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Ripensare l’energia del futuro

Scritto da Patrizia Toia.

Patrizia Toia
Articolo pubblicato dal bimestrale Gente in Movimento (file jpg).

Ripensare l’industria significa anche ripensare l’energia. Finalmente oggi in Europa tutti concordano sul fatto che la ripresa economica passa per una rivitalizzazione del settore manifatturiero.
Nei mesi scorsi il Governo Renzi ha presentato un piano per la cosiddetta “Industria 4.0” che segna l’atteso ritorno dello Stato negli investimenti e nell’orientamento strategico delle politiche industriali. Anche Francia e Germania hanno presentato piani simili e a livello europeo la Commissione ha già pubblicato delle iniziative supportate da opportunità di finanziamento.
Quello su cui c’è meno consapevolezza però è che la quarta rivoluzione industriale porterà con sé una rivoluzione anche nel modo in cui produciamo, accumuliamo e consumiamo energia.
La digitalizzazione infatti sta cambiando radicalmente il settore manifatturiero, che oggi deve fare i conti con le nuove opportunità offerte dalle stampanti 3D, dall’Internet delle Cose, dalla produzione modulare e da confini sempre più labili tra manifattura e servizi, hardware e software, produttori e consumatori.
Impossibile pensare che in una simile rivoluzione l’energia, che è sempre stato un settore chiave per l’industria, possa continuare a riprodurre gli stessi modelli di business e di produzione utilizzati negli ultimi trent’anni. Non si tratta solo di utilizzare fonti di energia rinnovabili, si tratta di ripensare da capo il concetto di energia. Gli esempi li abbiamo già sotto gli occhi nella nostra vita di tutti giorni. Sono sempre più diffuse, ad esempio, le tecnologie della domotica o “home automation” che affidano al controllo di computer la gestione dell’illuminazione, del riscaldamento, del condizionamento e della sicurezza degli edifici residenziali.
Le luci che si spengono automaticamente quando non c’è nessuno in una stanza o le lavatrici programmabili per effettuare i lavaggi nella notte o quando l’elettricità costa meno sono esempi di come le nuove tecnologie vanno a impattare sul settore energetico.
Le sempre più diffuse auto ibride sono un altro esempio di come un sistema elettronico possa recuperare l’energia, in questo caso l’energia cinetica dell’auto che altrimenti andrebbe persa, per accumularla in una batteria e riutilizzarla al momento opportuno.
È questa l’Energia 4.0: sistemi in grado di compensare la volatilità delle fonti rinnovabili di energia, flussi di dati in grado di evitare picchi di consumo, efficienza energetica e riforme radicali anche dal punto di vista economico e commerciale con unbundling, interconnessione e solidarietà energetica tra Stati membri, possibilità di produzione per i privati ecc. La capacità dell’Europa di effettuare rapidamente questa transizione verso l’Energia 4.0 è cruciale per il consolidamento della ripresa economica e la difesa dell’occupazione.
Per questo abbiamo accolto positivamente lo scorso 30 novembre la presentazione da parte della Commissione del pacchetto energia, con una serie di proposte su cui però ora dobbiamo lavorare rapidamente nei prossimi anni. Per questo abbiamo insistito per l’indicazione di un target vincolante del 30% entro il 2030 dell’efficienza energetica. Nella commissione Industria, dove sono stata riconfermata vicepresidente nei giorni scorsi, stiamo già lavorando a diverse normative che devono arrivare in porto il più rapidamente possibile. In ballo, secondo le stime della Commissione europea, ci sono 177 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati che dal 2021 in poi dovranno essere mobilitati per aggiornare le infrastrutture energetiche e industriali del Continente. Per l’Italia, che in Europa è il secondo Paese manifatturiero dopo la Germania, si tratta di appuntamenti cruciali a cui bisogna arrivare con un Governo e un sistema Paese coeso e determinato.

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