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Lavoro in Commissione Antimafia e educazione alla legalità

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento al Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano (video).
La presenza delle mafie nel nostro Paese è un problema che si sta sottovalutando. La percezione della pericolosità delle mafie, infatti, è scarsa nell’opinione pubblica.
C’è stata la stagione delle stragi, c’è stata la fase in cui la mafia era molto aggressiva e li ci fu anche una risposta forte da parte dell’opinione pubblica.
Oggi, invece, le mafie hanno cambiato strategia ma sono insediate nel nostro Paese più di prima e, inoltre, non sono più insediate solamente nelle Regioni del Sud ma anche nei territori del Nord. Ci sono molte inchieste che riguardano la Lombardia e l’Emilia e dimostrano che le mafie sono presenti qui e sono insediate stabilmente, non si tratta solo di qualche infiltrazione.
Le mafie si insediano prevalentemente nei piccoli Comuni, lontani dai riflettori, facendo in modo di essere accettate socialmente. La criminalità organizzata si inserisce nel mondo della Sanità, ad esempio, sia per guadagnare un po’ di soldi ma, soprattutto, per avere un accreditamento dal punto di vista sociale.
La Sicilia e la Campania, dove alcune classi del Liceo Vittorio Veneto andranno, sono due Regioni storiche per insediamenti della criminalità organizzata ma oggi le mafie sono un problema che va addirittura oltre i confini italiani.
La Calabria è la casa d’origine della ‘ndrangheta, che è riconosciuta come una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo.
La ‘ndrangheta, infatti, ha la capacità di muovere tonnellate di droga in tutto il mondo, ha piantagioni in tutto il Sud America e ha rapporti con tutti i trafficanti mondiali.
La ‘ndrangheta calabrese è l’organizzazione criminale più importante in questo momento ed è anche la più presente nelle Regioni del Nord.
La ‘ndrangheta ha una struttura molto rigida, è suddivisa in locali sparse sui territori e riprodotte in modo identico al Nord, un esempio è locale di Platì che si è riprodotta a Buccinasco nel milanese ma c’è anche in Germania e in Canada.
L’organizzazione ‘ndranghetista, quindi, ha una direzione unitaria: alla fine, se sorgono problemi o contrasti, la decisione sul come risolverli viene presa in Calabria.
È errata l’idea del mafioso che fa il criminale per arricchirsi, costruirsi la bella villa o comprarsi una bella macchina. La maggioranza dei capi delle locali che sono stati arrestati facevano lavori umili (parrucchieri, manovali, sfasciacarrozze ecc.), mandavano le mogli a fare i mestieri negli uffici.
L’obiettivo, infatti, per la ‘ndrangheta non è solo il guadagno ma il potere.
Al Nord le mafie si insediano per entrare nell’economia legale e controllarla.
In merito alla situazione delle mafie al Nord, la Commissione Parlamentare Antimafia ha avviato una collaborazione con l’Università di Milano e Nando Dalla Chiesa proprio per avere un supporto nell’analizzare i fenomeni. L’Università ha prodotto per la Commissione diverse relazioni sulle mafie al Nord e, leggendole, si scoprono cose che sono molto diverse dalla rappresentazione che abbiamo dei criminali.
La ‘ndrangheta ha miliardi di proventi derivati dal traffico di droga che può reinvestire e, quindi, ha molte possibilità di entrare nell’economia. L’ingresso è stato agevolato dalla fase di crisi che stiamo attraversando perché ha consentito agli ‘ndranghetisti di offrirsi agli imprenditori per risolvere i loro problemi economici; anzi, molto spesso sono stati proprio gli imprenditori a cercare aiuto dalla ‘ndrangheta per avere dei prestiti (perché le banche non li davano). Da lì, poi la ‘ndrangheta arrivava ad impadronirsi delle aziende e a comandarle.
Gli imprenditori hanno cercato la ‘ndrangheta per avere soldi o recuperare dei crediti, anche facendo finta di non accorgersi che lì c’era qualcosa che non andava e senza capire però che in quel modo si andava anche ad alimentare un fenomeno che andava molto oltre il semplice prestito.
Le inchieste hanno mostrato che ci sono state grandi aziende con molti appalti in giro per l’Italia che sono andate in mano alla ‘ndrangheta. In questo modo l’ndrangheta può riciclare il denaro, può dare lavoro ad altre centinaia di piccole aziende in mano ad altri ‘ndranghetisti e con questo costruirsi il consenso sociale.
Noi, invece, troppo spesso continuiamo a immaginare i mafiosi con la coppola e la lupara e non vediamo che c’è il rischio per la nostra democrazia e per la nostra convivenza che una parte importante della nostra economia venga condizionata da capitali illegali.

Tutte queste vicende le abbiamo analizzate nella Commissione Parlamentare Antimafia.
La Commissione Antimafia, infatti, fa questo: cerca di studiare i fenomeni e cerca di adeguare le leggi per contrastare la criminalità organizzata, cercando di capire di volta in volta che aspetti assume.
La criminalità organizzata, infatti, cambia, evolve le sue strategie e le leggi per contrastarla vanno aggiornate di conseguenza.
L’Italia è lo Stato che ha la miglior legislazione antimafia del mondo ma purtroppo ha anche delle mafie forti. Abbiamo anche la migliore intelligence contro le mafie e siamo riusciti ad infliggere colpi durissimi alle mafie.
La Sicilia è la terra d’origine della mafia ma è anche il luogo dove la mafia ha subito dei colpi pesanti, anche grazie alla reazione dell’opinione pubblica.
In Campania, la camorra era stata spazzata via attraverso l’arresto di tutti i principali boss. Gli omicidi che si stanno susseguendo in questi mesi a Napoli avvengono perché lo Stato ha inferto un colpo pesante alla camorra, ne sono venuti meno tutti i vertici e nessuno ha più il controllo per cui - in una situazione sociale già complicata come è quella realtà e in cui c’è un’enorme disponibilità di armi - si è scatenata la guerra per prendere il potere da parte di soggetti giovanissimi.
Oggi, la battaglia dello Stato è, ovviamente, quella di riuscire a mettere in sicurezza la città.
La politica, quindi, deve studiare per cercare di capire come affrontare i fenomeni e proporre leggi sulla base di questo.
La cosa più importante che ha fatto la politica contro le mafie in questi anni è la legge riguardante la confisca dei beni ai mafiosi.
Pio La Torre aveva capito che ciò che era davvero utile per colpire le mafie era colpirne i patrimoni. Da questa idea è nata la legge che consente allo Stato di sequestrare i patrimoni di chi viene accusato di associazione mafiosa subito, senza attendere i processi, per poi arrivare alla confisca definitiva in caso di condanna dell’accusato, e rimettere quei beni a disposizione della società.
L’idea di fondo è, dunque, quella di togliere quei beni alle mafie per metterli a disposizione dei cittadini e a servizio della legalità.
Ci sono anche molte aziende, in prevalenza agricole, che vengono sottratte alle mafie. Ci sono molti terreni che vengono messi a disposizione di associazioni e cooperative che, nella legalità, li hanno utilizzati non solo per svolgere una normale vita aziendale ma anche per tentare di condizionare in positivo il mercato.

Purtroppo, fa parte della storia anche il rapporto tra mafia e politica.
In questa legislatura abbiamo cercato di portare a termine buone leggi per il contrasto alla criminalità organizzata. Stiamo lavorando ad una revisione del Codice Antimafia con l’intento di migliorarlo e aggiustare ciò che non funziona.
Un’altra legge importante fatta è quella sullo scioglimento dei Comuni dove si ritiene che vi siano infiltrazioni mafiose. Purtroppo, stiamo notando che, soprattutto nel Mezzogiorno, Comuni che vengono sciolti per mafia e commissariati, molto spesso anche anni dopo ritornano nella stessa situazione, per cui occorre trovare il modo di intervenire anche sulla struttura e sui dirigenti che vi lavorano.
In Commissione Antimafia si è fatto comunque un ragionamento sul rapporto tra mafia e politica. Sicuramente ai partiti spetta il compito di alzare la soglia dell’attenzione rispetto a certi fenomeni ma c’è anche un ragionamento che devono fare i cittadini, decidendo di porre la questione della legalità al centro, quando scelgono i propri rappresentanti.
C’è poi il problema di capire a cosa serve la politica. In questo, Nord e Sud non sono uguali. Al Sud, la politica serve alle mafie per avere accesso agli appalti pubblici perché i soldi si trovano in prevalenza lì. Questo si è verificato in particolar modo in Campania e nella Sanità Pubblica ma anche sui rifiuti.
Nei territori del Sud, l’economia privata è ancora molto in difficoltà. Le mafie, quindi, tentano di condizionare la politica per accedere agli appalti, per poter partecipare alle gare con proprie aziende o loro affiliate e vedersi poi assegnare l’appalto.
Al Nord l’interesse delle mafie, e in particolare della ‘ndrangheta, è quello di penetrare l’economia privata, quindi, lo strumento utilizzato è quello di mettere in campo soldi per conquistare le aziende.
Inchieste esemplificative di questo riguardano la Brianza ma anche la recente inchiesta Aemilia mostra che una locale ‘ndranghetista di fatto aveva in mano il controllo criminale di tutta l’Emilia con il monopolio dell’edilizia e del mercato della movimentazione terra.
La politica, al Nord, viene utilizzata dalle mafie perché può servire di dover cambiare la destinazione d’uso di un terreno o per facilitare alcuni pratiche per cui diventa utile avere un aggancio dentro alle istituzioni.
Resta interessante per i criminali anche al Nord il settore della Sanità, le forniture sanitarie. La politica così come la sanità servono anche per acquisire credito sociale e, di conseguenza, consenso.

Lo Stato è comunque stato capace di scoprire queste vicende, che sono state tutte perseguite dalla magistratura e i responsabili sono finiti in carcere.
Siamo stati in grado di infliggere colpi pesanti alle mafie perché abbiamo buone leggi, un efficiente apparato investigativo (tanto che oggi la Direzione Nazionale Antimafia si dovrà occupare anche di lotta al terrorismo) però tutto ciò non è sufficiente: oggi, infatti, rispetto a quando si decapitarono i vertici della mafia siciliana, manca l’opinione pubblica. Al Nord, in particolare, manca l’opinione pubblica perché non c’è la percezione delle mafie, in quanto non sparano e, quindi, non si vedono, non disturbano. Senza la percezione della pericolosità della ‘ndrangheta non c’è neanche una reazione da parte dell’opinione pubblica. Per far venir meno il tentativo di accettazione sociale che i mafiosi cercano serve che ci sia una reazione dei cittadini.
La situazione delle mafie è storicamente diversa tra Regioni del Sud e quelle del Nord, ma oggi il problema delle mafie è diventato di livello internazionale e c’è un radicamento forte anche nella nostra parte di territorio che un’opinione pubblica più avvertita può contrastare.
Al Nord, infatti, c’è moltissima omertà, anche tra imprenditori che potrebbero essere considerati vittime delle mafie (perché comunque ne hanno subito le intimidazioni, hanno cercato i criminali per avere prestiti e si sono trovati con l’azienda sottratta) ma che ne diventano complici perché non denunciano, neanche di fronte all’evidenza.

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