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Il rischio più grande

Scritto da Walter Veltroni.

Walter Veltroni
Articolo pubblicato su L'Unità.

Cosa accadrebbe se alle prossime elezioni, non mi interessa la data, non ci fosse nessuna maggioranza possibile di governo? Tutti si affannano a discutere del quando e nessuno parla del come. Nessuno sembra occuparsene, tutto è silenzio. Nel 2013 ci fu un risultato elettorale che vide tre blocchi quasi equivalersi.
Ma c’era una legge elettorale, oggi giustamente cassata dalla Corte, che trasformò una minoranza in una maggioranza. Che ha prodotto quattro governi non scelti dagli elettori. Paradosso di un maggioritario sui generis . Oggi non c’è neppure quella clausola di salvaguardia che, comunque, ha fatto procedere una legislatura che pure ha prodotto decisioni importanti.
Oggi si è tornati, tra la gioia incontenibile di molti, a un sistema proporzionale puro. Quel sistema non funzionò quando c’erano partiti forti, fortissimi. Si arrivò al paradosso politico istituzionale di cinquantesei governi in cinquanta anni. Tutti con lo stesso partito al centro del governo. Furono inventati i governi balneari e quelli di decantazione.
Ora, che i partiti sono una galassia di marmellata, davvero si pensa di tornare a un sistema per il quale i governi si fanno attraverso le trattative e le mediazioni di potere tra partiti o coalizioni, per di più della stessa dimensione elettorale? Non siamo in Germania e neanche in Spagna, non raccontiamoci frottole.
Che coalizioni si potrebbero creare tra due coalizioni delle tre che sono in gara? Un governo con la destra che comprende la Lega e il Pd? Uno dei Cinque stelle della Lega? Ipotesi fantascientifiche e, comunque, raggelanti. Allora la si smetta di pensare solo al proprio scranno, meglio garantito da una frammentazione esasperata, e si pensi al paese.
Ma davvero nessuno, in questa momento drammatico, sta pensando a cosa potrà succedere se l’Italia si troverà, ancora una volta, senza nessun governo possibile? Potremo precipitare in una crisi drammatica della nostra democrazia. Questa è la posta in gioco. Bisogna essere ciechi per non vederla I l giorno delle elezioni si deve sapere chi governa. E chi governa deve essere stato scelto dai cittadini. Ci vuole un mix di proporzionale e maggioritario.
Non spetta a me fare ipotesi, non ne ho più titolo né ruolo. Personalmente sono sempre legato al doppio turno di collegio alla francese ma considero il Mattarellum una soluzione adeguata, come può esserlo un premio di coalizione a chi superi un tetto, come indicato dalla Corte. Ma, tutti lo sanno, con il proporzionale puro il paese va verso la totale ingovernabilità. Lo dico chiaramente: preferisco che vincano altri al rischio che non vinca nessuno e si debba tornare a votare in un clima drammatico. Una seconda cosa, della quale ho parlato all’Assemblea nazionale.
Sia evitato l’obbrobrio delle preferenze. Possibile che non si veda come e quanto sia oggi debole la politica e forte la pressione di poteri criminali e non solo? Quanto questi siano capaci di condizionare la scelta del personale politico? I collegi uninominali, per il rapporto che stabiliscono tra cittadini e eletti, mi sembrano la soluzione più opportuna. Infine penso sarebbe utile mettere un freno, nel rispetto della Costituzione, al proliferare in Parlamento del fenomeno del trasformismo e della migrazione costante di eletti tra partiti e schieramenti opposti.
Quanti gruppi con nomi assurdi si sono formati in questa legislatura? La politica è una cosa bellissima, serve a un paese a migliorare se stesso. La politica è necessaria e la demagogia , diventata retorica facile, contro le istituzioni è un veleno pericoloso. Ma la politica è bella quando mostra di occuparsi degli altri , più che di se stessa. Il paese, prima di tutto.
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