passato è passato e non giova a nessuno ritornarci su. Un partito dove chi perde non è capace di accettare, nella forma e nella sostanza, i risultati della competizione, un partito dove non si riconosca il valore democratico del principio di maggioranza, non è più un partito. E' un'altra cosa che non riesco a definire.
Sono certo che comprenderete le ragioni di questa lettera e vi chiedo scusa di aver abusato del vostro tempo.
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